“CORRADO PESCE NON PUÒ PIÙ ESSERE VIVO” – I RESPONSABILI DEI SOCCORSI RINUNCIANO: L’ALPINISTA DI NOVARA TRAVOLTO VENERDÌ DA UNA VALANGA DI PIETRE IN PATAGONIA È MORTO – IL MEDICO ARGENTINO CAROLINA CODÒ: “ABBIAMO POTUTO SOLO OGGI INGRANDIRE LE IMMAGINI DI UN DRONE VOLATO VENERDÌ MATTINA NELLA ZONA DELL'INCIDENTE. SI VEDE IL CORPO DI PESCE SCIVOLATO 50 METRI SOTTO LA PIATTAFORMA DOVE AVEVA PASSATO LA NOTTE CON UN COMPAGNO ARGENTINO. A QUELL'ALTEZZA, E SENZA PROTEZIONE ADEGUATA, LA MORTE PER IPOTERMIA ARRIVA DOPO MASSIMO DUE ORE…”
Enrico Martinet per www.lastampa.it
L’alpinista italiano Corrado Pesce, travolto venerdì da una valanga di pietre e sassi su una difficile parete del Cerro Torre in Patagonia, «non può più essere vivo». Lo ha assicurato Carolina Codó, medico argentino e responsabile del Centro dei soccorsi alpini di El Chaltén.
«Abbiamo potuto solo oggi ingrandire le immagini di un drone volato venerdì mattina nella zona dell'incidente. Si vede il corpo di Pesce scivolato 50 metri sotto la piattaforma dove aveva passato la notte con un compagno argentino. A quell'altezza, e senza protezione adeguata, la morte per ipotermia arriva dopo massimo due ore», ha spiegato.
Corrado Pesce, «Korra», 41 anni, novarese innamorato dell’alpinismo e guida alpina a Chamonix era rimasto bloccato da venerdì sul Cerro Torre, montagna mito della Patagonia. Travolto da una valanga con il suo compagno di cordata, l’argentino Tomas Aguilò mentre erano sulla parete Est e tentavano di salire una nuova via. Ora Tomas è in ospedale, dopo aver aiutato l’amico a raggiungere il “box degli inglesi”, un riparo che nel 1980 era stato lasciato in parete due alpinisti inglesi.
L’argentino non aveva potuto far altro, ha dato l’allarme con il dispositivo Inreach e le squadre di soccorso si erano organizzate, anche con un elicottero, poi è sceso in corda doppia fino ad incontrare i soccorritori. Con l’elicottero è stato trasportato all’ospedale di El Calefate per varie fratture.
Ha raccontato che «Korra» non poteva più muoversi per le gravi ferite. Da subito si è temuto che avesse il bacino rotto. Il maltempo ha impedito ai soccorsi di tornare in parete. Era legato sotto la protezione effimera di quel che rimaneva del box in alluminio: quasi a metà della difficile parete: tra lui e il piede dell’impressionante Est del Cerro Torre ci sono circa 500 metri.
Nei giorni scorsi il maltempo e la neve ha bloccato al campo base anche la spedizione dei Ragni di Lecco: Matteo Della Bordella, Matteo De Zaiacomo e David Bacci. Anche loro si sono uniti alla squadra di soccorso, con altri alpinisti, le guardie del parco, gendarmi venuti da El Chalten, la piccola capitale dell’alpinismo patagonico.
“Korra” e Tomas stavano scendendo lungo la parete verticale di granito, proprio per sfuggire alla tempesta di neve sospinta da forti venti. I fratelli baschi Eneko e Iker Pou sulla loro pagina Facebook scrivono di «caduta di parecchie valanghe sulla parete per il rialzo delle temperature». Ancora: «Nella valanga Korra e Tomas hanno perso gran parte della loro attrezzatura. I tentativi si soccorso sono risultati infruttuosi per il maltempo e la caduta di sassi e neve. In questa parte dell’Argentina purtroppo non c’è un elicottero adatto per questo tipo di soccorsi».
Dei due alpinisti feriti scrivono: «Due dei migliori alpinisti del momento». Corrado Pesce che da quando ha 18 anni vive e lavora a Chamonix è fra gli alpinisti italiani che hanno compiuto imprese sulle guglie granitiche patagoniche. Considerato da guide e professionisti scalatori come dotato di grande talento, è diventato famoso dieci anni fa quando dopo aver compiuto due grandi salite in solitaria sulla Nord delle Grandes Jorasses (Monte Bianco) e per la ripetizione della via dei Ragni sul Cerro Torre, oltre all’attraversata tra l’Aguja Standhardt e la Punta Herron.
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