UN LIBRO DELLA MADONNA PER MASSIMO CACCIARI - NELLA NUOVA FATICA LETTERARIA DEL FILOSOFO ("LA PASSIONE SECONDO MARIA") VENGONO PRESENTATE 31 ILLUSTRAZIONI DELLA MADRE DI GESÙ - LE OPERE RAPPRESENTANO LA MADONNA DA BAMBINA, INTENTA A CUCIRE I FILI COLOR PORPORA CON CUI IMMAGINIAMO TESSUTO IL CORPO DI GESÙ, FINO AD ANZIANA "ORMAI RUGOSA" - L’ULTIMA IMMAGINE DEL LIBRO? È UN TAGLIO DI LUCIO FONTANA CHE SEMBRA...
Estratto dell'articolo di Marco Ventura per il "Corriere della Sera"
La Passione secondo Maria - MASSIMO CACCIARI
Ci si appassiona a Maria se si sfogliano le immagini di lei. Massimo Cacciari ce lo fa provare con le 31 illustrazioni a colori del suo nuovo libro e con il testo che le lega. La Madonna del Parto di Monterchi è la porta d’ingresso alla galleria di immagini, il primo dei tanti svelamenti proposti dall’autore ne La Passione secondo Maria (il Mulino). La donna dipinta da Piero della Francesca «custodisce il grembo gravido» con la destra, mentre con la sinistra «sostiene il fianco».
È simbolo misterioso di un’incarnazione che viene dall’eternità, oltre il tempo e lo spazio, ma non per questo è meno reale e perciò meno rappresentabile; ciò che è «tanto reale», nota infatti il filosofo veneziano, «deve poter essere rappresentato», magari attraverso un’immagine che come la «sempre sensibile» icona di Maria «colpisce i sensi, li risveglia, proprio loro chiama a fare esperienza del divino».
Piero della Francesca comincia a lavorare alla sua Madonna del Parto nel 1455. È di due anni precedente il De visione Dei di Nicola Cusano. Spinge entrambi, Piero e Nicola, la convinzione che possa darsi «un’immagine che indichi in verità la Via», un’icona, scrive l’autore, che sia «autentica via experimentalis alle cose divine».
massimo cacciari a otto e mezzo 6
Il simbolo e la realtà di Maria, il divino e l’umano, s’incontrano nell’ordine del cosmo, nel suo ritmo, dove «tutto deve tenersi, rimare», dove «ogni ente va collegato all’altro, in una distinzione senza separazione e in una unità senza confusione». È il matrimonio rinascimentale tra rigore prospettico e tensione mistica, tra il simbolismo «essenzialmente geometrico-matematico» del Cusano e la «costruzione prospettica più razionalmente fondata» di Piero.
La passione «per» Maria suscitata dalle immagini ci porta alla passione «secondo» Maria. La mano della Madonna del Parto indica il taglio al centro del corpo, «che è il Centro del cosmo», ferita mostrata «con dolorosa ma sovrana coscienza della vicenda cosmica» di cui Maria è il fulcro. «Niente affatto impassibile», lei, «madre del Deus patiens», è «domina del suo stesso dolore», che sa esprimere «senza una sola nota patetico-sentimentale».
Nel taglio di Maria si riassumono tutti i tagli, scrive Cacciari, «da cui attendiamo invano, o attendiamo soltanto, che qualcosa esca o che a qualcosa diano accesso». La ferita del parto è intanto diventata la ferita della morte: «È ai piedi della Croce che Maria partorisce di nuovo».
L’autore rintraccia nell’arco del Quattrocento, tra la Crocifissione di Masaccio del 1426 e la Pietà di Michelangelo sul finire del secolo, l’itinerario della «Donna» il cui volto è ritratto in tutte le età: da bambina intenta a cucire i fili color porpora con cui immaginiamo tessuto il corpo di Gesù, fino ad anziana «ormai rugosa». Risponde al grido del figlio crocifisso, il volto addolorato di Maria, ma nell’iconografia occidentale la sua passione è silenziosa. «La sofferenza di e in questo mondo», chiosa Cacciari, «è tale da non poter essere detta».
LA PIETA DI MICHELANGELO BUONARROTI
Nella Pietà di Michelangelo della Basilica di San Pietro, Maria è coetanea, sorella di Gesù. I due si generano l’un l’altro, «si co-appartengono». L’autore ci apre adesso le porte del Cinquecento. Nella Pietà Rondanini del Castello Sforzesco di Milano, l’ultimo Michelangelo offre l’estrema icona della «perfetta co-sofferenza», del perfetto sposalizio, in cui «la figura di Maria fa tutt’uno col corpo stesso del Figlio».
La passione sfocia infine nella resurrezione, i cui «segni» sono visibili nel Gesù michelangiolesco deposto dalla croce, colpito dalla morte, ma non dall’«annichilimento». Nell’ Assunta dei Frari di Venezia, Tiziano dipinge «l’agitazione tremenda che afferra chi rimane» mentre Maria va in cielo, verso le stelle. «Lei va ad sidera», scrive Massimo Cacciari, «e a noi non rimane che il de-siderarla». Con analoga inquietudine sono consegnate alla nostra passione le icone di Maria, nella certezza che nulla potrà mai cancellare la perfezione estetica e spirituale concepita dal Rinascimento.
L’ultima immagine del libro, la trentunesima, è un taglio di Lucio Fontana. Il Concetto spaziale rosso del 1965 sembrerebbe l’unica illustrazione del libro che non riguarda Maria. Ma forse non è così. A cinquecento anni dalla conclusione della Madonna del Parto , dalla «silenziosa eloquenza» del taglio della veste «su cui poggia, a indicarlo e proteggerlo insieme, la sua destra», forse è proprio quel taglio astratto dell’artista moderno, più d’ogni altra icona, a rappresentarci Maria.