LIBIA INSANGUINATA - INSIEME AI DUE TECNICI ITALIANI, LO SCORSO 2 MARZO, E’ STATO UCCISO ANCHE UN BAMBINO. ERA IL FIGLIO DI UN NOTABILE LOCALE, RAPITO INSIEME A FAILLA E PIANO PER INTASCARE UN RISCATTO - UNA NOTIZIA CHE ACCREDITA LA PISTA DI UN SEQUESTRO A SCOPO DI ESTORSIONE
Lucio Di Marzo per IlGiornale.it
I DUE TECNICI DELLA BONATTI RAPITI IN LIBIA - GINO POLLICARDO E FILIPPO CALCAGNO
Il 2 marzo scorso non sono morti soltanto Salvatore Failla e Fausto Piano. Insieme ai due ostaggi italiani, tecnici della Bonatti che hanno perso la vita in Libia, quando le milizie di Sabrata hanno attaccato la banda che li teneva in prigionia, è morto anche un bambino.
Fino a oggi non era chiara la sua identità, ma un'indagine le cui conclusioni sono contenute nei rapporti dell'intelligence che la Farnesina ha citato durante un'audizione del ministro Gentiloni al Copasir hanno permesso di spiegare che si trattava del figlio di un notabile locale, e che anche lui era stato sequestrato, probabilmente per la possibilità di estorcere un riscatto ai familiari.
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Questa spiegazione sembra peraltro accreditare la pista secondo cui Failla e Piano si trovavano in mano a una banda di criminali comuni, interessati agli ostaggi più perché possibile fonte di introiti che non per il valore politico di avere in mano dei cittadini occidentali e italiani.
Durante l'audizione di fronte al Copasir, il ministro Paolo Gentiloni ha altresì ribadito la versione ufficiale del governo, secondo cui per nessuno degli uomini della Bonatti, né per i due rimasti uccisi né per chi è rimasto a casa, sarebbe stato pagato un riscatto.
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