IL TRIBUNALE E I SUOI BOIA - A LODI UNA 37ENNE VIENE ARRESTATA PERCHÉ VOLEVA UCCIDERE UNA PM: ERA RIUSCITA A PORTARE IN TRIBUNALE UNA LAMA DI VENTI CENTIMETRI IN BORSA GRAZIE AL METAL DETECTOR FUORI USO

Massimo Pisa per “la Repubblica”

 

TRIBUNALE DI LODITRIBUNALE DI LODI

«Si è affacciata a quella porta senza presentarsi. Una sola domanda: dov’è la Menegazzo? Ho chiesto: chi è lei? Ma intanto quella donna aveva fatto il giro della scrivania. Ha cominciato a tirarmi i capelli, a darmi pugni, schiaffi, calci, a graffiarmi». Maria Pia Sciortino si tiene il braccio destro, la spalla slogata, i segni della mattinata di follia sulla pelle.

 

Segretaria del pubblico ministero Alessia Menegazzo al Tribunale di Lodi, 52 anni, bionda e adesso ancora più fragile nella sua magrezza, non ha ancora avuto il tempo di raccogliere i fascicoli dal pavimento del suo minuscolo ufficio, che fa angolo con quello del pm — che a quell’ora del mattino non era ancora arrivata, il suo turno di reperibilità sarebbe cominciato più tardi — in fondo a un breve corridoio. A devastarglielo è la furia di una donna ancora più minuta di lei, di certo più disperata.

 

Nel passato di Rosa Maria Capasso, 37enne precaria di Nola con una residenza a Codogno, Bassa lodigiana, ci sono tracce di problemi psichici e trattamenti sanitari. Nella sua borsa c’era un coltello da cucina a doppia punta, lama da una ventina di centimetri, non letale ma pronta a far male, di sicuro non rilevata dal metal detector — che funziona — né dallo scanner, rotto da mesi. Nella sua mente, un obiettivo.

Alessia MenegazzoAlessia Menegazzo

 

Che non scaccia nemmeno quando viene bloccata da Massimiliano Luzi, ufficiale giudiziario e marito della donna, e poi dagli agenti di pg e dai carabinieri. Sono le 9.26 di ieri mattina quando viene chiamata l’ambulanza per la signora Sciortino. «Non ci fosse stato mio marito — continua — mi avrebbe fatto ancora più male. Quasi non riuscivano a tenerla, tirava calci e sputi».

 

Nemmeno lì si placa la follia di Rosa Maria Capasso. Che appare calma, quasi indifferente, quando il procuratore capo Vincenzo Russo le chiede il motivo del gesto, e il perché di quel coltello appena scoperto in borsa. Ma si riaccende quando negli uffici di polizia giudiziaria entra il pm Menegazzo.

 

Il procuratore Vincenzo Russo e la pm Alessia MenegazzoIl procuratore Vincenzo Russo e la pm Alessia Menegazzo

«Quando ho saputo volevo andare a calmarla — racconta ancora spaventata — io la signora la conoscevo solo di nome, l’avevo sentita al telefono. Appena mi ha visto mi è saltata addosso, mi ha tirato due pugni sulla spalla prima che la prendessero. Lì ho capito che voleva ammazzarmi». Dalle urla, che riempiono tutta la palazzina in cemento armato, mentre carabinieri e una seconda ambulanza, chiamata alle 10.14, la portano all’ospedale in stato di arresto per violenza e resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e porto abusivo d’arma: «Voglio ammazzarla! Devo ammazzare la Menegazzo!».

 

La signora Capasso aveva fatto domanda per un posto in segreteria in una scuola di Codogno ed era stata esclusa. Ingiustamente, secondo lei. Esposto ai carabinieri di Marignano, fascicolo aperto a Lodi il 24 aprile, assegnato cinque giorni dopo al pm Menegazzo. Le telefonate quotidiane non le erano bastate. Ieri mattina le guardie giurate incaricate di aprire il Tribunale, una bruttezza architettonica in cemento costruita nel 1990 sull’alveo del fiume Adda, la trovano sulle scale alle 7.10.

 

LO SCOOTER DI CLAUDIO GIARDIELLOLO SCOOTER DI CLAUDIO GIARDIELLO

Entra, passa sotto al metal detector, non è chiaro se con la borsa a tracolla o poggiata sul tavolino dei metronotte, che comunque non avrebbero potuto perquisirla — non sono ufficiali di pg — ma solo chiederle di aprirla. Lo scanner, il macchinario che taglierebbe la testa al toro, è fuori uso da settembre.

 

Lo spettro della strage di un mese e mezzo al tribunale di Milano, quando Claudio Giardiello stecchì ex socio, ex avvocato e un magistrato a colpi di pistola, non si materializza solo per casualità. «È rimasta lì, su quella seggiola, per oltre due ore — indica Vanni Lusuardi, segretario del tribunale — sempre tranquilla prima di andare a chiedere del pm. Diceva di volere un appuntamento, che l’avrebbe aspettata. Nulla di strano, a parte una frase: quando le hanno detto di tornare un altro giorno, lei ha risposto che non aveva dove dormire».

LA FUGA IN SCOOTER DI CLAUDIO GIARDIELLOLA FUGA IN SCOOTER DI CLAUDIO GIARDIELLO

 

Sospira, Lusuardi. È reduce da un’assemblea di sfoghi: «Siamo esasperati, rischiamo la vita per 1200 euro al mese lavorando gratis al sabato. Qui entra di tutto, ci prendiamo ogni giorno insulti e sputi in faccia». Toccherebbe, tocca per legge, al Comune gestire la sicurezza. Ma il sindaco Simone Uggetti para e risponde, carte alla mano: «C’è una disposizione scritta del procuratore, leggete — sventola nel suo ufficio di piazza Broletto — è datata 13 aprile: dice che per entrare si deve utilizzare esclusivamente il varco col metal detector, e di non far passare nessuno se si accende l’allarme.

claudio giardielloclaudio giardiello

 

Se si fosse messa in atto, la signora non sarebbe entrata, non è giusto ribaltare su altri le proprie inefficienze. Ancora: ecco la determina per la riparazione dello scanner, datata 5 maggio e pubblicata sull’albo pretorio, abbiamo incaricato la ditta fornitrice di Bovisio Masciago impegnandoci per 13mila euro, forse la prossima settimana arriveranno i pezzi mancanti. E questi, perché si sappia, sono i crediti che vantiamo dal Ministero di Grazia e Giustizia: 6 milioni 402mila euro dal 2011. Bacchette magiche non ne abbiamo, se qualcuno la trova ce lo dica».

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…