CHI LO PRENDE IN CURIA? LA LEGGE LOMBARDA “ANTI MOSCHEE” HA L’UNICO EFFETTO DI FAR INCAZZARE LA CURIA DI MILANO PERCHÉ LE RESTRIZIONI E I VINCOLI SUI NUOVI LUOGHI DI CULTO RIGUARDA ANCHE LE CHIESE CATTOLICHE
Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”
Attenzione. Il rischio è quello di «produrre effetti che vadano al di là delle intenzioni di chi li propone». La curia di Milano prende le distanze dalla legge lombarda sui luoghi di culto appena approvata dopo mesi di polemiche. Perché resta da capire se le nuove norme saranno «in grado o meno di garantire un’effettiva libertà di culto nel rispetto di tutte le leggi vigenti».
La nuova legge nasce sulla base della spinta soprattutto leghista a frenare l’apertura di nuove moschee. In particolare, quella prevista a Milano. Un risultato certo della legge regionale è che oggi non è chiaro come il bando comunale per la realizzazione del futuro luogo di culto dovrà essere riscritto.
Il provvedimento contiene infatti disposizioni di tipo urbanistico che prevedono, per tutti i nuovi luoghi di preghiera di qualsiasi confessione, una serie di prescrizioni affinché i Comuni possano rilasciare le licenze: dallo spazio per parcheggi grande due volte l’area interessata alla concessione, fino a un «Piano attrezzature religiose» che dovrà essere sottoposto a Vas (Valutazione ambientale strategica) con l’acquisizione del parere di comitati, organizzazioni e rappresentanti delle forze dell’ordine. Ma la norma prevede anche qualcosa di assai delicato come la possibilità di indire un referendum sul nuovo insediamento religioso.
Roberto Maroni Giancarlo Giorgetti
E allora, la curia milanese comincia cauta. Dato «il cambiamento sociale in atto a Milano e in Lombardia», si legge in una nota del vicario episcopale Luca Bressan, occorre un «modo nuovo di affrontare il tema della realizzazione dei luoghi di culto».
Però, aggiunge il monsignore, «vista la rilevanza e la delicatezza del tema, occorre giungere alla costruzione di questi strumenti legislativi in modo meno frammentario e precipitoso». Il rischio, conclude la nota, è appunto quello di «produrre effetti che vadano al di là delle intenzioni di chi li propone». Insomma: il provvedimento rischia di rendere assai più complicata anche la realizzazione di nuove chiese e oratori.
Del resto, è proprio quello che dice l’associazione dei Comuni, l’Anci lombardo. Lo spiega il presidente, e sindaco di Monza, Roberto Scanagatti: «La cosiddetta “legge anti-moschee”, oltre a contenere ancora dei profili che sollevano dubbi di incostituzionalità, sicuramente complica ulteriormente l’attività degli enti locali». Inoltre, «lede l’autonomia dei Comuni nella predisposizione degli strumenti urbanistici, aumenterà i costi e aggraverà i procedimenti burocratici».
Ma a Milano esiste anche un’altra preoccupazione. Quella espressa dall’amministratore delegato dell’Expo, Giuseppe Sala. E cioè, che non passi l’idea di un’esposizione in cui i visitatori di religione musulmana potrebbero non essere i benvenuti. «Dal nostro punto di vista — spiega Sala — ci muoviamo con molta attenzione per fare sì che passi la percezione di un Expo molto accogliente».
REGIONE LOMBARDIA - IL PIRELLONE
Nell’area dell’ormai imminente manifestazione non ci saranno luoghi di culto: «Fin dall’inizio abbiamo detto che non avremmo avuto un luogo di culto all’interno del sito, non è proprio nella tradizione degli Expo».
Detto ciò, prosegue Sala, «è chiaro che, pensando ai rapporti commerciali che stiamo avendo con i tour operator e da dove i flussi arriveranno, avremo grandi flussi dai Paesi islamici». E dunque, appunto, l’auspicio è perché «passi la percezione di un Expo molto accogliente». Ma il governatore lombardo Roberto Maroni che pensa dell’intera vicenda? Che «la nuova legge è stata approvata dal Consiglio regionale, e dunque è buona e giusta».