DOPPIA COPPIA, DOPPIA VITA, DOPPIO OMICIDIO - DALL'INCHIESTA SULLA MORTE DI TRIFONE E TERESA EMERGONO NUOVI SOSPETTI SUL MOVENTE: CON GLI INDAGATI GIOSUÈ E ROSARIA CI SAREBBE STATO UNO SCAMBIO D'AMORE E SESSO, ETERO E OMO - IL PROFILO FACEBOOK SEGRETO DI ROSARIA, L'IPOTESI SU UN AMORE (CORRISPOSTO?) DI GIOSUÈ PER IL SUO COMMILITONE
Giangavino Sulas per "Oggi"
La soluzione del giallo dell’omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, la sera del 17 marzo 2015, è nel movente. Cosa ha spinto l’assassino a sparare sei colpi alla testa dei due fidanzati? Perché dovevano morire entrambi? Scoprirlo significa per gli inquirenti chiudere il cerchio e chiedere il rinvio a giudizio del caporalmaggiore Giosuè Ruotolo e della fidanzata, la studentessa universitaria Rosaria Patrone, indagati per il duplice omicidio.
È uno degli ultimi tasselli che, secondo i magistrati titolari dell’inchiesta, manca in un quadro considerato definito. Alla base del movente che ha spinto l’assassino a sparare sei volte (il settimo colpo si è inceppato) ci sarebbe un segreto inconfessabile e un torbido rapporto fra le due coppie. Qualcuno dei quattro si è sentito tradito? Ma chi è il traditore?
Per questo gli inquirenti scavano negli strumenti informatici di Giosuè e Rosaria. Telefonini, tablet, computer, profili Facebook sono stati analizzati con particolare puntiglio. La ricerca è diventata insistente dopo l’ultima trasferta a Somma Vesuviana, la cittadina dove vivono Rosaria e Giosuè, dei Pm Matteo Campagnaro e Pier Umberto Vallerin che conducono l’inchiesta.
Perché un’amica della fidanzata di Giosuè ha rivelato che Rosaria aveva o aveva avuto un profilo Facebook anonimo. E lei non ne aveva mai parlato. «Si era dimenticata», ha detto il suo difensore. Interrogata, prima di avvalersi della facoltà di non rispondere, Rosaria ha dovuto ammetterne l’esistenza, fornendo la chiave di accesso e precisando di non averlo mai usato.
Ma le indiscrezioni che trapelano dalla Procura di Pordenone dicono che quando Trifone, nel 2014, abbandonò l’appartamento nel quale conviveva con Giosuè e altri due commilitoni, la fidanzata Teresa cominciò a ricevere, da questo profilo social anonimo, chat e video hard, in seguito maldestramente cancellati. Chat che alludevano in particolare a una seconda vita di Trifone che, in effetti, sul profilo Facebook e quando si esibiva nei locali notturni come ragazzo immagine si presentava come Luca di Bari.
La perizia informatica ha riportato a galla tutto. Pare che sia Giosuè sia Rosaria fossero a conoscenza di questo profilo. Chi l’ha aperto? Chi lo utilizzava? Il sospetto è che sia stata Rosaria a inviare quei messaggi. Perché? Gelosissima, temeva che Giosuè fosse innamorato di Teresa. Ma aleggia anche un’altra ipotesi. Quella di una presunta omosessualità di Giosuè e di un amore segreto (corrisposto o respinto?) per Trifone, così come c’è chi insinua che Trifone avesse sedotto Rosaria. E forse anche Giosuè.
trifone ragone e teresa costanza delitto di pordenone
Non a caso alla ragazza gli inquirenti hanno fatto una domanda brutale: «Sei stata tu a convincere Giosuè a sparare?». Infatti, la ragazza è indagata per due reati in alternativa: favoreggiamento oppure istigazione all’omicidio, mentre Ruotolo è accusato di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio. Hanno trovato gli inquirenti quello che cercavano? Raramente un’inchiesta è stata coperta da una riservatezza tanto rigorosa. Non trapela nulla, anche perché la relazione del Ris sulle tracce biologiche e sui reperti sequestrati nell’auto e nell’abitazione di Ruotolo pare non sia giunta a risultati clamorosi.
TRA L’AUTO E LA PISTOLA
Restano agli inquirenti le immagini dell’Audi di Giosuè che la sera del 17 marzo, è transitata nel parcheggio dove Trifone e Teresa sono stati uccisi e poi è ricomparsa, per pochi minuti, vicino al laghetto del parco di San Valentino dove i sub hanno ritrovato la pistola dalla quale sono partiti i colpi mortali. Messo di fronte alle immagini delle telecamere, Ruotolo ha dovuto ammettere che all’ora del delitto non era a casa, come aveva dichiarato in un primo momento. Aveva mentito per paura, sostiene.
giosue ruotolo porta la bara di trifone ragone
Ma il duplice delitto non ha avuto testimoni e bisognerà inoltre dimostrare che la calibro 7,65, prodotta dalla Beretta nel 1915 e messa in vendita da un’armeria di Cremona nel 1922, fosse nella disponibilità di Giosuè. L’arma recuperata nel laghetto a poca distanza dalla palestra davanti alla quale Trifone e Teresa sono stati trucidati ha il numero di matricola intatto e ha subìto solo una strana riverniciatura, forse per evitare l’attacco della ruggine.
Un’arma vecchia, di scarsa precisione, della quale un killer non si sarebbe mai fidato. E Ruotolo in caserma non era considerato un buon tiratore. Si occupava di sistemi informatici. Eppure i Carabinieri non sono ancora riusciti a risalire al proprietario di questa pistola e tantomeno, dopo tanti mesi in acqua, hanno trovato impronte che potessero aiutarli.
TRIFONE RAGONE E TERESA GIALLO PORDENONEtrifone ragone 1teresa costanzacoppia uccisa pordenonetrifone ragone copia 3giosue ruotologiosue ruotolo trifone ragone trifone ragone e teresatrifone e teresaTERESA COSTANZA GIALLO PORDENONE