L’AUTOPSIA CONFERMA CHE GIULIO REGENI È STATO PICCHIATO A MORTE - QUALCUNO GLI HA TORTO IL COLLO, ROMPENDOGLI IL MIDOLLO SPINALE E PROVOCANDOGLI UNA CRISI RESPIRATORIA E SU TUTTO IL CORPO C’ERANO TRACCE DI VIOLENZE - LE AUTORITA' EGIZIANE NON COLLABORANO CON I NOSTRI ISPETTORI
Maurizio Stefanini per “Libero Quotidiano”
Con un intervento durissimo, il ministro dell' Interno Angelino Alfano ha chiesto il funerale di Stato per Giulio Regeni. Nel mandare però un chiaro avvertimento a al Sisi, ha nel contempo ricordato che la gestione dell' intera faccenda non dipende da lui ma da Renzi. Che tra settembre e novembre, dopo che l'Eni aveva ritrovato nell' offshore egiziano un giacimento da 850 miliardi di metri cubi di gas che è il più grande del Mediterraneo, aveva più volte definito l'Egitto un nostro alleato fondamentale.
«Sono entusiasta del lavoro che sta facendo Eni in Egitto non solo perché è un bel business ma anche perché è un grandissimo aiuto geopolitico». «L' Eni ha cambiato il volto dell' Egitto. Il terrorismo si combatte anche sostenendo governi come quello del nostro amico al Sisi».
"Amico al Sisi" da cui andò in visita nell' agosto del 2014, che ricevette poi a Roma nel novembre del 2014 e che vide di nuovo nel marzo del 2015 al Forum economico di Sharm al-Sheik. La stessa notizia della morte di Regeni ha interrotto una importante visita del Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi.
«È stato un pugno allo stomaco, e il respiro non è ancora pienamente tornato», ha detto Alfano a L' Intervista di Maria Latella su Sky Tg24. «Abbiamo potuto vedere gli esiti dell'autopsia, è qualcosa di inumano, una violenza animalesca».
L' esame fatto a Roma non ha potuto accertare la data esatta della morte, ma ha stabilito che Regeni è stato picchiato a morte, fino alla frattura di una vertebra cervicale. Qualcuno che gli stava davanti gli ha torto il collo in modo innaturale, rompendogli il midollo spinale e provocandogli una fatale crisi respiratoria. Ma su tutto il corpo c' erano tracce di violenze.
«È interesse pieno del presidente al-Sisi collaborare», ha detto Alfano, con locuzione che evidentemente può essere letta in vari modi. Può significare: "sono sicuro che al-Sisi collaborerà e che non è responsabile diretto di quel che è avvenuto". Ma anche: "stia attento al-Sisi, che se salta fuori che c'entra qualcosa non la passerà liscia". «Abbiamo mandato i nostri in Egitto, lavorano in una squadra mista con l'Egitto, spero che ci sia la massima collaborazione. Riportare a galla la verità vuol dire anche evitare che altre vite siano spezzate in questo modo», ha pure detto Alfano.
«Quella morte fa onore all'intera Italia, è il sacrificio di un ragazzo che cercava la verità. Io lo prenderei con il massimo della serietà un funerale di stato, poi non compete a me, deciderà il presidente del Consiglio». Anche l'Ambasciatore italiano al Cairo Maurizio Massari ha ricordato che l'Egitto è per l' Italia "un partner strategico", ma che il rapporto con questi Paesi si «costituisce sulla fiducia». «La collaborazione dell' Egitto per far luce sulla tragica uccisione di Giulio Regeni non è da dare per scontata», avverte, «ma è nell' interesse dell' Egitto stesso». In effetti per il momento le autorità egiziane non stanno affatto collaborando col team di investigatori italiani arrivato al Cairo.
Nei primi due giorni di soggiorno i nostro detectives non hanno né avuto accesso agli atti dell'inchiesta, né hanno potuto incontrare chi sta conducendo gli accertamenti. Al team è stato anche comunicato che il medico legale ha appena iniziato «ad esaminare campioni di Dna» di Regeni e che i «risultati definitivi saranno completati alla fine del mese».