julian assange

"MILANO NON VUOLE ASSANGE E DIVIENE PERIFERIA DEGLI STATI UNITI" - L’EX PARLAMENTARE PD VINCENZO VITA SBROCCA DOPO CHE IL CONSIGLIO COMUNALE DI MILANO HA RESPINTO LA PROPOSTA DI CITTADINANZA ONORARIA A JULIAN ASSANGE: "LE MOTIVAZIONI ADDOTTE APPAIONO GRAVI E PERSINO ASSURDE. SI È SOSTENUTO CHE NON È GIUSTO PREMIARE CHI HA DIVULGATO DOCUMENTI SEGRETATI: IL RUOLO DEL GIORNALISMO DI INCHIESTA È PROPRIO  SVELARE I MISFATTI COPERTI DALL’OCCULTAMENTO"

Vincenzo Vita per www.blitzquotidiano.it

 

julian assange

Milano non vuole Assange e diviene periferia degli Stati Uniti: Milàn l’è un gran Milàn, dice un antico motto: a significare la natura di (presunta) capitale morale dell’Italia. E il sindaco Sala è uno dei più blasonati primi cittadini del paese, al punto che si vocifera da tempo di un suo futuro ruolo politico sulla scena nazionale.

 

Tuttavia, quello che è successo nel consiglio comunale meneghino provoca l’indignazione di Vincenzo Vita, che la esprime in questo articolo, pubblicato anche sul Manifesto. Nel consiglio comunale di Milano, la maggioranza ha respinto una ragionevolissima mozione del gruppo di Europa verde in cui si proponeva di conferire la cittadinanza onoraria a Julian Assange è abnorme.

julian assange ripulito per l'udienza preliminare 3

 

Del resto, Milano ha fortissime tradizioni democratiche e la sede del comune è sempre stata un riferimento per le lotte di libertà. Dalla Resistenza in poi. E ora?

 

ASSANGE NEL MIRINO DEL PD

Invece no. La proposta è stata stravolta dalla maggioranza, attraverso due emendamenti del partito democratico. Un paio di ritocchi d’autore, volti ad annullare il senso del testo. Da una parte si cancellava il punto simbolicamente importante della cittadinanza onoraria; dall’altra, si toglieva l’accenno qualificante alla necessità di contrastare l’estradizione del giornalista fondatore di WikiLeaks negli Stati Uniti. E là lo attende, com’è noto, una condanna a 175 anni di carcere in base ad una legge del 1917 sullo spionaggio.

 

julian assange ripulito per l'udienza preliminare 2

Ma tutto questo non ha toccato, verosimilmente, alcuna corda degli esponenti del Pd, nato con tutt’altro spirito e adesso in aperta concorrenza con la destra nei richiami d’ordine. Naturalmente, la parte di popolazione orientata verso la sponda conservatrice o reazionaria rimarrà lì e non sposterà simpatie (e voti) verso una fotocopia improvvisata.

 

Non a caso Lega e Fratelli d’Italia hanno assistito con piacere alla divisione dell’area di sostegno del sindaco. Peraltro, i due consiglieri della lista Sala hanno appoggiato la mozione della verde Francesca Cucchiara, non accettando le linee prevalenti.

 

assange

UNA BRUTTA PAGINA LA REPULSIONE DI MILANO PER ASSANGE

Le motivazioni addotte appaiono gravi e persino assurde. Si è sostenuto che non è giusto premiare chi ha divulgato documenti segretati. Attenzione. Qui si entra in una zona ad alto rischio autoritario. Il ruolo del giornalismo di inchiesta è proprio quello di tutelare il diritto alla conoscenza delle cittadine e dei cittadini, svelando i misfatti coperti dalla strategia dell’occultamento.

 

Anzi. Rompere il sipario che nasconde i misfatti delle guerre – ecco la colpa di WikiLeaks– è un obbligo deontologico, non un atto eversivo.

 

Tant’è vero che quando a Milano si manifestava copiosamente contro la guerra del Vietnam, il primo emendamento della costituzione di Washington fece scudo contro il tentativo di bloccare la pubblicazione di ben 7.000 pagine dei cosiddetti Pentagon papers, resi noti mentre la guerra era in corso.

 

JULIAN ASSANGE

Non ci fu verso: la libertà di informazione prevaleva su ogni considerazione e i tentativi repressivi del segretario della difesa Robert McNamara furono respinti. I redattori del Washington Post e del New York Times non vennero perseguiti. E neppure lo fu l’analista che passò il materiale, Daniel Ellsberg.

 

Ecco il punto. Gli appelli promossi al riguardo dal senatore del Pd Gianni Marilotti e dal premio Nobel argentino Pérez Esquivel hanno avuto centinaia di adesioni, chiedendo proprio di bloccare l’estradizione e non accettando il ricorso improprio e strumentale all’Espionage Act varato durante la prima guerra mondiale.

 

MA ASSANGE NON È UN GIORNALISTA

L’accusa contro Assange sostenuta nel tribunale speciale di Londra e premessa per l’estradizione si regge su una non-verità. Assange non sarebbe un giornalista. Peccato, però, che così sia considerato nella sua patria australiana, governata ora da Anthony Albanese ben schierato sull’argomento.

julian assange

 

La gravità della vicenda accaduta a palazzo Marino va letta in tale contesto. Mentre cresce, finalmente, l’attenzione internazionale su di un caso così doloroso (la commissaria per i diritti umani del consiglio d’Europa Dunja Mijatovic si è espressa con chiarezza), un pronunciamento negativo di una significativa assemblea elettiva è assai sgradevole e foriero di conseguenze.

 

Come mai il partito democratico, storicamente attivo sui temi dei diritti, si è collocato sugli spalti dei forcaioli? Si mette contro non solo Sinistra italiana, i Verdi e Rifondazione comunista, bensì pure la Federazione della stampa e l’omologa organizzazione internazionale.

ASSANGE

 

Si tratta di un capitolo da chiudere subito, con una pronta correzione operosa. A meno che i documenti ufficiali sulla materia dell’informazione siano già stati buttati in cantina. Perseverare sarebbe diabolico.

vincenzo vita

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…