matthew livelsberger shamsud-din jabbar

IL NEMICO SI ANNIDA TRA GLI INSOSPETTABILI: I SOLDATI DELLE BASI MILITARI - A FORT LIBERTY, DOVE HANNO LAVORATO I DUE ATTENTATORI DI NEW ORLEANS E LAS VEGAS, NEGLI ANNI NOVANTA AVEVA PRESTATO SERVIZIO ANCHE ALI ABDELSAOUD MOHAMED, UFFICIALE DELL'ESERCITO USA CHE POI SI È SCOPERTO ESSERE COLLABORATORE DEL VICE DI BIN LADEN, AL ZAWAHIRI - DOMENICO QUIRICO: "IL CALIFFATO NON È MORTO, ANZI HA MOLTIPLICATO NEL SILENZIO, APPROFITTANDO DELLA DISTRAZIONE DEGLI INFEDELI, I SUOI CREPITANTI FUOCHI RIBELLI"

1 - DALL’UNIFORME ALLE BOMBE LA STRATEGIA FONDAMENTALISTA DI RECLUTARE NELLE CASERME

Estratto dell'articolo di Gianluca Di Feo per “La Repubblica”

tesla esplode a las vegas 3

 

“The enemy inside” – il nemico all’interno – è un antico incubo del Pentagono: la minaccia più imprevedibile, la stessa che ha ispirato la serie tv “Homeland”. Ricordate? Il protagonista della fiction era un sergente dei marines, convertito all’islam durante la prigionia in Afghanistan, che voleva assassinare il presidente americano. Per le menti della Jihad possedere delle pedine con l’uniforme statunitense è sempre stata una priorità.

 

La base di Fort Bragg, da poco ribattezzata Fort Liberty, con i suoi 50 mila militari è troppo grande per ipotizzare un rapporto diretto tra l’attentatore di New Orleans e quello di Las Vegas, ma è il luogo dove è iniziata l’attività di proselitismo qaedista. Negli anni Novanta per lungo tempo lì è stato istruttore Ali Abdelsaoud Mohamed, ex capitano egiziano diventato ufficiale dell’Us Army, che spiegava il Medio Oriente ai Berretti Verdi: soltanto nel 1998 dopo la strage delle ambasciate in Africa si è scoperto che era uno stretto collaboratore di Al Zawahiri, il vice di Osama Bin Laden.

 

Shamsud Din Jabbar

Ci sono stati due attacchi clamorosi. Nel 2003 il sergente Hasan Karim Akbar, il nome che Mark Fidel Kools aveva preso dopo essersi convertito, ha scagliato granate nelle tende dei parà suoi commilitoni in Kuwait: ne ha uccisi due e feriti tredici. Sei anni dopo il maggiore Nidal Malik Hasan, di origini palestinesi, ha sparato a raffica nella caserma di Fort Hood ammazzando tredici soldati e ferendone trenta. Entrambi si sono lanciati all’assalto urlando “Allah Akbar”, ma non sono stati riconosciuti come terroristi: sono stati comunque condannati alla pena capitale e attendono nel “corridoio della morte” la decisione finale sull’esecuzione.

 

Tanti segnali nel comportamento dei due sono sfuggiti agli investigatori – Hasan ad esempio era in contatto con un imam radicale – e nel 2011 una commissione d’inchiesta ha rivelato undici tentativi di reclutare veterani e soldati. Da allora i controlli sono stati potenziati.

 

Così l’Fbi è riuscita a individuare nel 2018 Shivam Patel che era rientrato in patria dalla Giordania per arruolarsi e scatenare la “guerra santa” dall’interno. E nel 2020 i federali hanno agganciato in una chat un caporale che era pronto a fornire all’Isis notizie sulle attività in Medio Oriente del suo reparto.

