L’ARRESTO DI CECILIA SALA È UNA RITORSIONE CONTRO L’ITALIA – LA GIORNALISTA NON È STATA FERMATA PER I PODCAST REGISTRATI IN IRAN: NON HA PUBBLICATO NULLA DI SEGRETO NÉ AGGRESSIVO NEI CONFRONTI DEL REGIME (HA INTERVISTATO ANCHE UNO DEI FONDATORI DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE). LE ERA STATO CONCESSO UN VISTO E AVEVA RISPETTATO LE REGOLE. E INFATTI NON LE SONO STATE ANCORA MOSSE ACCUSE FORMALI – LA COINCIDENZA IMPOSSIBILE DA IGNORARE: TRE GIORNI PRIMA CHE SALA VENISSE PRELEVATA DALL’HOTEL E PORTATA AL CARCERE DI EVIN, A MILANO ERA STATO FERMATO UN CITTADINO DALLA DOPPIA CITTADINANZA SVIZZERA E IRANIANA, MOHAMMAD ABEDINI NAJAFABADI, TECNICO TRENTOTTENNE RICERCATO DAGLI STATI UNITI E ACCUSATO DI ESSERE UN TRAFFICANTE DI DRONI PER CONTO DEGLI AYATOLLAH…
1. L’ASSENZA DELLE ACCUSE, L’IRANIANO FERMATO A MILANO: GLI INTRECCI E LA TRATTATIVA
Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
Giovedì 19 dicembre doveva essere il suo ultimo giorno di lavoro in Iran, l’indomani Cecilia Sala sarebbe rientrata in Italia con un volo già prenotato. Ma intorno all’ora di pranzo, quando da un po’ di tempo non rispondeva più al telefono, è stata prelevata nell’albergo dove alloggiava a Teheran e accompagnata in carcere; quello di Evin, alla periferia della capitale, dove vengono rinchiusi i dissidenti e gli stranieri sospettati di avere rapporti con l’opposizione al regime, e in cui due anni fu segregata la blogger romana Alessia Piperno, liberata dopo 45 giorni.
Un arresto che dopo dieci giorni non ha ancora una motivazione formale, solo generici riferimenti a «comportamenti illegali» non meglio specificati. E la coincidenza con il fermo in Italia di un cittadino svizzero-iraniano di cui gli Stati Uniti reclamano l’estradizione, lascia immaginare che la giornalista sia rimasta impigliata in un intrigo internazionale che non avrebbe nulla a che vedere con il lavoro che stava svolgendo a Teheran.
Nella capitale iraniana dov’era arrivata il 12 dicembre, con regolare visto d’ingresso rilasciato dall’ambasciata in Italia, Sala ha incontrato e intervistato persone di cui ha riferito nelle tre puntate del podcast Stories realizzate in una settimana, tra i quali anche Hossein Kanaani, uno dei fondatori delle Guardie rivoluzionarie, le milizie filo-iraniane attive in Medio Oriente. Nulla di segreto né di particolarmente aggressivo nei confronti del regime, dunque.
[…] Il colloquio con l’ambasciatrice, al termine del quale le due donne hanno potuto scambiarsi un rapido abbraccio, ha confermato l’assenza — al momento — di accuse formali nei confronti di Sala, che potrebbero arrivare nelle prossime ore.
COMUNICATO STAMPA CHORA MEDIA SULL ARRESTO DI CECILIA SALA
Nel frattempo prosegue il lavoro sottotraccia dei funzionari dell’Aise, il servizio segreto italiano per l’estero, che nel 2022 diede i suoi frutti quando portò alla liberazione di Alessia Piperno. La notizia del fermo è stata tenuta segreta fino a ieri, per nove lunghi giorni, nella speranza che quei contatti potessero portare a una rapida conclusione. Ma così non è stato.
[…] Il giorno prima che Sala venisse arrestata era stata annunciato — e quasi rivendicato con enfasi dagli Stati Uniti — il fermo, avvenuto lunedì 16 dicembre allo scalo milanese di Malpensa, di un cittadino dalla doppia cittadinanza svizzera e iraniana, Mohammad Abedininajafabadi, tecnico trentottenne accusato dal tribunale di Boston di «associazione a delinquere finalizzata alla violazione dell’International Emergency Economic Power Act, e per la fornitura di supporto materiale a un’organizzazione terroristica straniera».
