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COME RESUSCITA UN CLOCHARD - L’INCREDIBILE STORIA DEL SENZATETTO VINCENZO, DICHIARATO MORTO NEL 2010 DALLA SENTENZA DI UN TRIBUNALE E POI “RINATO” IN UN OSPEDALE DI LA SPEZIA - IL FRATELLO NON AVEVA SUE NOTIZIE DAL 1977: AVEVA LASCIATO LA SICILIA PER STUDIARE A TRENTO. POI ERA FINITO PER STRADA (FORSE PER UNA DEPRESSIONE) - IL 28 GIUGNO 2020 SI PRESENTA AL PRONTO SOCCORSO LIGURE PER CHIEDERE AIUTO: STAVA MALISSIMO E GLI FU ASPORTATO UN RENE. POI…

Alessandro Fulloni per il "Corriere della Sera"

 

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«Da qui non me ne andrei mai, è come se avessi trovato casa. E voi siete la mia famiglia». Strana la vita, per 44 anni Vincenzo è vissuto in strada, chiedendo l'elemosina in giro per l'Italia, da Nord a Sud. Un clochard senza nome, addirittura dichiarato morto, nel 2010, dopo la sentenza ufficiale di un tribunale.

 

Poi in qualche modo «è tornato a nascere», per usare le parole di chi lo ha aiutato, dopo che, all'ospedale di Levanto, qualcuno gli ha fatto una domanda semplicissima: «Ma tu come ti chiami?». «Sono Vincenzo e il mio cognome è B., sono nato a Marsala l'11 marzo 1960...» ha sillabato il senzatetto. Ma presso le banche dati degli uffici giudiziari con quelle generalità risultava un uomo che il tribunale di Trento, con una sentenza, aveva dichiarato morto.

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Era stato un fratello, residente nel Friuli, a sollecitare il provvedimento asserendo di non avere più notizie di lui dal 1977. Era proprio così, hanno scoperto i carabinieri di Levanto che assieme ai servizi sociali della Regione Liguria e a quelli di La Spezia hanno ridato un'identità - e la speranza di un futuro migliore - a Vincenzo. Che lasciò la famiglia, tutti contadini in Sicilia, ancora adolescente per salire al Nord con l'intenzione di studiare a Trento, in un istituto alberghiero.

 

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Non sappiamo con esattezza perché poi abbia scelto la strada. «Forse una depressione», ipotizza uno degli investigatori dell'Arma che ha ricostruito il suo trascorso pirandelliano. Vincenzo ha sempre girato lo Stivale, vivendo con poco o nulla. Rubacchiando - «ma unicamente per sopravvivere» puntualizza il maresciallo che ha preso a cuore la sua sorte - qualche frutto e qualche vestito qua e là, come conferma il suo casellario giudiziario.

 

Sappiamo anche che aveva un fratello gemello, questi morto per davvero, e che il secondo fratello, Vito, ha fatto sapere di non potersi prendere cura di lui perché è in difficoltà economiche.

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 Senza volerlo, il clochard ha iniziato a riprendersi la sua identità dopo essersi presentato, il 26 giugno 2020, con abiti logori e pallido in volto, all'ospedale di La Spezia per un aiuto. Stava malissimo, soffriva di patologie varie e gli fu asportato un rene. Poi il trasferimento a Levanto, in una struttura di mediodegenza dove Vincenzo, tra silenzi e sorrisi, è diventato la mascotte del reparto Dialisi diretto da Marco Persia.

 

«Vivevo chiedendo dei soldi» ha detto di sé agli infermieri che, premurosi, hanno messo in moto «l'ingranaggio burocratico» che lo ha fatto «rinascere». La Regione si è mossa nominando un amministratore di sostegno, l'avvocato Miria Giannoni, che ha sollecitato alla procura spezzina diretta da Antonio Patrono una ricerca sul passato di quell'uomo, ufficialmente dato per morto.

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È stata la comparazione delle sue impronte digitali con quelle custodite nel data-base dei carabinieri a stabilire che Vincenzo aveva fornito il vero nome. Nove anni fa l'uomo - ha scritto la Nazione - fu controllato a Prato, dov' era arrivato chissà come. Sprovvisto di documenti, neanche disse chi era: e i militari non poterono far altro che prendergli le impronte.

 

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Decisive però nel riconoscimento, mesi fa. Il resto lo ha fatto la testimonianza del fratello al quale sono state mostrate delle foto. «Certo, è Vincenzo» ha confermato l'uomo agli investigatori. Il tribunale di La Spezia ha così potuto firmare una sentenza dichiarativa dell'«esistenza in vita» del clochard. Ma quale sarà il suo futuro? «La prima cosa è restituirgli una carta d'identità: gli servirà per altri aiuti, un sostegno». Prima o poi Vincenzo dovrà infatti lasciare il reparto a Levanto, oasi verde tra mare e Appennini. «È una persona semplice, vive di poco» sorrideva ieri sera l'infermiera gli ha portato una minestrina. Era commossa: «Lui ci dice sempre che noi siamo la sua famiglia e che da qui non se ne vuole andare».

roma, barboni dormono nel reparto covid del san camillo 2senzatetto vaticano 4clochardclochardclochard

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