LA JIHAD FATTA IN CASA - L’ATTENTATORE CANADESE, MICHAEL ZEHAF BIBEAU, ERA GIÀ NOTO AI SERVIZI SEGRETI - ERA UN EX TOSSICODIPENDENTE CONVERTITOSI ALL’ISLAM - MA DA CHI E’ STATO RECLUTATO? E COME?

Alex Van Buren per “la Repubblica

 

attacco terroristico in canada 4attacco terroristico in canada 4

Un’altra beffa ai servizi segreti occidentali: la prima fotografia dell’attentatore jihadista canadese, Michael Zehaf-Bibeau, l’uomo che ha sparato all’Highlander Cirillo di guardia al memoriale militare di Ottawa, è spuntata online su un profilo Twitter legato ai terroristi del cosiddetto Stato islamico (Is). Chioma lunga e arruffata come i predoni dell’Is, i panni neri del jihadista, la barba folta per metà coperta da una keffyah, fucile imbracciato chissà dove e contro chi.

 

L’uomo era noto alle intelligence. Tanto più a quella canadese. Trentadue anni, nome di battesimo Michael Joseph Hall. Questo prima che si convertisse all’Islam, si radicalizzasse sui siti dei predicatori internauti e venisse reclutato da una rete ancora da individuare. Probabilmente sedotto dalla blasfema sirena dei predoni dell’Is, riemersi dal Medio Evo a proporre un califfato dissacratore.

 

attacco terroristico in canada 3attacco terroristico in canada 3

Da allora il canadese aveva cambiato nome: Zehaf-Bibeau. Era compagno, ora si scopre, di un altro convertito all’Islam jihadista, quello stesso Martin Couture-Rouleau che, appena tre giorni fa, il 20 ottobre, a Saint Jean sur Richelieu nel Quebec aveva travolto con l’automobile due militari canadesi: il soldato Patrice Vincent è morto dopo una breve agonia. Rouleau aveva “celebrato” l’azione telefonando al numero d’emergenza, il 911, delirando all’orecchio del centralino d’avere assassinato il soldato «per piacere a Dio».

 

E tutti e due, Zehaf-Bibeau e Couture-Rouleau, erano stati segnalati alle forze dell’ordine. Il Globe and Mail canadese racconta che erano stati considerati “viaggiatori ad alto rischio” dal governo canadese, e i passaporti requisiti. Si supponeva che avessero tentato di raggiungere i terroristi dell’Is in Siria e in Iraq, passando per la Turchia, ribattezzata dalla comunità internazionale “l’autostrada dei jihadisti”. «Un attentato chiaramente legato all’ideologia terrorista», aveva chiarito il ministro per la Sicurezza pubblica, Steven Banley. Ma questo non era bastato a stringere la vigilanza.

attacco terroristico in canada 2attacco terroristico in canada 2

 

Di più: Zehaf-Bibeau, di cui si conosce almeno un altro “nome di battaglia”, Abdul, era stato arrestato non una, ma cinque volte a Montreal. Il possesso di droga gli era valso tre fermi. Gli altri due per violazione delle misure giudiziarie.

 

Tutto questo era nei database delle intelligence canadesi: due aspiranti jihadisti già schedati e monitorati, nell’arco di pochi giorni hanno compiuto altrettanti attentati contro obiettivi militari. Sono state le autorità americane a far filtrare i dati relativi a Abdul-Michael Zehaf-Bibeau. E oltre settanta telecamere di sorveglianza montate attorno al Parlamento di Ottawa non sono bastate a fermare la corsa del “jihadista bianco” arrivato di fronte all’ingresso della sede governativa a tutta velocità, sgommando a bordo di una Toyota Corolla senza targa, armato di un fucile da caccia a doppia canna.

 

attacco terroristico in canada 1attacco terroristico in canada 1

«Un caucasico», «un bianco», l’avevano descritto i testimoni oculari. E questo in un primo tempo aveva deviato i sospetti. «Stavo giusto togliendomi la giacca per iniziare l’incontro della maggioranza », ricostruisce John McCkay. «Una donna nella Biblioteca del Parlamento lo ha visto, indossava una felpa col cappuccio».

 

E nessuno lo aveva ancora fermato, finché Michael-Abdul s’è avvicinato al primo ministro Stephen Harper. La sua folle corsa s’è arrestata davanti a un tranquillo funzionario della Camera, Kevin Vickers, di solito addetto al guardaroba, ai cappotti e ai cappelli. In abito verde, guanti bianchi e cilindro, Vickers ha deposto il suo scettro cerimoniale e ha abbattuto il jihadista. Ha fermato l’incubo che l’apparato di sicurezza s’era fatto sfuggire fra le dita.

 

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