L’uomo era segnalato con una red notice sui terminali della polizia di frontiera, mentre negli Usa è stato arrestato un suo presunto complice, Mohammad Sadeghi.
Secondo l’accusa, nella Federazione elvetica Abedini avrebbe creato una società di comodo attraverso cui sarebbero transitati, fra l’altro, i droni utilizzati dai pasdaran della Guardia rivoluzionaria nell’attentato del 28 gennaio scorso contro una postazione militare in Giordania, che provocò la morte di tre soldati statunitensi e il ferimento di altri quaranta.
Per i due arresti il governo di Teheran ha protestato formalmente, convocando sia l’ambasciatore svizzero in Iran (che cura anche gli interessi degli Usa) che un diplomatico italiano.
Al momento del fermo Abedini aveva con sé materiale elettronico e documentazione considerata compatibile con le accuse mossegli, e la corte d’appello di Milano ha confermato la custodia cautelare in carcere sulla base del pericolo di fuga. Un provvedimento che l’ha condotto nel penitenziario di Busto Arsizio e ha dato il via al seguito della procedura di estradizione […]
Difficile non ipotizzare un collegamento tra questa vicenda e l’arresto di Cecilia Sala, ed è anche su questo che si concentrano i contatti, ufficiali e segreti, per ottenere la liberazione della giornalista.
2. L’INTRIGO SALA-MR. DRONI SULL’ASSE ROMA-TEHERAN
Estratto dell’articolo di Alessandro Mantovani per “il Fatto quotidiano”
Nessuno lo conferma ma la sorte di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata il 19 dicembre a Teheran, è legata a una partita politico-diplomatica complicata. Perché tre giorni prima, il 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa, la polizia italiana ha arrestato un facoltoso imprenditore svizzero-iraniano su mandato degli Stati Uniti che ne chiedono l’estradizione. Lo accusano di aver fornito componenti elettronici per i droni ai pasdaran iraniani, responsabili di attacchi ai soldati americani in Giordania.
Per il suo arresto il ministero degli Esteri di Teheran ha ufficialmente protestato con l’ambasciata italiana. E ora si tratta, con l’Iran e anche con gli Usa. Solo ieri l’Italia ha saputodell’arresto di Cecilia Sala. La giornalista romana è da otto giorni in isolamento a Evin, nel carcere in cui finiscono i dissidenti iraniani. […]
La notizia del suo arresto è stata resa nota dalla Farnesina e qualche minuto dopo da Chora Media. Il ministero degli Esteri, che con Palazzo Chigi e i Servizi è al lavoro dal primo giorno per la liberazione di Sala, aveva chiesto di non diffonderla fino a ieri mattina, quando la giornalista ha ricevuto la visita dell’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei.
La Farnesina stessa conferma che il governo iraniano non ha chiarito i motivi dell’arresto della giornalista. Ieri a Palazzo Chigi si è tenuto un vertice con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il sottosegretario delegato ai Servizi Alfredo Mantovano e i direttori delle agenzie di intelligence. Sono in corso anche contatti con il governo Usa.
Se la Farnesina, nella sua nota, invitava “alla massima discrezione la stampa per agevolare una veloce e positiva risoluzione della vicenda”, il ministro della Difesa Guido Crosetto è stato ancora più netto: “Le trattative con l’Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare ma solo con un’azione politica e diplomatica di alto livello”, ha scritto su X.
L’iraniano arrestato il 16 dicembre si chiama Mohammad Abedini Najafabadi, ha 38 anni ed era arrivato a Malpensa con un volo da Istanbul. Portato inizialmente in Calabria, è stato poi trasferito a Opera dove ha ricevuto la visita del console iraniano prima che l’ambasciatrice italiana potesse incontrare Sala a Evin. È stato fermato quasi per caso, sulla base di una nota Interpol. La Corte federale di Boston lo accusa di cospirazione per aver esportato illegalmente dagli Usa, attraverso una società svizzera, componenti elettronici di droni.
