salesiani gerini bertone

MARCHESI, FACCENDIERI SIRIANI, FRATI, DOLCE VITA E COSTRUTTORI, CARDINALI, EREDI CHE LITIGANO SU UN GRUZZOLO DA 690 MILIONI DI EURO: NON C'È NIENTE DI PIÙ ROMANO E PIÙ FOLLE DELLA STORIA DEL PATRIMONIO DI ALESSANDRO GERINI, PALAZZINARO DI DIO CHE LASCIÒ TUTTO ALLA CHIESA. UN PO' PER DISPETTO AI PARENTI, MOLTO PER DISPETTO AL FISCO

Michele Masneri per ''Il Foglio''

 

alessandro gerini alessandro gerini

Questa è una storia di miliardi, preti, Dolce Vita e consumo di territorio: dunque di Roma. Questa è la storia di un’eredità di centotrenta milioni di euro che a fine mese andrà a un misterioso “faccendiere siriano” o ai buoni frati salesiani.

 

Mentre Papa Francesco predica un ritorno alla chiesa povera e francescana, ecco la storia di un marchese ricchissimo, marchese costruttore, anzi “costruttore di Dio”, che disereda i parenti per dare tutto in beneficenza ai preti. E’ soprattutto il romanzo di un testamento: nel 1990 muore infatti Alessandro Gerini, aristocrazia fiorentina in purezza, e costruttore in proprio nell’agro romano: uno degli uomini più ricchi d’Italia, senatore democristiano per due legislature, re della cubatura: praticamente tutti i terreni costruibili a sud e a est della Capitale furono suoi. E furono edificati. Lascia un patrimonio sterminato, calcolato in 690 milioni di euro.

 

Il marchese non ha figli, il marchese, cattolicissimo, gran benefattore, lascia tutto ai salesiani. Neanche una lira agli eredi, i nipoti marchesini Gerini, più altri intrecci ereditari araldici che coinvolgono i migliori (doppi) cognomi del paese. Il denaro va tutto a una Fondazione ecclesiastica Gerini, dal marchese eretta negli anni Sessanta, che si occupa di beneficenza, affidata ai seguaci di don Bosco. La Fondazione Marchesi Teresa, Gerino e Lippo Gerini sorge, per statuto, per “assicurare adeguata assistenza ai giovani appartenenti ai ceti sociali bisognosi”

 

Questi ceti però non si sa se abbiano mai visto qualche euro o siano rimasti sprofondati nel bisogno. “Nella fondazione siedono l’economo generale e altri membri dei salesiani”, mi dice l’avvocato Michele Gentiloni nel suo studio a palazzo Gentiloni, Roma, sotto una foto dell’antenato guardia nobile di Sua Santità. L’avvocato Gentiloni, defensor fidei, e marchese in proprio, difende la Fondazione Gerini e i salesiani, che sarebbero dovuti essere, e forse saranno, eredi universali del munifico costruttore di Dio.

antonio gerini finge un guasto alla macchina con anita ekbergantonio gerini finge un guasto alla macchina con anita ekberg

 

Solo che i buoni seguaci di don Bosco nel loro percorso verso i 690 milioni agognati hanno incontrato un personaggio forse sulfureo, forse proprio il Male in persona, il Malefico, addirittura un “faccendiere siriano”, dunque di furbizia orientale, come direbbero magistrati immaginifici. “Pluripregiudicato”, secondo alcuni.

 

Si tratta di Carlo Moisé Silvera, finanziere, costruttore a sua volta, che appena morto il marchese avvicina i molti nipoti diseredati e stravolti e gli dice: prendo in mano io la pratica, vi do un po’ di soldi cash, e mi accollo la questione. Al nipote Gerino dà un vitalizio di ottocento euro al mese, ad altri più accorti fino a due milioni di euro. I nipoti accettano.

