IL COCCODRILLO? SE LO MAGNAMO! - FINO AD OGGI LA CARNE DEI RETTILI DI ALLEVAMENTO ERA VIETATA, MA IL MINISTERO HA REDATTO DELLE LINEE GUIDE DEDICATE AL PRODOTTO - IN ITALIA IL COCCODRILLO (CONSIDERATO ALIMENTO "DA RICCHI") E' ARRIVATO SOLO DURANTE L'EXPO DEL 2015, ALLO STAND DELLO ZIMBABWE - D'ALTRA PARTE L'INTERESSE NEI CONFRONTI DEGLI ANIMALI ESOTICI E' IN CRESCITA E...
Da leggo.it
Se finora la carne di coccodrillo è sempre stata vietata, adesso sembra ci sia stato il lasciapassare. Il Ministero della Salute ha inviato una nota al Ministero della transizione ecologica, Direzione Generale per il patrimonio naturalistico Autorità di Gestione CITES, con le linee guida dettate dalla UE sul tema: «Scambi intra-UE e importazioni di carni di rettili di allevamento».
Il crescente interesse nei confronti degli alimenti esotici in Italia, si manifesta nel consumo di carni dei rettili: mangiare coccodrilli, alligatori, lucertole, serpenti e tartarughe sembra sarà possibile.
In Italia, in realtà, è stato già possibile assaggiare quella di coccodrillo, in occasione dell’Expo 2015, quando la carne di coccodrillo era presente allo stand dello Zimbabwe, Paese dove viene mangiata regolarmente. Da qualche anno però sono arrivate aziende straniere a occuparsi dell’allevamento e della produzione. Questo ha fatto salire parecchio i prezzi – fino a 150 euro al chilo – e ora il coccodrillo è considerato un alimento “da ricchi”: è una carne bianca leggera e molto nutriente, ricca di proteine e con pochissimi grassi.
Le carni di rettili da allevamento che possono essere importate e commercializzate sul territorio dell’UE e quindi anche in Italia, sono quelle che rispettano le seguenti condizioni: «le uniche carni di rettili d'allevamento per le quali vi sono informazioni certe di consumo significativo prima del 1997 sono quelle appartenenti alla specie Crocodylus nilotikus. Tali carni non sono, infatti, nuovi alimenti ai sensi dell'art. 3 del regolamento (UE) 2015/2283 dunque, per essere immesse sul mercato dell'Unione non necessitano di essere autorizzate ai sensi dell'articolo 6 dello stesso regolamento».