“‘IL FOGLIO’ SI DISPIACE CHE IL SOTTOSCRITTO NON SIA MORTO” – SIGFRIDO RANUCCI FINISCE NEL MIRINO DI ANDREA MARCENARO CHE, NELLA SUA RUBRICA SUL QUOTIDIANO DIRETTO DA CLAUDIO CERASA, SCRIVE: “RANUCCI, MULTIPREMIATO PER L’IMBATTIBILE FREQUENZA CON CUI DA DECENNI METTE QUINTALATE DI MERDA NEL VENTILATORE, VENNE INVIATO A SUMATRA PER LO TSUNAMI: GIORNO DOPO GIORNO, 250 MILA MORTI. ERA IL 2005, PER RANUCCI PURTROPPO SEMBRAVA FATTA. E’ RIUSCITO A TORNARE” – LA REPLICA DEL CONDUTTORE DI “REPORT”: “QUESTO È LO STESSO GIORNALE CHE ACCUSAVA IL GOVERNO DI NON FARE NULLA PER LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA…” – IL COMMENTO DI EMANUELE RANUCCI, FIGLIO DEL GIORNALISTA: “VIVO COL TIMORE CHE OGNI SALUTO A PAPÀ POSSA ESSERE L'ULTIMO”
Dal profilo Facebook di Sigfrido Ranucci
Tra tutti gli attacchi di questi giorni dopo la puntata sulla Mafia e ciò che sta accadendo in Palestina. Spunta questa perla. Questo è lo stesso giornale che accusava il governo di non fare nulla per la liberazione di #ceciliasala, per la quale tutti siamo stati apprensione e abbiamo pregato.
Ora si mostra dispiaciuto che io non sia morto. La Sigfrido's Version, di fronte a un articolo così infame, davanti al quale nessuno proverà vergogna, è quella di un sorriso e fare i dovuti scongiuri. E con me, li fanno tutti i miei cari. Report in onda alle 20.30 ogni domenica su Rai3 e RaiPlay.
FIGLIO DI RANUCCI, IL MORTO DEL GIORNO È IL GIORNALISMO ITALIANO
(ANSA) - ROMA, 14 GEN - "Caro Andrea, fortunatamente mi sono imbattuto così poche volte nelle pagine del "giornale" in cui scrivi da non sapere né il tuo cognome né se tu - spero vivamente per la categoria di no - sia un giornalista professionista o un comico satirico, sono il figlio di Sigfrido Ranucci e, nonostante alcune volte me ne sorprenda anche io, non sono ancora orfano di padre".
Lo scrive su Facebook Emanuele Ranucci, uno dei figli di Sigfrido, commentando la rubrica Andrea's Version di oggi sul Foglio. "Vivo da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l'ultima - prosegue -, del resto credo sia inevitabile quando vivi per decenni sotto scorta, quando hai sette anni e ci sono i proiettili nella cassetta della posta di casa tua, quando vai a mangiare al ristorante e ti consigliano di cambiare aria perché non sei ben gradito nella regione, quando ti svegli una mattina e trovi scientifica, polizia, carabinieri e Digos in giardino perché casualmente sono stati lasciati dei bossoli, quando ricevi giornalmente minacce, pacchi contenenti polvere da sparo e lettere minatorie, o semplicemente quando ti abitui a non poter salire in macchina con tuo padre".
andrea marcenaro sul foglio contro sigfrido ranucci
"Ricordo perfettamente il periodo dello Tsunami e dell'isola di Sumatra, che giusto per precisione si trova in Indonesia e non India, quando papà con il parere contrario del suo Direttore, Roberto Morrione decise di raccontare la vicenda in uno dei luoghi più martoriati dalle inondazioni, lontano dalle comodità e dai luoghi privilegiati dai quali tutti i media scrivevano - si legge ancora nel post -. È uno dei primi ricordi di cui ho contezza, avevo 5 anni, mia sorella 6, mio fratello forse 8, eravamo in macchina, erano circa 40 ore che nessuno riuscisse ad avere contatti con papà, mamma tratteneva le lacrime a fatica, sola con noi tre, faceva finta che andasse tutto bene, forse è stata la prima volta che ho avuto la sensazione che dovessi percepire la vita con papà come se fosse a tempo, con una data di scadenza.
Ebbene sì, è tornato sano e salvo e a distanza di 20 anni purtroppo per te, Andrea, per fortuna per noi e credo di poter dire per il paese è ancora qui, a svolgere il suo lavoro come sempre, vivo e vegeto anche se in tanti lo vorrebbero morto. Il morto del giorno è il giornalismo italiano, ancora una volta, e chi è l'assassino è evidente a tutti".
ANDREA'S VERSION
Andrea Marcenaro per “Il Foglio”
Sigfrido Ranucci, Report, giornalista multipremiato per l’imbattibile frequenza con cui da decenni mette quintalate di merda nel ventilatore, conduttore e protagonista televisivo seguitissimo dagli italiani di razza che non se la bevono, da quelli che si controinformano, insignito anche per questo del Premio Montefiascone, venne tempestivamente inviato a Sumatra per lo tsunami dell’Oceano Indiano: giorno dopo giorno, 250 mila morti. Ogni giorno a migliaia, per molto tempo. Era il 2005, per Ranucci purtroppo sembrava fatta. E’ riuscito a tornare.