ECCO L’IDEA CINESE PER PUNIRE PEDONI E CICLISTI CHE IGNORANO I SEMAFORI ROSSI: MULTA DI 6 EURO OPPURE L’ “ABITO DELLA VERGOGNA” - SI TRATTA DI UNA RIDICOLA CASACCA CON COPRICAPO SU CUI C’E SCRITTO “PROMETTO DI NON ATTRAVERSARE CON IL ROSSO”
Paolo Salom per il “Corriere della Sera”
All’inizio hanno provato con le «buone». Multe di 10 yuan (un euro e venti) e di 20 yuan, rispettivamente, per i pedoni e i ciclisti indisciplinati: quelli che ogni giorno sfidano la sorte nelle metropoli cinesi attraversando gli incroci con il rosso o, peggio, gettandosi in stile kamikaze nel traffico caotico dei viali a largo scorrimento. Le statistiche fanno paura: ogni anno, fa sapere la polizia, nella Repubblica Popolare le vittime della strada sono 60 mila. Ma molti sostengono che la cifra vada in realtà moltiplicata per quattro.
cina punizione per chi passa al semaforo rosso
Che fare, visto che i vigili riuscivano a mala pena a redarguire i trasgressori prima di lasciarli andare? La risposta, nel Celeste Impero, è sempre nella tradizione. Come ai tempi di Mao si lanciavano le campagne periodiche per aumentare la produzione industriale o denunciare i «nemici del popolo», così oggi le grandi città si sono adattate a promuovere questo grande impegno collettivo: «Io prometto di non attraversare più con il rosso».
A Pechino, Shanghai, Changsha, Canton e altre metropoli, chi viene sorpreso a «bruciare» un semaforo, a piedi o in bicicletta (gli autisti ancora non osano), viene fermato da vigili e volontari che lo «invitano» a scegliere: o si paga una multa (che ora può arrivare fino a 50 yuan, 6 euro) o si indossa un «abito della vergogna», studiato su quelli in voga durante la Rivoluzione culturale ma adattato ai tempi.
E’ fatto di una casacca in cartone verde con lo slogan Wo chengnuo buchuang hongdeng (prometto di non attraversare con il rosso), accompagnato dalla traduzione in inglese (meglio farsi capire da tutti) e un copricapo, sempre in cartone colorato, che lascia scoperti gli occhi ed è il simbolo dell’imbarazzo che dovrebbe provare chi sta all’interno.
Così vestiti il pedone o il ciclista, incauti e pentiti, dovranno restare ai bordi della strada invitando i passanti ad alta voce a rispettare le regole dell’attraversamento. Questo per almeno venti minuti, con punte di un’ora per i recidivi. A Shanghai chi viene beccato a passare con il rosso viene piazzato su un piedistallo che guarda il traffico e costretto a leggere il giornale, ad alta voce, inframmezzando la diffusione delle notizie del giorno con autodafè sul corretto comportamento agli incroci.
Il quartiere di Chaoyang, a Pechino, ha persino chiesto la collaborazione di 8.123 «volontari», investiti dell’importante ruolo in una pubblica manifestazione, per andare in aiuto della polizia locale, i famigerati chengguan , poco apprezzati dalla popolazione per i loro modi piuttosto bruschi. «Trattenersi dall’attraversare con il rosso — spiega compunto il signor Tian, uno dei volontari — sarebbe anche facile. Ma nelle grandi città l’effetto gregge è contagioso: basta che uno muova il piede nel momento sbagliato, e via, ecco che i pedoni si inseguono a zigzag tra le auto».
Vero, se sono corrette le statistiche secondo le quali nella sola Shanghai, nell’ultimo anno, sono stati multati oltre 350 mila pedoni. Il signor Tian, che evidentemente non è mai stato in Italia, sostiene anche che Pechino, come capitale della Cina, dovrebbe dare il buon esempio, considerato «l’alto numero di stranieri abituati a rispettare con disciplina le regole stradali». Chissà se qualche sindaco, più vicino a noi, è pronto a immaginare uno scenario simile ai nostri incroci: potrebbe avere un effetto salutare.