emanuela orlandi giulio gangi

L’UOMO DEI MISTERI DEL CASO ORLANDI – E’ STATO TROVATO MORTO IN CASA, A ROMA, ZONA INFERNETTO, IN CIRCOSTANZE NON CHIARE, GIULIO GANGI, L’AGENTE SISDE CHE PARTECIPÒ ALLE PRIME INDAGINI (E POI FU EPURATO) - NEL 1983 L’EX 007, CHE SOFFRIVA DI PERIODICHE DEPRESSIONI, SI PRESENTÒ DAGLI ORLANDI, OFFRENDO UN AIUTO PER TROVARE LA RAGAZZA SCOMPARSA. STAVA PER INCONTRARE UN CRONISTA DEL “CORRIERE” – FU LUI A IMBOCCARE LA PISTA AVON: “PIETRO ORLANDI MI RACCONTÒ DELL’UOMO DELLA BMW CHE AVEVA PROPOSTO ALLA SORELLA DI PUBBLICIZZARE DEI PRODOTTI IN UNA SFILATA”

Fabrizio Peronaci per roma.corriere.it

 

giulio gangi

All’epoca in cui finì sui giornali, nel giugno 1983, aveva 23 anni. Un agente del Sisde con ottime coperture politiche, che pareva destinato a una luminosa carriera. Fu lui, tre giorni dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, a presentarsi a casa della figlia del messo pontificio di Karol Wojtyla, all’interno della Città del Vaticano, offrendo un aiuto. Lui a svolgere i primi accertamenti sul giallo, impegnandosi anche nelle ricerche. E ancora lui, una decina d’anni dopo, a essere messo ai margini del servizio segreto civile per indagini «inopportune». La mattina del 2 novembre 2022, in circostanze non ancora completamente chiare, Giulio Gangi, 63 anni, è stato trovato morto nella sua abitazione al quartiere Infernetto, steso sul suo letto. era spirato da non molto e i disperati tentativi di salvarlo sono risultati vani.

 

A dare l’allarme è stato un amico discografico, Luigi Piergiovanni, che ospitava «l’uomo dei misteri» del caso Orlandi (qui la ricostruzione completa) in una sua dependance, da quando Gangi aveva perduto l’anziana madre, con la quale aveva vissuto fino alla fine, in una villetta poco distante. «A scoprire il corpo è stata mia moglie, allertata da un amico con il quale Giulio faceva spesso colazione in un bar poco distante, preoccupato perché non rispondeva al telefono - ha raccontato Piergiovanni - La porta era chiusa dall’interno. Era sul letto, agonizzante. Abbiamo chiamato un’ambulanza, i medici hanno tentato di rianimarlo. È stato portato all’ospedale Grassi e deve essere morto durante il tragitto, a ucciderlo forse è stato un ictus». Sarà l’autopsia a chiarire le cause del decesso. Gangi soffriva di periodiche depressioni, era ipocondriaco. «Le disavventure lavorative lo avevano profondamente segnato», ha aggiunto l’amico e padrone di casa, che lo conosceva fin da ragazzo. In tempi recenti, comunque, l’ex 007 sembrava essersi ripreso, aveva smesso di assumere farmaci.

 

EMANUELA ORLANDI 5

Tanto che, in un momento di ritrovata vitalità, giusto lunedì scorso aveva preso appuntamento con un giornalista del Corriere per svolgere «un sopralluogo» e approfondire alcuni aspetti relativi al giallo di Emanuela, che gli era rimasto nel cuore da sempre. «Il giorno prima che decidi di passare chiamami dalle 13.30 in poi, così mi organizzo. Il sopralluogo lo facciamo alle 11.30 poi a magna’ in un posto vicino. Un abbraccio!» Questo il suo ultimo messaggio. «Ok, settimana prossima. Vada per pizza e birretta», era stata la risposta del cronista.

 

 

La carriera dell’ex 007 del Sisde si interruppe presto, a metà anni ‘90 - al tempo della cosiddetta trattativa Stato-mafia - quando Gangi fu trasferito d’ufficio dalle fumose stanze delle barbe finte al ministero dell’Economia. «La mia personale epurazione fu causata da un’operazione di Stato, legata a fatti di mafia, ancora più delicata della questione Orlandi», era solito dire, restando sul vago.

