OCCHIONERO, CHE MISTERO! L’HACKER-FURBETTO GIULIO OCCHIONERO FACEVA COSE, SPIAVA GENTE E TENTAVA AFFARI: COME LA CESSIONE DI UN TERRENO, CON UN PROGETTO DI CLINICA PRIVATA, PER FARE UN REGALONE A SALVATORE BUZZI - I SUOI CONTATTI CON ESTREMISTI DI DESTRA E MASSONI
Giuseppe Scarpa per “la Repubblica”
Giulio Occhionero, 45 anni, il misterioso maestro dell'hackeraggio è in una cella del carcere di Regina Coeli da 61 giorni, chiuso con i suoi misteri. Gli atti dell' arresto dell'uomo che assaltava le mail dei potenti d' Italia (Matteo Renzi e Mario Draghi, solo per citare i principali) lo descrivono come squattrinato. Ma il suo passato è denso di affari ricchi e dai contorni inquietanti. A partire dalla cessione di un terreno con un progetto di clinica privata a totale vantaggio di Salvatore Buzzi. Sì, proprio lui, il braccio destro dell' ex Nar e Banda della Magliana Massimo Carminati.
GLI ESTREMISTI DI DESTRA
Nella stessa società in cui Occhionero ricoprirà ruoli di vertice, la Sire srl, Società di investimento e ricerca europea, compare pure Loris Facchinetti. Un massone, proprio come Giulio. Ma soprattutto estremista di destra. Facchinetti nome noto delle trame nere, riciclato alla corte di Gianni Alemanno quando era sindaco di Roma. Fino al 2008 Occhionero si dilettava con operazioni di rilievo.
La società di cui va ad occupare la poltrona di presidente del Cda a febbraio del 2006, la Sire srl appunto, ha in pancia un importante appalto concesso dalla Regione Lazio negli anni di Francesco Storace governatore. E proprio in quel periodo nel cda di Sire (dal novembre del 2002 all' aprile del 2003) siede Facchinetti.
Il mega appalto è di 9milioni e 900mila euro. Il progetto prevede un «servizio di fornitura di beni e servizi sanitari di consumo alla regione Lazio, attraverso l' e-procurement ed una piattaforma intelligente denominata Marketplace, con la previsione di stabilizzazione di 700 lavoratori», si legge nella delibera regionale del 7 giugno 2002.
ALFREDO DANESI GIULIO OCCHIONERO
Passano tre anni dal finanziamento e gli Occhionero entrano nella compagine sociale di Sire ricoprendo ruoli di vertice. La decisione che prenderanno è dirottare parte dei fondi della Regione su un' altra società di cui gli stessi fratelli sono titolari, la Westland Securities. Un' operazione anomala.
Il trasferimento di denaro senza alcuna pezza giustificativa contribuirà a condurre al fallimento la Sire e rappresenterà la fine delle fortune imprenditoriali di Giulio e Maria Francesca. Entrambi finiranno condannati, lo scorso 18 marzo, rispettivamente a tre anni e tre anni e sei mesi di carcere per la bancarotta fraudolenta della Sire.
IL BUSINESS CON LA COOP
Ma è anche l' affare con Buzzi che desta perplessità. O meglio l' affare che Giulio avrebbe fatto fare al ras delle coop. Sancito da una scrittura privata firmata tra i due il 23 luglio 2007. Si tratta della svendita di un terreno nel comune di Concerviano con tanto di progetto per costruire una clinica privata convenzionata con la regione per 80 posti letto a favore del ras delle coop. Un regalo a Buzzi secondo i soci di minoranza di Sire, la Scai srl, che li spinse a portare di fronte ai giudici civili Giulio e i massimi dirigenti della società.
Il tribunale con una sentenza del 6 giugno 2008 darà ragione a Scai e accerterà «gravi irregolarità nella gestione di Sire () volta al depauperamento del patrimonio sociale», anche per la vicenda legata al porto di Taranto. Per questo i magistrati imporranno l' amministratore giudiziario alla Sire.
SALVATORE BUZZI - LUCIANO CASAMONICA - GIANNI ALEMANNO
E proprio col progetto Ditek porto di Taranto, condotto a braccetto con rappresentanti dell' ambasciata americana, gli Occhionero, nel 2005-2006, avevano sfiorato il vero colpaccio imprenditoriale. Persino l' allora ministro delle Infrastrutture Antonio di Pietro lo ricorda: «Era un progetto serio. Chi lo presentava aveva garanzie».
Progetto però abbandonato all' improvviso e senza nessuna apparente giustificazione che ha contribuito a far schiantare la Sire. Tanto è che, nelle stesse motivazioni della condanna civile, si legge che i vertici della società avevano avviato il progetto salvo poi bloccarsi contribuendo a determinare quelle condotte "dannose", denunciate dai soci di minoranza di Scai.
Insomma, un uomo dalla tripla vita e dai molteplici enigmi che le indagini sul cyberspionaggio non hanno ancora scalfito e su cui il tribunale del Riesame, martedì scorso, ha confermato la detenzione a Regina Coeli.