villa ada big

L'ULTIMO SEGRETO DI VILLA ADA: LA TORRE DEL RE CHE AMAVA CACCIARE - FU COSTRUITA DA VITTORIO EMANUELE II DOPO LA PRESA DI ROMA, NEL 1875, ALL'INTERNO DELLA GRANDE TENUTA CHE AVEVA VOLUTO SULLA VIA SALARIA PER CONTINUARE A CACCIARE - I RICERCATORI CHE NE HANNO RIPERCORSO LA STORIA: "QUELLA DEL ROCCOLO ERA UNA PRATICA DI CACCIA CON POSTAZIONE E RETI CHE VENIVA USATA PER CATTURARE UCCELLI MIGRATORI" - AD AGGIUNGERE MISTERO, CI SONO ANCHE LE TRACCE DEI BUCHI LASCIATI DA SEI COLPI DI ARMA DA FUOCO...

Laura Larcan per "il Messaggero"

 

Villa Ada

L'ultimo segreto di Villa Ada sta nascosto nelle fitte trame della boscaglia, sulla cresta del versante che affaccia verso via Anna Magnani e la Moschea. Non altro che uno dei colli più remoti e selvaggi, del tutto estraneo ai flussi del pubblico. È qui che si può intercettare uno spettrale rudere monumentale, una torretta in muratura a pianta esagonale.

 

Una struttura enigmatica, avvolta da quell'impietoso strato di abbandono che ne ha oscurato ogni pregio. Stava lì, dimenticata, nell'oblio del tempo, toccata solo dalla mano di qualche vandalo inconsapevole e irrispettoso. Come spesso accade ai tanti gioielli di Villa Ada.

 

Villa Ada 6

Per fare luce su questa torretta di cui s'era persa memoria c'è voluto un lungo lavoro di indagine tra carta d'archivio, libri di storia, mappature del terreno.

 

IL TEAM L'Osservatorio Sherwood ha mobilitato un piccolo team di ricercatori, composto dall'ingegnere Romano Moscatelli di Sotterranei di Roma e dal naturalista Flavio Tarquini dell'Orto Botanico di Roma, struttura d'eccellenza de La Sapienza. A poco a poco si è svelato così il segreto del Roccolo del Re.

 

Villa Ada 5

Per capirne la storia bisogna andare indietro nel tempo fino al primo sovrano d'Italia, Vittorio Emanuele II che «per la sua leggendaria passione venatoria si era guadagnato l'appellativo di Re cacciatore», racconta Lorenzo Grassi che ha coordinato l'impresa storica.

 

«Nel 1872, dopo la presa di Roma e il trasferimento della corte Savoia nella nuova Capitale - continua Grassi - il Re aveva acquistato diverse proprietà sulla via Salaria per formare una tenuta di 200 ettari, ricca di animali selvatici, dove poter continuare a praticare il suo passatempo preferito. Tra i lavori della nascente Villa Savoia il sovrano ordinò la realizzazione di alcuni laghetti per favorire la presenza di selvaggina».

 

Veduta interna della Torre di Villa Ada

Ed è proprio nella parte nord-occidentale della villa che intorno al 1875 circa sorse l'originale struttura venatoria ad opera dell'Ufficio del Gran Cacciatore di Sua Maestà.

 

LA TECNICA VENATORIA «Quella del Roccolo era una pratica di caccia con postazione e reti che veniva usata per catturare uccelli migratori vivi», sottolinea Grassi. L'équipe di studiosi è riuscita a ricostruire nel dettaglio tutta la struttura, un esempio raffinatissimo di architettura vegetale, formata da costruzioni artificiali ed elementi naturali.

 

Strategico è stato il lavoro incrociato con autobiografie e libri storici, come quello di Enrico d'Assia, nel libro Il lampadario di cristallo, in cui annotava le sue emozioni infantili. E scriveva: «Al Roccolo si arrivava attraversando un fitto bosco che a noi bambini metteva un po' di paura: sulla sommità c'era un padiglione a torretta, in cima al quale si saliva con una scaletta a chiocciola esterna. Da lassù si godeva una bellissima vista della piana del Tevere».

 

Villa Ada 2

E sempre da Enrico D'Assia sappiamo quanto fosse forte l'attaccamento di Vittorio Emanuele II alla caccia, tanto che un freddo giorno d'inverno rimase così a lungo appostato nel parco per stanare una lontra che finì per ammalarsi di polmonite e morirne poco dopo il 9 gennaio del 1878.

 

ARCHITETTURA VEGETALE «Ad un'analisi ravvicinata, il Roccolo di Villa Ada ha mostrato delle raffinatezze - avverte Lorenzo Grassi - dalle lastre in ardesia delle scale esterne alle ingegnose staffe d'angolo, dai colori brillanti come il rosso che incornicia le finestre, al balcone panoramico, sino al camino realizzato nel piano interrato, fino all'elegante tetto spiovente in legno e al parafulmini».

 

Villa Ada 3

Facevano parte del Roccolo il casello, una torretta in posizione elevata, il tondo, un prato con al centro alberi da frutto per attirare gli uccelli, e il colonnato, un doppio filare di alberi con le reti ben nascoste. Nelle foto aeree di Villa Ada degli anni '40 è ancora visibile la conformazione del Roccolo, con il prato del tondo e il colonnato di alberi. «Proprio qui abbiamo trovato dei grandi alberi di frassino, possibile memoria vegetale di quel lontano passato», riflette Grassi.

 

Villa Ada 4

Ad aggiungere mistero al mistero di questa torre, poi, sono le tracce di buchi lasciati da sei colpi di arma da fuoco. Cosa può essere successo qui? «Sarebbe auspicabile - commentano gli studiosi - un intervento urgente di restauro da parte del Comune, anche perché le strutture sono a rischio crollo».

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA