LE LEZIONI DEL CASO ROCCARASO - 1) NESSUN VUOLE I TURISTI CIABATTONI: SONO DIVENTATI TUTTI PICCOLI BRIATORE. VOGLIONO VEDERE I “DINDINI”: SE SPENDI, BENE, ALTRIMENTI FORA DAI BALL - 2) IL POPOLINO FA INORRIDIRE: I “CAFONI”, CARI A SILONE, NON SE LI VUOLE SCIROPPARE NESSUNO: A LORO NON PENSA LA POLITICA, FIGURIAMOCI SE PUÒ ACCOLLARSELI UN OSTE ABRUZZESE – 3) NELLA VICENDA SI FONDE CLASSISMO PICCOLO-BORGHESE, UN SENTIMENTO ANTI-NAPOLETANO E SPREZZO DEI DISGRAZIATI - 4) OGNI CETO HA I SUOI INFLUENCER: RITA DE CRESCENZO E' PER I CAFONI, I PIU' CHOOSY POSSONO RIVOLGERSI A CHIARA FERRAGNI (PANDORO INCLUSO) - MORALE DELLA FAVA: HAI CAPITO, OH MISERABILE, CHE CI VAI A FARE A ROCCARASO? MA NON È MEGLIO UNA BELLA PIZZA A MERGELLINA?
Riccardo Panzetta per Dagospia
Cosa ci insegna il caso Roccaraso, improvvisamente riempita da migliaia di turisti napoletani, spronati da alcuni tiktoker partenopei e allettati da offerte iper-discount delle agenzie di viaggi? Politici, commercianti e ristoratori della località sciistica abruzzese hanno parlato di “invasione”. Neanche fossero arrivati gli unni, gli ostrogoti o i barbari di Attila.
Certo, un paese da 1.500 abitanti non poteva essere attrezzato per accogliere 12mila persone in un fine settimana. E infatti il comune si è ritrovato nel caos: piste intasate, strade bloccate, rifiuti ovunque. La fiumana di turisti campani “mordi e fuggi” ha solleticato critiche legittime dei residenti, qualche esondazione anti-partenopea (come gli striscioni esposti allo stadio Olimpico “Roccaraso, tappati il naso”), un po’ di classismo anti-popolino, condivisibili perplessità sul ruolo dei tiktoker-pifferai capaci di movimentare folle con una facilità inquietante.
Riepilogando:
1) Nessun vuole i turisti ciabattoni. Chi porta il panino da casa, chi non puo’ permettersi un pranzo stellato, finisce nella ridotta degli straccioni appestati. Che ce sei venuto a fa’? Un visitatore è ben accetto solo se portatore sano di Visa gold. Munifici bonifici, sennò scio! Dalle Alpi alla Sicilia, passando per l’Abruzzo montano, sono diventati tutti piccoli Briatore. Vogliono vedere i “dindini”: se spendi, bene, altrimenti fora dai ball.
2) Il popolino, quello che una volta si chiamava proletariato, dà ontologicamente fastidio. Fa inorridire. Una reazione epidermica. Prima che etica, è una questione estetica. I poveri sono brutti, sporchi e cattivi, per definizione. Ignazio Silone tratteggiò con la cura di un etnografo i cafoni di Fontamara, ora quegli stessi cafoni sarebbe meglio se restassero lontano dai radar. Che sgradevoli, signora mia! Non se li vuole sciroppare nessuno: a loro non pensa la politica, figuriamoci se può accollarseli l’oste di Roccaraso.
Nel descrivere le “invasioni” della località sciistica d’Abruzzo si sono mescolati classismo piccolo-borghese e sprezzo dei ceti meno colti, meno abbienti, meno trendy. Un evergreen già ammirato, magistralmente, nell’articolo di Alain Elkann, pubblicato su “Repubblica” il 23 luglio 2023: il giornalista doveva andare a Foggia e si ritrovò, in treno, con dei ragazzi un po’ rumorosi che non esitò a definire “lanzichenecchi”. Elkann marcò la distanza tra sé e quei giovani. Della serie: ma questi “bavbavi”, detto con la r moscia, qui, chi li ha fatti entrare?