 

tesla esplode a las vegas 2

Il caso più inquietante è avvenuto nel 2019 in Italia, tra i parà di Vicenza: il ventenne Ethan Phellan Melzer ha pianificato un’imboscata contro la sua compagnia che stava prendendo posizione in un fortino sul confine tra Turchia e Siria. Lui aveva messo la divisa seguendo gli ordini di un gruppo suprematista: gli O9A, anche noti come “RapeWaffen Division”. Gli estremismi si attraggono e questa formazione inneggia sia a Hitler che a Osama Bin Laden: Melzer aveva inoltrato le informazioni dettagliate per l’attacco anche a presunti terroristi qaedisti. [...]

 

2 - ISIS GUERRIGLIA MONDIALE

Estratto dell'articolo di Domenico Quirico per “La Stampa”

 

Damasco e New York: due luoghi simbolo per i due "partiti" concorrenti dell'islam totalitario. In Siria Al Qaeda che ha letto Machiavelli conquista, facilmente, uno Stato in fallimento, sfruttando alleanze interessate, vuoti geopolitici e con rassicuranti promesse di moderatismo a cui conviene a tutti credere. Lo Stato Islamico, invece, torna a colpire con un attentato sanguinario nel centro del potere dell'Occidente, e ci riconduce brutalmente al nocciolo della strategia terrorista cioè il ritorno alla frenesia omicida. [...]

 

Matthew Alan Livelsberger

Volete prove concrete della confusione che impaluda il comando supremo dell'impero di Occidente? Lo Stato islamico ha prosciugato i nostri pensieri per tre, quattro anni quando inglobava concrete turbolenze tra Raqqa e Mosul e ci dava appuntamento per l'Apocalisse.

 

Caduto il Califfato territoriale, non per mano nostra ma grazie a curdi eroici e ad ambigue bande di sciiti modello Iran, abbiamo chiuso "l'affaire" conservando asciutto il nostro container di comodi convincimenti e allegre certezze: era soltanto una banda retrò di fanatici e di pazzi... Bella immagine, peccato che sia falsa. Intanto altri guai a latitudini più vicine incombevano.

 

Il ritorno tragicamente simbolico del terrorismo nella nostra parte del mondo (in fondo l'unica che ci interessa, le stragi a firma Isis di Mosca e Istanbul chi le ricorda?) ci costringe a sgropparci sull'inverosimile: accidenti! Daesh esiste ancora! E colpisce… negli Stati Uniti... Eppure da Bamako a Beira, da Mogadiscio alle cupe foreste del Kivu, tutti posti dove ci si sgozza per un tozzo di pane, milioni di persone potevano in questi anni testimoniare mostrando le ferite che il Califfato non è morto, anzi ha moltiplicato nel silenzio, approfittando della distrazione degli infedeli, i suoi crepitanti fuochi ribelli.

 

Shamsud Din Jabbar

Il modello guevarista in nome non della Revoluciòn ma di Allah. Lo Stato Islamico esiste sempre, solo che da spicchio del vicino oriente è diventato guerriglia mondiale. Per creare il nuovo musulmano in modo forsennato tra massacri e sgozzamenti.

 

Il vecchio slogan del califfato era «baqiya», da tradurre «che esiste», «che persiste», dunque qualcosa che è là per durare. Messaggio chiaro e rassicurante per i combattenti e le aspiranti reclute: Mossul e Raqqa sono stati solo un episodio nella purificazione spietata del mondo, i nostri tempi sono lunghi come quelli di Dio, noi detestiamo l'uomo nella sua mostruosa imperfezione.

 

La eliminazione in serie dei califfi ha dimostrato che la Guerra santa sopravvive al fragile destino dei capi. Anche se la vecchia guardia siro-irachena che ha cesellato il progetto del neo-califfato è stata fisicamente cancellata una nuova generazione avanza, arruolata in altre province dell'islam radicale con ambizioni non inferiori. Il metodo è lo stesso: la spietatezza come marchio. [...]

