“L’HANNO LASCIATA MORIRE DOPO OTTO GIORNI SU UNA BARELLA” – LA RABBIA DELLA FIGLIA DI MARIA RUGGIA, LA 76ENNE DECEDUTA ALL’OSPEDALE INGRASSIA DI PALERMO, LASCIAT A LUNGO FRA PRONTO SOCCORSO, ASTANTERIA E CORRIDOI: “ERA STATA RICOVERATA UN MESE FA PER INSUFFICIENZA RENALE E DIVERTICOLITE. MA NON È MAI GUARITA, NON MANGIAVA PIÙ. AVEVA PURE UN TUMORE AL SENO” – LA VERGOGNOSA SPIEGAZIONE DELL’OSPEDALE: “LA PAZIENTE NON È MORTA PERCHÉ ERA IN CORRIDOIO…”
Estratto dell’articolo di Felice Cavallaro per il “Corriere della Sera”
Se ne è andata a 76 anni dopo otto giorni di ricovero all’ospedale Ingrassia di Palermo, lasciata a lungo fra pronto soccorso, astanteria e corridoi trasformati in una bolgia infernale. «L’hanno lasciata morire dopo otto giorni, prima sulla barella dell’ambulanza, poi in uno stanzone con venti posti perché non avevano letti in Medicina e in altri reparti», si dispera e denuncia Romina Gelardi, la figlia di Maria Ruggia, la pensionata vittima di un caso che per l’intera famiglia è un tassello del disastro sanità.
Diversa la versione dei dirigenti dell’ospedale, che hanno dovuto consegnare la cartella clinica alla polizia, sottoposti all’indagine della magistratura e a una inchiesta interna già partita, mentre vengono bloccati i funerali in attesa dell’autopsia alla salma, trasferita in Medicina legale, al Policlinico.
Il drammatico esito di un ricovero considerato a rischio già all’arrivo della paziente matura fra i padiglioni dell’ex sanatorio a metà strada fra la città e Monreale, sulla «Rocca», come dicono a Palermo.
Libro che Romina Gelardi, 44 anni, quattro figli e una sorella disabile di cui si occupa, non ha letto […] «Qui mia madre era stata ricoverata un mese fa per insufficienza renale e diverticolite. Ma non è mai guarita ed è tornata in ambulanza il 10 dicembre per i dolori. Non mangiava più. Arriviamo e non c’è posto.
Ricordo a tutti che ha anche un tumore al seno, che dovrebbe essere controllata in fretta. Niente. Non si trovano posti, fino a mercoledì scorso, il 18 dicembre. Loro volevano mandarla in oncologia. Io chiedevo di curarla, prima... E invece nella notte di venerdì...» è morta attorno all’una.
È un racconto accorato, consegnato a un avvocato che in questo ospedale conoscono, Andrea Dell’Aira […] In cartella leggo “arresto cardiocircolatorio da choc settico”». È solo una ipotesi. Ma la figlia ne è certa: «I segni della sepsi c’erano tutti. Nemmeno urinava ed è peggiorata via via».
Si occuperà anche di questo la commissione interna, istituita dal direttore dell’Azienda sanitaria di Palermo, Daniela Faraoni: «Partiremo proprio dalla cartella clinica. Siamo addolorati per quanto accaduto e siamo vicini alla famiglia. Ma terapie e diagnosi indicano una paziente giunta in gravissime condizioni». E il mancato ricovero in reparto? «Non so se complice l’esaurimento del budget per le convenzioni con le case di cura private, all’Ingrassia abbiamo avuto in poche settimane un afflusso anomalo che ha fatto saltare ogni previsione. Ma la signora non è morta per questo». […]