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A COSA SI DEVE L’ESPRESSIONE “PER IL ROTTO DELLA CUFFIA”? E “D’ALTO BORDO” O “FURBI DI TRE COTTE”? ECCO L’ORIGINE DI ALCUNI MODI DI DIRE E FRASI IDIOMATICHE - L'ESPRESSIONE  “PIANTATA IN ASSO” DERIVA DAL MITO DI TESEO E DEL FILO DI ARIANNA. MA LA FRASE E’ SBAGLIATA: BISOGNEREBBE DIRE "PIANTATA IN NASSO". ECCO PERCHE'...

Giordano Tedoldi per “Libero quotidiano”

 

DUELLO CAVALLERESCO

I modi di dire o, come dicono i linguisti, le frasi idiomatiche, sono una risorsa che testimonia dell'inventiva e dell' immaginazione di una comunità. Alcuni sono molto antichi e le loro etimologie oscure, come «salvarsi per il rotto della cuffia» per dire di chi se l' è cavata a malapena da una situazione critica, dove l' interpretazione più accreditata risale addirittura ai tornei cavallereschi, quando i cavalieri indossavano sotto l' elmo una cuffia, appunto, di cuoio o di pelle imbottita, e si poteva vincere il duello anche solo per un colpo assestato alla cuffia (e quindi la cuffia rotta non è la propria, come si potrebbe immaginare, ma quella dell' avversario).

 

ENRICO IV DI FRANCONIA

Altri modi di dire, al contrario, sono freschissimi e inizialmente circolano ossessivamente nel gergo giovanile, come «non sto qui a pettinare le bambole», per dire che non perdo tempo - espressione che ha un corrispondente simile nell' ormai raro «non menare il can per l' aia» - o «stai fuori come un balcone», per indicare un tipo un po' stravagante.

 

Ma i modi di dire più affascinanti, perché più misteriosi quanto alle loro origini, sono quelli antichi. Infatti la caratteristica specifica delle espressioni idiomatiche è che non hanno il significato letterale che deriverebbe dalle singole parole che le compongono. Si tratta di metafore, similitudini, bisogna insomma avere fantasia per coniarle, per usarle e per comprenderle. L' indagine etimologica ci immerge nella storia di un Paese, nei suoi costumi, nelle sue tradizioni.

 

MANTENERE IL SEGRETO

PAPA GREGORIO VII

Prendiamo il detto: «acqua in bocca», per dire di mantenere il riserbo su qualcosa. Nasce da una donna incapace di mantenere i segreti. Dopo la confessione, il sacerdote le diede una boccetta d' acqua santa da bere nel caso in cui fosse stata assalita dalla voglia di spifferarne uno.

 

«Andare a Canossa», che si dice per riconoscere un proprio errore, viene da un episodio avvenuto nel 1077, quando Enrico IV di Germania si recò al castello di Canossa, scalzo e vestito da penitente, per chiedere perdono al Papa Gregorio VII, che l' umiliò facendolo attendere tre giorni. «Fare le cose alla carlona», per dire alla buona, viene da un altro re, Carlo Magno (Charlon, Carlone) che nella tarda poesia cavalleresca veniva descritto come un uomo semplice e quasi svagato.

 

CARLO MAGNO

Se sentite dire di qualcuno che è una «pietra dello scandalo», probabilmente comprendete che quella persona crea discordia e polemiche, ma forse ignorate che una vera pietra dello scandalo era posta, nell'antica Roma, vicino al Campidoglio; coloro che venivano meno ai propri impegni o che erano dichiarati falliti, dovevano sedercisi sopra, per essere messi alla berlina.

 

A proposito, «mettere alla berlina» viene dalla berlina che non vuol dire ovviamente automobile ma, seguendo l'etimologia dal tedesco antico, asse, tavola sulla quale, a mo' di palco esposto al pubblico che lo scherniva, in epoca barbarica veniva fatto salire il condannato, e con «berlina» si designa anche il luogo stesso della pena.

 

Attenti poi ai «furbi di tre cotte», modo di dire che deriva dal processo di raffinazione di certi cibi che hanno bisogno di più cotture, e quindi indica una furbizia molto insidiosa, sottile. Significativa l' espressione «d' alto bordo», ormai quasi soltanto utilizzata per indicare una prostituta - ma ormai va più di moda dire escort - di gran classe; viene dall'antico linguaggio marinaresco, quando il prestigio di una nave era in diretto rapporto con l'altezza del bordo, cioè della fiancata dello scafo che emerge dall' acqua.

a barye teseo e il minotauro

 

Molto poetica l'espressione «passare la notte in bianco», anche se indica che sciaguratamente non si è riuscito a chiudere occhio: nel medioevo, la sera precedente la cerimonia di investitura di cavaliere, il candidato doveva passare la notte sveglio indossando un vestito bianco in segno di purezza. Vedete? Attraverso un modo di dire abbiamo scoperto che anche l' insonnia che ci perseguita ha una sua nobiltà.

 

PIANTARE IN ASSO

Misteriosissimo è come sia nato «piantare in asso» per dire abbandonare qualcuno all' improvviso. I disperati tentativi di spiegarlo vanno dai giochi a carte o con i dadi, dove l' asso (cioè l' uno) è il punto più basso, ma non si capisce bene come si arrivi, allora, al significato di lasciare di punto in bianco una persona o una situazione, a «piantare in Nasso» che discende dal mito: la bella Arianna, figlia di Minosse re di Creta, bruscamente abbandonata da Teseo a Nasso, isola delle Cicladi; i parlanti avrebbero sostituito "Nasso", divenuto incomprensibile col passare del tempo, con "asso", e il gioco è fatto.

Ma poco fa abbiamo scritto «di punto in bianco»: tutti sappiamo che significa, ma come si è arrivati a questa curiosa frase idiomatica?

ARIANNA E TESEO

 

Anticamente si indicava con l'espressione «tiro di punto in bianco» il tiro di artiglieria senza elevazione, quando la linea di mira si teneva orizzontale, corrispondente nell' apparecchio di mira a una posizione zero, non contraddistinta da alcun numero e lasciata, appunto, in bianco.

 

La afflitta Arianna ritorna con il "filo di Arianna", per dire di qualcosa che ci porta alla soluzione di un problema, o a uscire da una difficoltà: il mito racconta che Teseo (proprio quella carogna che poi la abbandonò a Nasso) riuscì a uscire dal labirinto, dopo aver ucciso il Minotauro che lo abitava, seguendo un filo datogli da Arianna e che stese a terra per poi seguire il percorso a ritroso.

 

Poi ci sono sempre quelli che «pescano nel torbido», cioè ottengono vantaggi da situazioni poco chiare; l'etimologia è ardua, ma forse ci si riferisce a una commedia di Aristofane, I cavalieri, dove certi pescatori d' anguille riescono a pescare di più quando le acque sono fangose.

 

Chiudiamo osservando che molti pretendono di «avere voce in capitolo» ma non sanno spiegare da dove viene questo modo di dire, che vuol dire avere l' autorevolezza per esprimere un' opinione: ebbene il "Capitolo" era un' assemblea di monaci o di altri religiosi convocata per prendere decisioni importanti. Solo i monaci con più prestigio avevano diritto di esprimere la propria opinione nella Sala Capitolare, luogo in cui avveniva la riunione.

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