omicidio

IL MOMENTO DI UCCIDERE - IN GERMANIA E’ IN DISCUSSIONE UNA LEGGE CHE VUOLE RIDURRE LA PENA PER CHI UCCIDE PER DISPERAZIONE - CHI VIENE MALTRATTATO, MINACCIATO, GRAVEMENTE OFFESO O PICCHIATO POTREBBE FARSI GIUSTIZIA ED EVITARE L’ERGASTOLO (LA CONDANNA PASSEREBBE A 15 ANNI O ANCHE MENO)

Alessandro Dell’Orto per “Libero Quotidiano”

 

Heiko MaasHeiko Maas

Uccidere per disperazione. Ammazzare perché si è stati maltrattati, minacciati, gravemente offesi o picchiati per anni o semplicemente perché il proprio familiare - malato da tempo - ti ha portato all'esasperazione. Già, tutto questo in Germania, in un futuro molto vicino, potrebbe diventare possibile. E giustificato, consentendo così di evitare l'ergastolo.

 

La faccenda è delicata e complicata, ma una proposta di legge del ministro federale della Giustizia, il socialdemocratico Heiko Maas, l'ha resa attuale. Scatenando discussioni e polemiche.

 

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Maas sta lavorando da quasi due anni a una riforma delle norme sull'omicidio e in particolare del paragrafo 211 del codice penale che è rimasto invariato da quando fu introdotto, nel 1941, da Roland Freisler, uno dei giuristi nazisti più famigerati messo a capo del Volksgerichtshof (il tribunale speciale creato per punire i casi di alto tradimento e tradimento della patria) da Hitler. Bene, quel paragrafo - contrariamente a tutti gli altri dell'attuale codice penale - non definisce il reato, ma una tipologia di colpevole, l'omicida.

 

E spiega che «Omicida è chi uccide un'altra persona per...», elencando poi una serie di caratteristiche, come la «perfidia», la «crudeltà» e i «motivi abietti», che distinguono il «Mörder» (l'assassino, colui che uccide un uomo per desiderio di uccidere, per la soddisfazione di un istinto sessuale, per avidità o per per bassi motivi) dal «Totschläger» (colui che uccide un uomo senza essere un assassino). E il risultato è che mentre per il primo è previsto l' ergastolo, per il secondo c'è una pena fino a 15 anni di carcere.

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Una distinzione troppo vecchia, generica e limitata, però, secondo i socialdemocratici. Che allora propongono (dopo aver elaborato la bozza della riforma insieme con una commissione di esperti) di precisare la categoria dei «motivi abietti», allargandola anche alle aggressioni razziste e xenofobe, e di sostituire quella della «perfidia» con una nuova definizione: chi «approfitta dell' impossibilità della vittima di difendersi».

 

E fin qui, tutto sommato, ci può stare: generalizzare troppo il reato punendo tutti gli omicidi in maniera uguale è rischioso, perché si finisce per trattare allo stesso modo - condannando all'ergastolo - chi ammazza per una rapina in banca con chi soffoca nel sonno, per disperazione, la propria moglie malata dopo essersi preso cura di lei per anni.

 

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Però c'è dell' altro. Ed è quanto più rischia di creare caos e discussioni. E cioè che in questa proposta di legge si parla anche della possibilità di abbassare la condanna per omicidio fino a cinque anni di carcere nel caso in cui un assassino agisca «per disperazione» per liberare se stesso o persone a lui vicine «da una situazione conflittuale che appare senza vie di uscita».

 

O, ancora, quando è stato «provocato fino all'ira da una grave offesa» o da un maltrattamento. Già, molto rischioso. Perché cinque anni sono oggettivamente pochi per chi ammazza, e perché "salvando" chi agisce per disperazione si rischia di allargare a una serie di situazioni ibride (chi stabilisce quando si sfocia nella disperazione?) e, addirittura, di suggerire una scappatoia. Sì, insomma, il messaggio che passa è allarmante: stai male, sei sfinito, non ce la fai più a sopportare, sei stato umiliato? Uccidi che tanto te la cavi con poco. Inquietante.

 

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Che poi - sì, diciamolo pure - seguire questo tipo di ragionamento alla fine porta inevitabilmente molto vicini al vecchio delitto d' onore, ricordate? Per il quale era prevista una riduzione di pena nel caso venisse uccisa la moglie (o il marito, se ad esser tradita fosse stata la donna), la figlia o la sorella al fine di difendere «l' onor suo o della famiglia». Un reato che ha caratterizzato per secoli l'Italia (la norma che lo regolava è stata abrogata nel 1981) soprattutto nel Sud.

 

Quello fatto di animi focosi, rispetto e regolamenti di conti per motivi passionali. Beh, ora - oggettivamente - fa un po' sorridere immaginare questo tipo di ambiente e di atteggiamento applicato alla Germania. E ai suoi freddi e precisi tedeschi.

 

 

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