gianni versace

DUE COLPI DI PISTOLA E LA FUSIONE TRA VERSACE E GUCCI SALTO' – L’UCCISIONE DI GIANNI VERSACE, IL 15 LUGLIO 1997 SUI GRADINI DELLA SUA VILLA A MIAMI, BLOCCO’ IL MEGA-PROGETTO DI UN ACCORDO CON GUCCI – IL FRATELLO SANTO RICORDA IL SOGNO INFRANTO: “ERA UN PROGETTO STRAORDINARIO, CHE CI VENNE SOTTOPOSTO DA MORGAN STANLEY. NEL MAGGIO 1998 ERA PREVISTA LA QUOTAZIONE IN BORSA – GIANNI MI DICEVA: SAREMO IN CIMA AL MONDO…”

GIANNI DONATELLA SANTO VERSACE

Stefano Righi per il “Corriere della Sera”

 

Il 15 luglio 1997 sui tre gradini davanti a Casa Casuarina, a Miami Beach, in Florida, non morì soltanto Gianni Versace, fenomenale talento creativo della moda italiana, ma anche uno straordinario progetto finanziario e industriale che avrebbe probabilmente cambiato il volto e gli equilibri internazionali nel mondo della moda.

 

Quel giorno era un martedì. La settimana precedente, venerdì 11 luglio, a Milano, negli uffici della Versace in via Manzoni 38, Santo Versace, presidente del gruppo, aveva firmato con la banca americana Morgan Stanley un accordo per portare in quotazione, nella primavera successiva, il gruppo Versace attraverso un accordo con Gucci, allora guidata da Domenico De Sole e Tom Ford.

 

gianni donatella et SANTO versace x

L'accordo venne firmato da Santo Versace e da Galeazzo Pecori Giraldi, che aveva al suo fianco Paola Giannotti de Ponti. In quella medesima occasione Versace, davanti ai due banchieri, telefonò a Pier Francesco Saviotti, allora amministratore delegato della Banca Commerciale Italiana con il quale si sarebbe dovuto incontrare la settimana successiva. Il progetto prevedeva infatti che Morgan Stanley e la Commerciale Italiana sarebbero stati i due lead del progetto di quotazione, a cui avrebbero partecipato, come co-lead, anche il Credito Italiano e Barclays.

 

Il progetto era estremamente ambizioso e prevedeva la quotazione in Borsa della Versace nella primavera 1998.

«Era un progetto straordinario - dice oggi Santo Versace, 77 anni -, che ci venne sottoposto da Morgan Stanley. Dal capitale di Gucci erano da poco usciti gli arabi di Investcorp e il momento era propizio per creare un polo mondiale del lusso a matrice italiana. Gucci era una vera public company. All'idea lavoravamo dal 10 marzo '97.

 

SANTO E DONATELLA AI FUNERALI DI GIANNI VERSACE

La quotazione sarebbe avvenuta a maggio '98, tramite un aumento di capitale della Gucci e il conferimento della Gianni Versace. Il gruppo non sarebbe stato scalabile e sarebbe nata la prima realtà italiana, con marchi complementari e separati e una grande integrazione industriale. Gianni non si occupava di finanza aziendale, non ne voleva sapere. Era solo preoccupato di dare un futuro al gruppo. Dove vuoi che sia la Gianni Versace fra vent' anni, gli chiedevo? E lui: insieme a te, in cima al mondo. Per questo la quotazione piaceva a tutti».

 

Il rapporto tra i fratelli era molto stretto. L'azienda, una accomandita semplice, venne costituita a Reggio Calabria alla fine del 1972. Quattro i soci: Gianni, Santo e i loro genitori, Antonino e Francesca, lei sarta, lui commerciante. «Donatella inizialmente non c'era - spiega Santo - perché minorenne, andava ancora al liceo». Santo si era laureato in Economia e commercio nel 1968 a Messina e appena rientrato dal servizio militare come ufficiale di cavalleria aprì uno studio di commercialista.

 

gianni versace funerali

«Gianni firmò il suo primo contratto da stilista con Florentine Flowers, un'azienda di Lucca. Lo stesi io - ricorda Santo -. Poi arrivarono gli accordi con Callaghan, Genny, Complice, Alma, Spazio. Gianni era richiestissimo. Io lo seguivo facendo la spola, ma già allora mi portava via un terzo del mio tempo. Fu così che mi convinsi, tra la fine del 1976 e l'inizio del '77 che era arrivato il momento di realizzare una linea autonoma, che portasse il nome di Gianni. Non era semplice. Ma trovai in Paolo Greppi, che a Novara aveva Callaghan e in Arnaldo Girombelli, che ad Ancona aveva Genny, Complice e Byblos, due partner importanti.

 

Gianni Versace Amanda Lear

Greppi e Girombelli erano pronti ad aiutarci, mettevano a disposizione le linee produttive, ma vollero che io mi trasferissi a Milano per occuparmi di tutto. Così lasciai Reggio e affiancai quotidianamente Gianni. Lui si occupava della moda, delle collezioni, io di tutto il resto. Eravamo due facce della stessa medaglia, una mela tagliata a metà. Aprimmo la prima boutique al 20 di via della Spiga in franchising nel marzo 1978, prima ancora della sfilata inaugurale della nostra maison: fu un successo incredibile».

 

Gianni Versace Valentino

Il gruppo era organizzato in quattro società. Due erano produttrici, dove i soci industriali avevano il 60 per cento, una si occupava di distribuzione e qui erano i Versace in maggioranza e poi c'era la holding Gianni Versace, interamente controllata dalla famiglia.

 

«Negli anni entrò in società anche Donatella, che affiancava Gianni nella parte creativa. Erano i due vice presidenti, con deleghe operative, mentre dal '72 al 31 dicembre 2018, quando vendemmo al gruppo Capri holdings, io sono stato l'unico presidente del gruppo e fino alla morte di Gianni anche l'unico amministratore delegato e direttore generale».

 

Gianni Versace

L'avventura dei Versace, una galoppata di 25 anni iniziata nel 1972 e conclusasi sui tre gradini di Casa Casuarina, fu un successo globale. Rivoluzionò il mondo della moda, della comunicazione, svelò il corpo dello star system e creò l'idea della top model. Nel 1997 il gruppo sfiorò i mille miliardi di lire di fatturato, fermandosi a quota 973, oltre 502 milioni di euro.

 

«Eravamo nel pieno della forza creativa di Gianni - conclude Santo -. Quell'anno pagammo 104 miliardi di lire di imposte e l'accordo con Gucci ci avrebbe dato un'ulteriore spinta alla crescita». Due colpi di pistola interruppero il sogno.

 

 

 

 

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