3) In Italia il disprezzo per i napoletani gode di ottima salute. Quando ci sono di mezzo i partenopei, si scatena una spremuta di livore eccezionale. Verrebbe da dire “discriminazione territoriale” ma qui nessuno viene dalla montagna del sapone: i napoletani se la vanno a cercare, orgogliosamente. Sfrontatamente. Non brillano certo per sobrietà, understatement, discrezione. Offrono il fianco, a volte anche in modo sfacciato, a chi li immagina ricoperti dalla lava del Vesuvio. Negli stadi si canta: “Lavali col fuoco, o Vesuvio, lavali col fuoco”. Insomma sparare a zero sul cafoncello piace sempre, se è napoletano di più.
4) Ogni ceto ha il suo sottaceto, e pure i suoi punti di riferimento. L’influencer-macchietta Rita De Crescenzo può far sorridere o indignare, a seconda della puzza sotto il naso. Ma è la perfetta espressione del suo mondo di riferimento. Come scrive Letizia Pezzali su “Domani”: “Parliamo di influencer che si rivolgono a chi i soldi non ce li ha. Proprio così, ci sono gli influencer dei poveri e quelli dei ricchi.
Il tema, se scavi un po’, è la classe sociale”. Se migliaia di napoletani hanno seguito i consigli di Rita De Crescenzo, fiondandosi a Roccaraso, è perché si rivedono in lei. E’ una “del popolo”. Non è l’influencer patinata che mostra la sua “vita smeralda” a Dubai e magari fa qualche marchetta post-prandiale. La De Crescenzo che smuove le folle è paragonata addirittura a un pericolo sociale. E’ meglio una Chiara Ferragni che pubblicizza un pandoro o delle uova di Pasqua in nome di una beneficienza piuttosto opaca?
5) Se povero sei, povero devi schioppare. Molti dei napoletani arrivati a Roccaraso non avevano mai visto la neve. Ripeto: mai vista. Ma come, direte: possibile che non abbiano mai messo le ciaspole per passeggiare a Cortina? Come spiega “Domani”: “La montagna come esperienza esclusiva è un argomento profondo e annoso che attraversa la nostra cultura […] Lo sci è associato a un turismo di fascia medio-alta, sia per i costi, sia per l’immagine”.
“In questo senso - prosegue l’articolo - ‘l’invasione di Roccaraso’ mostra le disuguaglianze, anche se naturalmente non c’è nessuna rivoluzione in atto: non è che le persone siano andate in massa in montagna per fare un sit-in di protesta contro il sistema […] la tensione emerge dai fatti […] Chi ha meno soldi non intende rinunciare a una giornata sulla neve, perché la neve è bella e piace, come il mare, e perché forse si è stufi di guardare i ricchi e i famosi che fanno cose che tu non puoi fare. Datemi un motivo per cui i poveri dovrebbero rinunciare a una gita in montagna”. Insomma i poveri hanno “osato” mettere piede dove l’Isee non li avrebbe voluti. E questo ha fatto arricciare il naso ai più: i disgraziati devono stare al loro posto sennò dove andiamo a finire, signora mia.
Nella poesia “’A livella”, Totò faceva così sbottare il “Marchese signore di Rovigo e di Belluno” verso il netturbino Gennaro Esposito: “La casta è casta e va, sì, rispettata, ma voi perdeste il senso e la misura; la vostra salma andava, sì, inumata, ma seppellita nella spazzatura! Ancora oltre sopportar non posso la vostra vicinanza puzzolente. Fa d’uopo, quindi, che cerchiate un fosso tra i vostri pari, tra la vostra gente”.
Hai capito, oh miserabile, che ci vai a fare a Roccaraso? Ma non è meglio una bella pizza a Mergellina?
UNA MONTAGNA DI DISUGUAGLIANZA: COSA CI RACCONTA LA GITA LOW COST A ROCCARASO
Estratto dell’articolo di Letizia Pezzali per “Domani”
Domenica scorsa migliaia di visitatori, molti partiti da Napoli con pullman a prezzi stracciati, hanno riempito Roccaraso, la località sciistica in Abruzzo, per una gita di un giorno. Questo ha provocato ingorghi stradali, sovraffollamento delle piste e disagi per i residenti.
Non è un fenomeno nuovo, e si ripeterà, ma la magnitudine degli arrivi (che alcuni hanno definito, con disprezzo, invasioni barbariche) stavolta ha catturato l’attenzione. Attirati dalla promozione di alcuni influencer, e dalla promessa di passare la giornata col proprio tiktoker preferito, i turisti low cost sono giunti in massa, talvolta senza adeguata preparazione, usando sacchetti di plastica come slittini e occupando massicciamente i prati innevati (pubblici) per fare dei picnic (l’audacia!).
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Il caos ha spinto le amministrazioni locali a introdurre limitazioni ai pullman. Ma soprattutto ha rivelato tensioni sociali, divergenze di classe e problemi culturali assortiti. Da un lato, è evidente che l’arrivo di migliaia di persone in un luogo piccolo causi problemi pratici e danni ambientali. La preoccupazione dei residenti è comprensibile. Dall’altro, la reazione fortemente negativa e carica di stigmatizzazioni (osservabile sui social e in alcune dichiarazioni politiche) tradisce snobismo e classismo. Il turismo low cost è considerato di serie B, un magma popolato da maleducati che arrivano in pullman, spendono poco, non arricchiscono nessuno e non sanno comportarsi.
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Naturalmente è impossibile ignorare il ruolo degli influencer nel promuovere questo tipo di turismo. Sfruttando la notorietà, e guadagnandoci, da tempo spingono schiere di follower a seguire le loro indicazioni sulle destinazioni e le modalità di svago. I turisti ipnotizzati diventano vere e proprie pedine […] Ma siamo sicuri che come sempre basti ridurre il tutto a «è colpa dei social, la gente è ignorante»?
Siamo sicuri che il tema sia questo? Anche perché parliamo di influencer che si rivolgono a chi i soldi non ce li ha. Proprio così, ci sono gli influencer dei poveri e quelli dei ricchi. Il tema, se scavi un po’, è la classe sociale. La montagna come esperienza esclusiva è un argomento profondo e annoso che attraversa la nostra cultura […] Lo sci è associato a un turismo di fascia medio-alta, sia per i costi, sia per l’immagine.
In questo senso «l’invasione di Roccaraso» mostra le disuguaglianze, anche se naturalmente non c’è nessuna rivoluzione in atto: non è che le persone siano andate in massa in montagna per fare un sit-in di protesta contro il sistema […] la tensione emerge dai fatti […] Chi ha meno soldi non intende rinunciare a una giornata sulla neve, perché la neve è bella e piace, come il mare, e perché forse si è stufi di guardare i ricchi e i famosi che fanno cose che tu non puoi fare.
roccaraso invasione turisti provenienti dalla campania
Datemi un motivo per cui i poveri dovrebbero rinunciare a una gita in montagna. Al di là della critica (logica, ma superficiale) ai meccanismi massificanti degli influencer, è difficile trovare motivazioni non classiste per dire che dovrebbero astenersi. Servirebbero strategie organizzative inclusive, ma mancano […] Però viviamo in un tempo in cui la parola “inclusivo” ti fa bollare come una brutta comunista woke. […] I soldi sono l’unica forma di organizzazione sociale possibile, ormai? […]
rita de crescenzo a roccarasofrancesco di donato sindaco di roccarasoroccaraso invasione turisti provenienti dalla campaniaroccaraso invasione turisti provenienti dalla campaniaroccaraso invasione turisti provenienti dalla campania rita de crescenzo a roccaraso IL SINDACO DI ROCCARASO FRANCESCO DI DONATO E ANTHONY SANSONE