CECILIA SALA AI TEMPI DEL LICEO A PIAZZAPULITA
Li avrebbe forniti ai pasdaran iraniani ritenuti responsabili dell’uccisione di tre militari americani un anno fa in Giordania. Per gli Usa i pasdaran sono terroristi. Per la Repubblica islamica Abedini e il suo coimputato Mohammad Sadeghi, statunitense-iraniano di 42 anni arrestato negli Stati Uniti con le stesse accuse, sono personaggi di rilievo. Nei giorni scorsi il ministero degli Esteri iraniano ha protestato con l’ambasciata italiana e con quella svizzera, che rappresenta gli interessi Usa in assenza di relazioni diplomatiche tra Washington e la Repubblica islamica. L’arresto dell’iraniano è stato convalidato dalla Corte d’appello di Milano, la procedura di estradizione è solo all’inizio.
Prelevata in albergo dopo l’arresto in Italia di un iraniano trafficante d’armi
Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica”
[…] Che tra i due casi ci sia un collegamento diretto non è possibile affermarlo con certezza. Ma è un fatto che dopo l’arresto c’era chi in Italia temeva rappresaglie iraniane sul nostro Paese. Ed è evidente che le modalità con cui Cecilia Sala è stata arrestata, e la gestione politica che gli iraniani hanno avuto dopo il fermo, fanno pensare che esista un problema più ampio: ci sono voluti otto giorni per organizzare l’incontro con l’ambasciatrice e farle avere un avvocato. E, al momento, non le sono state ancora comunicate le accuse.
CECILIA SALA AI TEMPI DEL LICEO A PIAZZAPULITA
Accuse che secondo fonti della nostra intelligence non riguarderebbero strettamente il suo lavoro di giornalista (per dire: Alessia Piperno fu fermata perché aveva ripreso alcune manifestazioni di dissidenti), ma alcuni incontri che avrebbe avuto durante la sua permanenza a Teheran. Fonti, interviste, niente di più. In realtà a tutti è sembrato soltanto un escamotage per arrestarla: Sala è entrata in Iran con un regolare visto da giornalista.
E, così come fa chiunque vada a Teheran per lavorare, ha rispettato le rigidissime regole imposte dal governo. Condividere dunque gli spostamenti o la necessità di muoversi con uno stringer registrato: chi va in Iran conosce le regole di ingaggio, norme che Sala ha rispettato, come d’altronde aveva sempre fatto nelle sue precedenti esperienze tanto che le era stato concesso il pass per lavorare.
[…] perché quell’arresto all’improvviso in albergo, mentre stava per consegnare la puntata del suo podcast? Tra l’altro, qualche ora prima del volo di rientro in Italia? Che cosa si aspettano di sapere gli iraniani da Cecilia Sala? E ancora: come mai queste rigidissime modalità? Il ritardo nell’incontro con l’ambasciatrice, la mancata ufficalizzazione delle accuse sono tutti segnali che il mondo diplomatico e della sicurezza non ha letto per niente bene.
[…] L’ultimo post pubblicato sulla sua pagina Instagram dalla giornalista – che annuncia la puntata del suo podcast Stories - riguarda la stand up comedian più famosa d’Iran, Zeinab Musavi, considerata però un personaggio controverso, che Sala ha incontrato prima di essere arrestata. «Ha riso dei giorni in cella di isolamento: “Anche questo è buffo?”, “Tutto è buffo”. La carcerazione preventiva è finita ma il processo davanti alla magistratura islamica è ancora in corso, per questo non era scontato che accettasse di incontrarmi, le sono grata per averlo fatto», scriveva Cecilia, come fosse una premonizione. Tutti sperano che, prestissimo, di questi giorni ingiusti e orrendi possa raccontarne e riderne anche lei.
Mohammad Abedini najafabadiCECILIA SALA cecilia sala 6cecilia sala scappa dall'albergo a kabul 4Mohammad Abedini najafabadicecilia sala 3cecilia sala 2cecilia sala 1cecilia sala 5cecilia sala 4CECILIA SALA