Shamsud Din Jabbar

 

Nel 2014 Al Baghdadi e soci avevano fatto promesse alla popolazione di Raqqa e Mosul: l'acqua, l'elettricità, strade senza esazioni, ospedali. Nessuna mantenuta. Ma nel Sahel non ne hanno neppure bisogno, ci sono dannati della terra che sognano solo uno schiocco di dita nella Storia, un mondo liberato da traditori, stranieri, valletti dell'imperialismo, parassiti.

 

L'Islam africano, dolce musicale e paziente, si decompone sotto le prediche furibonde di predicatori salafiti che si annettono le moschee e predicano il jihad rivoluzionario. Nelle zone del califfato tra Mali, Niger e Burkina Faso, che dilaga verso sud verso il golfo di Guinea, è in fuga oltre alla Legione anche la cooperazione occidentale che era prova di aiuto e di impegno, correttivo parziale delle nostre complicità.

attentato new orleans 2

 

In Siria lo Stato Islamico ha riorganizzato le proprie forze in zone remote e marginali. L'assalto spettacolare alla prigione curda di Assakè dove sono custoditi i prigionieri ha dimostrato che stava rialzando la testa. Le donne dell'Isis vi allevano i piccoli martiri del nuovo califfato. Il dopo Bashar di taglio islamista offre molte occasioni.

 

La sconfitta nella terra dei due fiumi è stata giustificata come una aspra prova voluta da Dio per svelare ancor più chiaramente i nemici, l'Occidente e l'Iran degli eretici. Ora ognuno con ogni mezzo, anche locale o artigianale, deve scagliarsi contro i miscredenti alimentando il terrore, tutto diventa "dar al-Harb", territorio della guerra...

 

Al Qaeda vuole disciplinare le reclute con un vangelo teologico e ideologico, creare una élite che con ogni mezzo realizzi una strategia. Bisogna essere un buon musulmano radicale per essere annesso alla guerra santa. Lo Stato Islamico al contrario vuole reclutare in massa Aderire a Daesh è automaticamente diventare un buon islamista, il passato di peccatore è cancellato con un solo atto, è la raccolta radicale. L'ex delinquente di banlieue, il pastore analfabeta del Mali o dell'Asia centrale diventa automaticamente eroe dell'Islam e iscritto al paradiso.

AUTO PIOMBA SULLA FOLLA A NEW ORLEANSAUTO PIOMBA SULLA FOLLA A NEW ORLEANSMatthew Alan LivelsbergerATTENTATO A NEW ORLEANSAUTO PIOMBA SULLA FOLLA A NEW ORLEANS

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON HA PER NULLA DIGERITO L’INTESA TRA USA E UCRAINA (MEDIATA CON TRUMP DA BIN SALMAN E STARMER) PER UN CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI: IL “MACELLAIO” DI MOSCA (CIT. BIDEN) VOLEVA I NEGOZIATI SUBITO, NON LA TREGUA, CHE INVECE RICALCA LE RICHIESTE DI ZELENSKY – “MAD VLAD” SI STA RENDENDO CONTO CHE IN GIRO C’È UNO PIÙ PAZZO DI LUI: L’INSOSTENIBILE BIPOLARISMO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO È LOGORANTE ANCHE PER MOSCA. UNO CHE DOPO AVER ANNUNCIATO DI AVER SOSPESO ARMI E CIA A KIEV, OPLÀ!, ORA HA RINCULATO. E MINACCIA “SANZIONI DEVASTANTI” SE PUTIN NON ACCETTERÀ L’ACCORDO…

