s arte napoli

IMPARA "S'ARTE" E METTILA DA PARTE - NELLA PERIFERIA DI NAPOLI VENTI DONNE SFUGGITE A VIOLENZE FAMILIARI E MALAVITA SI SONO MESSE ASSIEME IN UN PROGETTO DI "ECOSARTORIA SOCIALE" NATO DURANTE IL LOCKDOWN GRAZIE AGLI SCARTI INDUSTRIALI: CON AGO E FILO CONFEZIONANO ABITI RICAVATI DAI RIFIUTI TESSILI E ORA CHIEDONO IL MATERIALE ANCHE ALLE GRANDI GRIFFE - UN MODO PER FAVORIRE L'INCLUSIONE SOCIALE E LOTTARE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE E LA CAMORRA...

Ilaria Urbani per “il Venerdì di Repubblica

 

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Periferia est di Napoli, un gruppo di donne sta scrivendo una storia di sorellanza che scorre su ago e filo. E l'arte del cucire, cui spesso in passato le donne venivano relegate negandole allo studio, diventa arma di emancipazione.

 

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Si chiama S'Arte, progetto di ecosartoria sociale nato con il lockdown grazie agli scarti industriali a Ponticelli, confine orientale, dove la camorra continua a sparare anche in questo agosto pandemico.

 

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Venti donne, messe ai margini da vita e mariti, tra i 25 e i 70 anni, confezionano abiti ricavati dai rifiuti tessili con il centro Remida. «Il momento più bello? Quando abbiamo sfilato tutte insieme con le gonne che ci siamo cucite con gli scarti maschili sequestrati alla camorra a San Giuseppe Vesuviano. E dire che non sapevamo neanche fissare un bottone», racconta Paola Mango, 44 anni, sposata da 21, casalinga, madre di due ragazzi ventenni, originaria di Scampia, volontaria di Libera, associazione contro le mafie.

 

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Si vedono ogni mercoledì, le affiancano sarte esperte e una stilista. «Cucire è diventato un lavoro» continua Paola, «ci commissionano abiti, abbiamo finito dei kimoni bellissimi, ma è anche una scusa per stare insieme e aiutarci a vicenda. Le prossime sfilate vogliamo farle per Ponticelli. Basta bombe, camorra e degrado».

 

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Molte arrivano da contesti difficili, storie familiari complesse, indirizzate da servizi sociali, scuole, parrocchie e cooperative. Obiettivo: inclusione sociale e lotta alla disoccupazione. «È una sfida per noi» dice la coordinatrice Anna Marrone che, con Paola Manfredi, ha avviato il primo laboratorio 5 anni fa con l'otto per mille della Chiesa Valdese e il progetto Attaccar Bottone.

 

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«L'appello ora è alle grandi griffe: donateci i vostri scarti industriali, per noi sono preziosi e così rispettiamo anche l'ambiente». S'Arte, che si avvale della collaborazione del Dipartimento di Architettura e disegno industriale dell'Università Luigi Vanvitelli e della docente Maria Antonietta Sbordone, presto avrà uno shop online.

 

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«Se salviamo una mamma, salviamo un figlio» dice Assunta Capasso, 56 anni, i figli emigrati all'estero. «A unirci è stato il Covid, abbiamo realizzato mascherine per ospedali e forze dell'ordine, ora lavoriamo anche la seta: mi stupisco di quanto siamo capaci. Con il laboratorio combatto la solitudine e do una mano alle più giovani. Insieme non ci ferma nessuno».

 

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