 

Il finanziere si attiva per fare annullare il testamento. “Inizia a tempestare la fondazione”, dice l’avvocato Gentiloni. Comincia a fare cause ai salesiani, “una quindicina dal 1990 al 2006”, tra tribunali civili ed ecclesiastici, e “le perde tutte”. Nel 2007 però il colpo di scena: all’improvviso arriva un accordo tra i salesiani e il “faccendiere”: i buoni frati si convincono a riconoscergli il 15 per cento (130 milioni) dell’eredità pur di chiudere la vicenda e tenersi i soldi veri, e come anticipo gli versano 16 milioni di caparra.

 

antonio gerini anita ekbergantonio gerini anita ekberg

La vicenda a questo punto assume sfumature da Dan Brown; partono infatti una denuncia e un processo penale (tutt’ora in corso, si arriverà a sentenza a fine anno, presso il tribunale di Roma). Forse l’accordo è invalido, e gli atti falsi, dice l’accusa. Imputati sono il “faccendiere” (sempre lui), insieme all’ex economo della congregazione religiosa don Giovan Battista Mazzali, e l’avvocato di Silvera, Riccardo Zanfagna. Addirittura viene chiamato a testimoniare l’allora segretario di stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone.

 

Che in un’udienza come si vuole tesa ammetterà d’essere stato truffato: subì “forti pressioni” per avallare l’accordo in questione, che necessitava del placet della Santa Sede. Atti falsi, pressioni, milioni. Si attende l’esito del processo. A chi andranno questi 130 milioni? Forse Papa Francesco vuole una chiesa povera, ma i salesiani non vogliono essere i primi della lista. Telefonata con presunto faccendiere. “Sono nato ad Aleppo nel 1943”, dice Carlo Moisé Silvera al Foglio. “Sono italianissimo, ed ebreo”. Questa cosa dell’ebreo forse ha avuto un peso.

 

“L’ebreo siriano” sono le parole più gentili che mi hanno detto”. “Mi hanno detto anche faccendiere sudamericano, ma io veramente in Sudamerica non ci sono mai stato”. In quanto a pluripregiudicato, “sono stato in carcere due volte, per due fallimenti di due mie attività, casualmente a seguito della vicenda Gerini”. Insomma Silvera si sente perseguitato, dice che la vicenda l’ha rovinato. Faccendiere ebreo braccato dalle gerarchie vaticane? Sarebbe materia di un romanzo, o fiction.

 

cardinal bertonecardinal bertone

Nel ’47 con la famiglia è tornato, bambino, in Italia, a Milano; i Silvera sono una stirpe che si occupa di diamanti, lui ha messo su un commercio di tessuti, tovagliati, perle. Poi costruzioni, “abbiamo costruito parecchio per le Acli”. “Ho conosciuto la marchesa Giovanna Gerini a Milano”, dice. Silvera, “l’ebreo siriano”, e anche un po’ sudamericano, ha sempre avuto idee precise sulla Fondazione Gerini: era in realtà una banca, tipo Ior parallelo; “non hanno mai fatto un euro di beneficenza. Il marchese era ossessionato dalle tasse e aveva costituito questa struttura per non pagarne”. “Ci sono vari diari, in cui negli ultimi anni della sua vita il marchese scriveva tutto: ‘Finalmente il mio capitale avrà vita eterna’, annotava”.

 

 Come in un delirio mistico-capitalistico. Anche il business del marchese sarebbe stato peculiare: “Comprava terreni, li donava alla fondazione e poi chiedeva il permesso di costruirvi sopra una chiesa, e delle abitazioni per i fedeli”, sostiene Silvera. Di chiese non ne fu costruita nemmeno una, mentre di palazzi, molti. “C’era un accordo tra il marchese e i salesiani, ognuno di loro aveva una percentuale del 5 per cento per lo sviluppo immobiliare, e il patrimonio cresceva, cresceva, esentasse”. Sostiene Silvera.

