A PROPOSITO DI FAKE NEWS - “GLI USA MENTIRONO SULLA GUERRA IN IRAQ”: NEL SUO ULTIMO LIBRO L’EX PREMIER BRITANNICO GORDON BROWN RIVELA CHE IL PENTAGONO DISSE IL FALSO SULLA PRESENZA DI ARMI CHIMICHE NEGLI ARSENALI DI SADDAM - UN REPORT DEI SERVIZI SEGRETI USA FU TENUTO NASCOSTO PERCHE'…
Il Pentagono ha mentito al Regno Unito riguardo alla presenza di armi chimiche negli arsenali di Saddam Hussein ai tempi in cui si doveva ancora decidere se intervenire in Iraq. Questo è quanto ha scritto l’ex premier britannico, Gordon Brown, nel suo libro pubblicato in questi giorni “ My Life, Our Times”.
Secondo il laburista britannico, in carica come primo ministro dal 27 giugno 2007 all’11 maggio 2010, i servizi segreti delle forze armate americane avevano documentato in un report dettagliato le loro perplessità sulle accuse inerenti il possesso di armi chimiche da parte dell’esercito iracheno, ma questo documento fu tenuto nascosto dallo stesso Pentagono, che non permise la trasmissione agli alleati britannici.
Un dato che, qualora fosse stato nelle mani del Regno Unito, avrebbe cambiato (e di molto) la scelta di Londra sull’impegno militare in Iraq e soprattutto sul proseguimento della campagna anche durante il premierato dello stesso Gordon Brown.
La rivelazione contenuta nel libro porta a un mea culpa dello stesso Brown, il quale non nega che “la guerra non può essere giustificata come ultima risorsa e l’invasione non può ora essere vista come una risposta proporzionata”.
La rivelazione dell’ex primo ministro mette in luce un dato che lo stesso Brown riporta nel suo libro, e cioè che nel 2003 c’era in atto una vera e propria “corsa alla guerra”. Nessuno cercò risposte pacifiche per evitare la soluzione militare, e lo stesso Brown afferma che Londra commise l’errore di entrare in guerra senza aver dato ulteriore conferma di quanto a quel tempo gli Stati Uniti affermavano con altrettanta sicurezza.
Gordon Brown ha voluto comunque minimizzare il suo ruolo come cancelliere, affermando che ha avuto accesso alle fonti d’intelligence in maniera minore rispetto agli altri ministri che componevano il governo, e dicendo che fu rassicurato dal MI6, i servizi segreti di Sua Maestà, sul fatto che le prove sulla presenza di armi chimiche e di distruzioni di massa negli arsenali di Saddam Hussein fossero assolutamente fondate ed evidenti.
Niente di più sbagliato. Come ricorda Gordon Brown, una volta esaminate le prove (soltanto dopo aver abbandonato Downing Street) si rese conto di come “siamo stati tutti ingannati sull’esistenza di armi di distruzione di massa“.
L’accusa di Brown è in particolare rivolta a una serie di documenti prodotti a partire dal settembre del 2002, e commissionata dall’allora segretario alla Difesa degli Stati Uniti d’America, Donald Rumsfeld.
Secondo Brown, questi documenti, tenuti nascosti dal Pentagono fino a pochi mesi fa, dimostrano chiaramente che le prove sull’arsenale di armi di distruzione di massa di Bagdad erano “deboli, trascurabile e in alcuni settori-chiave inesistenti”.
ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE ONU
Prove che, stando a quanto riferito da Gordon Brown, mancherebbero su tutta la linea e sarebbero il frutto di analisi deficitarie da parte dell’intelligence americana, assolutamente inidonee a dimostrare non soltanto la presenza di un programma militare di questo tipo durante il governo di Saddam Hussein, ma anche di un eventuale programma missilistico per la produzione o l’acquisto di vettori in grado di sganciare le (inesistenti) armi in altri Stati alleati dell’Occidente o in Paesi europei.
E la storia, a suo dire, sarebbe cambiata. Saddam era già sotto sanzioni Onu che non rispettava. Ma è chiaro che un conto è non rispettare le sanzioni delle Nazioni Unite, un conto è essere accusato dagli Stati Uniti di possedere armi nucleari, batteriologiche o chimiche in grado di poter colpire in tempi brevi.
Su questo si basò la giustificazione della guerra in Iraq e, a quanto pare, gli stessi servizi militari americani sapevano che si trattasse di deduzioni provi di prove certe e fondate su analisi che partivano dal preconcetto di dover per forza trovare un escamotage per muovere guerra all’Iraq.
COPERTINA DEL LIBRO DI GORDON BROWN
Sono le stesse conclusioni cui è arrivata, un anno fa, la commissione Chilcot, dopo anni di lavoro, in cui si disse che l’intervento in Iraq non solo fu fallimentare ma anche compiuto in base a una “certezza ingiustificata” sul possesso di quelle armi da parte del regime di Baghdad.
Brown fa un tardivo mea culpa, ma oggi la distruzione del Medio Oriente e l’esplosione del terrorismo è stata possibile anche grazie a queste prove “deboli” che a quei tempi nessuno pensò di mettere in discussione.