wanna marchi stefania nobile davide lacerenza

CRONACHE DI CASA MARCHI – QUANDO WANNA DICEVA AL “GENERO” LACERENZA: “PORCO, TI DOVRESTI VERGOGNARE, MERITI SOLO LA MORTE” – TRA LE INTERCETTAZIONI DELL’ORDINANZA DI ARRESTO DEL TITOLARE DELLA ''GINTONERIA'' E DI STEFANIA NOBILE, SONO CUSTODITE ALCUNE FRASI STRACULT DELL’EX TELE-IMBONITRICE – LA MITICA WANNA RACCONTA UNA SERATA IN CUI DAVIDONE “TIRA FUORI LA DROGA”: “L’HA FATTA DAVANTI A ME, IO HO AVUTO UNA CRISI E MI SONO MESSA A PIANGERE” – LA DIFESA DI FILIPPO CHAMPAGNE E LA “PREVISIONE”: “IO CREDO CHE ARRIVERÀ UNA NOTIZIA UNO DI ‘STI GIORNI. ARRIVERÀ LA POLIZIA, LI ARRESTERANNO TUTTI. PERCHÈ DAVIDE ADDIRITTURA SI PORTA SEMPRE DIETRO LO SPACCIATORE..."

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

elly schlein nicola zingaretti donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - CHE FIGURA DI MERDA PER IL PD MALGUIDATO DA ELLY SCHLEIN: A BRUXELLES, TOCCATO IL FONDO, IL PD HA COMINCIATO A SCAVARE FACENDOSI SCAVALLARE ADDIRITTURA DAL PARTITO DI GIORGIA MELONI – SE FDI NON POTEVA NON VOTARE SÌ AL PROGETTO “REARM EUROPE” DELLA VON DER LEYEN, I DEM, CHE ADERISCONO AL PARTITO SOCIALISTA, SI SONO TRASFORMATI IN EURO-TAFAZZI: 10 HANNO VOTATO A FAVORE, 11 SI SONO ASTENUTI (E SOLO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL CAPOGRUPPO ZINGARETTI I FEDELISSIMI DI ELLY, DA TARQUINIO A STRADA, NON HANNO VOTATO CONTRO URSULA) – I FRATELLINI D’ITALIA, INVECE, DOPO AVER INGOIATO IL SI', PER NON FAR INCAZZARE TRUMP, SI SONO ASTENUTI SULLA RISOLUZIONE SULL’UCRAINA. LA SCUSA UFFICIALE? "NON TIENE CONTO" DELL’ACCORDO A RIAD TRA USA E UCRAINA. INVECE GLI EURO-MELONI PRETENDEVANO UN RINGRAZIAMENTO DEL  PARLAMENTO EUROPEO A "KING DONALD" PER IL CESSATE IL FUOCO TRA MOSCA E KIEV (CHE, TRA L'ALTRO, PUTIN NON HA ANCORA ACCETTATO...)

philippe donnet andrea orcel francesco gaetano caltagirone

DAGOREPORT: GENERALI IN VIETNAM - LA BATTAGLIA DEL LEONE NON È SOLO NELLE MANI DI ORCEL (UNCREDIT HA IL 10%), IRROMPE ANCHE ASSOGESTIONI (CHE GESTISCE IL VOTO DEI PICCOLI AZIONISTI) - AL CDA DEL PROSSIMO 24 APRILE, ORCEL POTREBBE SCEGLIERE LA LISTA DI MEDIOBANCA CHE RICANDIDA DONNET (E IN FUTURO AVER VIA LIBERA SU BANCA GENERALI) – ALTRA IPOTESI: ASTENERSI (IRREALE) OPPURE POTREBBE SOSTENERE ASSOGESTIONI CHE INTENDE PRESENTARE UNA LISTA PER TOGLIERE VOTI A MEDIOBANCA, AIUTANDO COSI’ CALTA (E MILLERI) A PROVARE A VINCERE L’ASSEMBLEA - COMUNQUE VADA, SI SPACCHEREBBE IN DUE IL CDA. A QUEL PUNTO, PER DONNET E NAGEL SARÀ UN VIETNAM QUOTIDIANO FINO A QUANDO CALTA & MILLERI PORTERANNO A TERMINE L’OPA DI MPS SU MEDIOBANCA CHE HA IN PANCIA IL 13% DI GENERALI…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...