 

Intanto, dopo l’accordo del 2007, il faccendiere un po’ siriano e poco sudamericano comincia a dare la caccia ai 130 milioni che gli spettano. Ottiene un decreto di pignoramento, e si dedica a stanare i denari religiosi in ogni latitudine, tipo cacciatore di nazisti. I salesiani sono disperati. “Abbiamo pignorato la loro casa generalizia a via della Pisana”, dice il presunto faccendiere, è andata all’asta due volte”. Ma il colpo grosso avviene stanando un fondo lussemburghese, la Polaris Investment Sa, fondo controllato da Cariplo, che gestisce circa sei miliardi di euro; e di cui i salesiani posseggono il 20 per cento.

don bosco salesianidon bosco salesiani

 

A capo di Polaris era lo stesso economo dei salesiani imputato al processo di Roma, don Mazzali. I 130 milioni vengono pignorati lì. I salesiani si stracciano le vesti: così andremo in fallimento. Altro colpo di scena. Parte un’altra causa: i 130 milioni vengono congelati dalla magistratura. Un’altra causa, questa civile, che contrappone Silvera ai frati, dovrà decidere, entro i prossimi giorni, se spetteranno al sulfureo finanziere o ai fraticelli. Pausa. Piazza Sallustio, Roma, quartiere di eleganze misteriose, bordi del rione Macao, fatto dai torinesi per nuove classi dirigenti unitarie, in un bar d’hotel.

 

Ecco il marchese Antonio Gerini, uno dei diseredati di questa storia. Diseredato felice. Ottantun anni, formidabile signore, dotato di Facebook, felice delle sue “milleseicento amicizie”, il “marchese della notte”, come è intitolato un libro di memorie scritto insieme al suo amico architetto Giorgio de Romanis. Gerini è stato un protagonista della Dolce Vita romana, ha sposato l’attrice Paola Quattrini, è stato fidanzato di Anita Ekberg, è stato l’agente di Peppino Di Capri. Ha avuto una vita felice e ancora pare divertirsi molto. Tanto tempo fa è stato l’unico a dire che non si era mai aspettato niente da quello zio, il costruttor-marchese, appunto.

 

In una stirpe di bellocci, il marchese di Dio era forse complessato, di qui l’avidità. “Era geloso di mio padre” dice il nipote. Pare fosse piccolo di statura, le foto lo ritraggono arcigno, con baffi e pizzetto. Figlio del senatore del Regno Gerino (un altro) e della principessa Teresa Torlonia, nobiltà recente ma assai liquida romana. Dunque era nato e cresciuto a villa Torlonia, poi affittata a Benito Mussolini per una lira all’anno. “Il suo sogno era rendere edificabile il giardino della villa” dice il marchese-nipote. “Viveva per il dio denaro non spendendo praticamente una lira”.

giovanni battista mazzali   economo dei salesianigiovanni battista mazzali economo dei salesiani

 

“Viaggiava su una vecchia 1.100, e spesso nella salita di via San Sebastianello, vicino a piazza di Spagna, io mi dovevo fermare, con la mia fuoriserie, e portargli secchi di acqua perché il suo radiatore andava in ebollizione”. Ancora: “Da ragazzo ho lavorato con lui, ma poi ho smesso perché mi faceva fare figure barbine. Mi faceva trattare l’acquisto di un terreno, io chiudevo l’accordo, per dire, a 100 milioni, con una venditrice, poi il giorno dopo davanti al notaio diceva: ‘Mio nipote è uno stronzo, io avevo detto 120’, e chiudeva poi a 110”.

 

Continua il marchese-nipote: lo zio “conferisce tutte le sue proprietà in una fondazione a favore dell’ordine dei salesiani, per risparmiare le tasse poiché le plusvalenze delle proprietà, dei terreni acquisiti, diventati fabbricabili, avevano moltiplicato il loro valore originario”. E racconta nelle sue memorie: “Il senatore democristiano Alessandro Gerini, uno degli uomini più ricchi d’Italia, ha lasciato tutti i parenti con un palmo di naso”.

 

“Questa è l’ultima beffa”, commentano i medesimi parenti. “Gestiva i suoi affari a villa Torlonia, ormai disadorna, fatiscente, passava la notte a studiare l’andamento della Borsa”. “Ha lavorato tutta la vita per accrescere il valore delle sue proprietà, “non sappiamo se per compiacere la madre o per sua inclinazione naturale”.