 

EMANUELA ORLANDI

All’indomani del 22 giugno 1983, giorno in cui Emanuela sparì, Gangi si presentò a casa in Vaticano, chiedendo di parlare con il papà, il messo pontificio Ercole, non solo in veste di 007 ma anche di amico di Monica Meneguzzi, cugina della scomparsa, conosciuta l’estate precedente a Torano, in provincia di Rieti. La ricostruzione dei tanti guai che gli causò l’intrigo Orlandi, Gangi (che era anche un grande appassionato di cinema, nonché regista indipendente) l’affidò a un’intervista-sfogo concessa al Corriere nel 2014, quando l’inchiesta non era stata ancora archiviata dalla Procura di Roma. «Feci l’errore, e umanamente mi pesa doverlo dire, di appassionarmi per aiutare una famiglia disperata. Una scomparsa così anomala era meritevole d’attenzione, strano fosse una scappatella...»

 

Fu lui a imboccare la pista della Avon, lasciata intravedere dall’ultima telefonata a casa della quindicenne. «Pietro Orlandi mi raccontò dell’uomo della Bmw che aveva proposto alla sorella di pubblicizzare dei prodotti in una sfilata. Contattai una coordinatrice Avon, la quale mi assicurò che non avevano rappresentanti maschi né rapporti con le sorelle Fontana».

 

Il rapitore che tese un tranello a Emanuela, evidentemente, confidava nel fatto che la ragazza ne avrebbe parlato a casa (e la famiglia alla stampa): il vero obiettivo, dunque, era mandare messaggi in codice alla controparte, in vista del ricatto da attivare tramite il sequestro di una concittadina del Papa. «Alla casa di moda, appresi che altre ragazze si erano rivolte all’atelier perché un uomo sulla trentina le aveva fermate per strada con una proposta simile a quella usata per adescare la Orlandi», aggiunse l’agente, che a quel puntò tentò il colpo grosso. «Mi misi in cerca della Bmw verde tundra segnalata dal poliziotto davanti al Senato e ne trovai una simile. In un’officina mi spiegarono che una donna aveva portato l’auto di un amico con un vetro rotto. Mi disse che albergava al residence Mallia, dove andai e alla reception chiesi della donna. Questa si presentò con un vestitino leggerissimo, trasparente».

EMANUELA ORLANDI

 

Era Sabrina Minardi, l’amante del boss «Renatino» De Pedis che dal 2008 ha innescato la pista della banda della Magliana, poi seguita nel 2013 dall’autodenuncia di Marco Accetti? «Ma no, la Minardi all’epoca aveva poco più di vent’anni. Questa era sulla trentina, bionda, sexy, voce decisa, quasi rauca. Le mostrai il tesserino, ma fu molto arrogante: “A lei non dico niente!”… Fatto è che, tornato in ufficio, il capo mi sollevò letteralmente da terra, la signora doveva avere contatti diretti: prese il numero della targa e in pochi minuti riuscì a farsi sentire. Pensai che fosse l’amante di qualche pezzo grosso, uno dei nostri papaveri...»

EMANUELA ORLANDI

 

Parola di 007 (scomodo). Cacciato, non per caso...

 

«Puoi praticare tutte le “teorie” del mondo, ma se non hai accanto la fortuna è tutto inutile», è stato l’ultimo post pubblicato il 1° novembre 2022 sul suo profilo Fb da Giulio Gangi, investigatore e aspirante cineasta, persona inquieta e sensibile. Una constatazione amara, scritta di getto, forse in preda alla disperazione, di certo pensando a quella ragazza con la fascetta tra i capelli la cui fine l’aveva tanto turbato. Di lei, Emanuela, aveva parlato fino al giorno prima anche con l’amico cronista. Ripromettendosi, forse, di rivelare qualcosa di inedito. (fperonaci@rcs.it)

EMANUELA ORLANDI

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)