“IL MIO OBIETTIVO DEL 2024 È NON MORIRE” – VITTORIO FELTRI TORNA A SCATENARSI CONTRO IL POLITICAMENTE CORRETTO: “SIAMO PARTITI DALLA PAROLA ‘NEGRO’ E DA LÌ SIAMO ARRIVATI A ‘GENITORE1’ E ‘GENITORE2’ AL POSTO DI MAMMA E PAPÀ” – “SUI SOCIAL MI SCRIVONO ‘VECCHIO’ E ‘UBRIACONE’, MA IO NON ME LA PRENDO. SONO ARRIVATO A UN PUNTO CHE ME NE FREGO DELLE CRITICHE” - "NEGLI ANNI '50 C'ERANO LE BANDE COME I MARANZA DI OGGI, NON C’È NIENTE DI NUOVO. DOPO DI CHE SONO ARRIVATI GLI ANNI 60 ED È INIZIATO IL SESSANTOTTO, LE ROTTURE DI COGLIONI, I CORTEI, DA TUTTO QUESTO È SORTITO IL TERRORISMO..."
Estratto dell’articolo di Matteo Calzaretta per "Novella 2000"
VITTORIO FELTRI - NOVELLA 2000
«Con le parole si può giocare, ma non si scherza». Parte così Vittorio Feltri parlando del suo ultimo libro Fascisti della Parola. Il direttore del Giornale è diventato su tutti i media una vera star, dai salotti Mediaset alle radio, podcast e perfino sui social, dove da pochissimo è approdato anche su TikTok. […]
Direttore, nel suo libro denuncia una “guerra” contro il dizionario italiano. Chi è a capo di questa guerra?
«È un fenomeno tipico italiano, ma non solo italiano, direi di conformismo. Ultimamente hanno vinto i cosiddetti addetti del politicamente corretto, sono riusciti a sfondare e di conseguenza ora partecipa alla lotta anche gente insospettabile».
Secondo lei perché?
«È una moda che parte dall’America, quella del politicamente corretto, che da noi ha attecchito, cominciando dalla parola “negro” (riportiamo senza censure, ndr) e da lì siamo arrivati a “genitore1” e “genitore2” al posto di mamma e papà, o mamma e mamma o papà e papà. Io le trovo anche ridicole, però hanno sfondato, non in tutti, ma in gran parte degli italiani che contano».
Lei è tra i pochi giornalisti in Italia che si spinge oltre il confine del politicamente corretto. Si è chiesto come mai le è concesso di oltrepassare questa soglia?
«Perché sono vecchio. Ho 80 anni e faccio questo mestiere da oltre 60 anni, non è che l’ho fatto in silenzio questo lavoro intendiamoci, quindi mi perdonano tante cose, comprese tante esagerazioni linguistiche. Poi bisogna dire che io sono arrivato al punto che me ne frego delle critiche, è una cosa che faccio già da anni».
vittorio feltri melania rizzoli presentazione libro fascisti della parola
Nel suo libro scrive: «Le parole sono libertà, di contro, la loro proibizione è tirannia». Se la fermassero per strada e le urlassero “vecchio!”, lei si offenderebbe?
«No, perché io sono vecchio!»
Neanche un leggero disagio?
«No, assolutamente. Anche sui social, ho più di 500 mila follower, non sono tutti d’accordo con me e mi insultano, mi scrivono “vecchio”, “ubriacone”, me ne dicono di tutti i colori, ma io non me la prendo perché so benissimo che l’opinione pubblica non è compatta, c’è sempre qualcuno cui stai sulle palle, lo trovo fisiologico». […]
Feltri lei è divisivo. Un “vecchio” odiato e amato anche dai giovani, come è riuscito ad arrivare anche a questa generazione?
«Questo in effetti è un bel mistero, credo che molti giovani siano un po’ oppressi dall’esigenza di parlare in un certo modo, perché nati in famiglie dove si usa un linguaggio volgare, allora probabilmente hanno un minimo di simpatia nei miei confronti, sicuramente anche la mia schiettezza viene apprezzata».
vittorio feltri melania rizzoli 1 presentazione libro fascisti della parola
È importante per lei avere anche la stima dei giovani?
«Inutile dire che mi fa piacere, ma sostanzialmente me ne frego». (Ride)
Giovani di oggi e giovani della sua generazione, cos’è cambiato?
«Io sono convinto che i giovani di oggi non siano diversi da quelli di ieri, io ricordo quando ero un ragazzo, e negli anni Cinquanta c’erano i teppisti. La “teppa” era la periferia, erano ragazzi di periferia, di livelli sociali piuttosto bassi, che costituivano delle autentiche bande come i maranza di oggi, quindi non c’è niente di nuovo.
Dopo di che sono arrivati gli anni 60 ed è iniziato il sessantotto, gli studenti, le rotture di coglioni, i cortei, da tutto questo è sortito il terrorismo, le Brigate Rosse nascono da lì, lo spunto lo prendono da lì, non mi sembra che le Brigate Rosse siano più apprezzabili delle bande di oggi». […]
In chiusura, cosa farà Feltri nel 2024?
«L’obiettivo è quello di non morire, perché ho compiuto 80 anni ed è stato uno shock per la parola “ottanta”, lo proverà anche lei glielo auguro. L’importante è la salute. Poi dal punto di vista economico non ho problemi per fortuna, non ne ho mai avuti, perché fin da ragazzino badavo molto al sodo e al soldo. […]».
Seguirà Sanremo?
«Mai visto Sanremo in vita mia. E mai lo vedrò!».
VITTORIO FELTRI AL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA vittorio feltri memevittorio feltri nella sua cabina armadiovittorio feltri durante il servizio militare - 1964