 

giovanni battista mazzali economo dei salesianigiovanni battista mazzali economo dei salesiani

Il nipote marchese della notte capisce presto che è meglio emanciparsi dal marchese del calcestruzzo, e diventa un protagonista dei locali notturni a Roma. Si inventa il Rally del Cinema, una specie di Mille Miglia con equipaggi di attori; è in coppia con Anita Ekberg fidanzata all’epoca con Agnelli. L’Avvocato aveva bocciato tutti gli altri piloti che l’avrebbero dovuta affiancare, “ma sul mio nome disse sì”.

 

Per tre ragioni, disse: “O non succede niente; o te la scopi, e va bene perché ti conosco e siamo amici; o vi innamorate, e tu saresti l’uomo giusto per lei”. Si innamorano. Con photo opportunity: “La Lancia Flaminia su cui viaggiavamo, fornita da Agnelli, aveva una levetta per bloccare il flusso di benzina. La chiudo, e metto la Ekberg a spingere la macchina: il giorno dopo la foto è su tutti i giornali del mondo, una formidabile pubblicità”.

 

Altre memorie agnelliane, altri marchesi meno pauperisti: un altro zio, Lippo, fratello del costruttore, aveva sposato una americana che poi rimase vedova e si comprò la villa all’Argentario che fu poi ceduta a Suni Agnelli (e finì in “Vestivamo alla marinara”). All’Argentario, vita poco frugale. A casa Gerini circola Soraya, principessa come si vuole triste. Un ospite romano: “Viè, principessa, famo ’sto ballo”. E lei, piccata, “Oui, balare, oui, ma io non essere vecchia principessa”. Viè, non vieille.

istituto salesiano geriniistituto salesiano gerini

 

Altri tempi. Oggi si attendono le cause. “Ero sicuro che non ci avrebbe lasciato niente”, conferma oggi il marchese nipote. Qualche parente – non lui – spera invece in qualche rivolo di denaro imprevisto, non si sa mai con dei cespiti del genere. Due sue nipoti, Emanuela e Beatrice Cordero di Montezemolo, figlie della sorella Anna Maria, reclamano denari nonostante l’accordo di dieci anni fa che ha liquidato la di loro madre. “Vogliamo ciò che ci spetta, in nome di ‘mami’ chiediamo giustizia”, hanno detto al Corriere della Sera. “Questa vicenda che dura da oltre vent’anni riguarda denari, ma soprattutto valori e sentimenti di famiglia”, dicono.

 

anita ekberg e il marchese antonio gerini anita ekberg e il marchese antonio gerini

Mami però aveva preso due milioni, all’epoca. Ma i 130 milioni oggi fanno gola a tutti, anche se andranno o ai frati o all’ebreo siriano, tertium non datur. Si saprà nei prossimi giorni. “I Gerini discendono da Gerino, dei luogotenenti di Carlo Magno era il più saggio”, ricorda oggi al bar il marchese senza eredità. “Aveva liberato Rolando a Roncisvalle, e si era fatto notare per la capacità di amministrare le terre conquistate”, dice: forse parlando di sé stesso o forse rimpiangendo tempi più nobili in cui le terre non necessitavano di permesso a edificare.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…

donald trump elon musk

DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER SCAZZARE CON IL MILIARDARIO KETAMINICO – LA VENDITA DI TIKTOK A MICROSOFT È UN CAZZOTTO IN UN OCCHIO PER MR. TESLA (BILL GATES È UN SUO ACERRIMO NEMICO). POI C’È LA DIVERSITÀ DI VEDUTE SUL REGNO UNITO: MUSK VUOLE ABBATTERE IL GOVERNO DI STARMER, CHE VUOLE REGOLAMENTARE “X”. E TRUMPONE CHE FA? DICE CHE IL LABURISTA STA FACENDO UN “GOOD JOB” – L’INSOFFERENZA DEL VECCHIO MONDO “MAGA”, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DAZI ALL’EUROPA: IL TYCOON ASPETTA PERCHÉ VUOLE DISCUTERE CON LONDRA…

stefano boeri cino zucchi beppe sala

DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI - LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UN AVVERTIMENTO ALL’AMICO-GARANTE LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?