italiani a londra

LONDON CALLING, L’ITALIA RISPONDE - LA GRANDE FUGA VERSO LA CAPITALE BRITANNICA: OLTRE 500 MILA CONNAZIONALI VIVONO LÌ - NON SOLO CAMERIERI, C’È ANCHE CHI SFONDA NEL MONDO DELLA RICERCA O LANCIANDO START-UP COME RICCARDO ZACCONI, L’INVENTORE DI ‘CANDY CRUSH’

Enrico Franceschini per “la Repubblica

 

italiani a londraitaliani a londra

Il mio barbiere è un italiano, il mio avvocato è un italiano, il mio medico di famiglia è un italiano, la mia libraia di fiducia è un’italiana, l’insegnante di scuola guida di mio figlio è italiano, è italiana la segretaria della sua facoltà universitaria, è italiano il mio dentista, è italiana la ragazza che mi prepara il caffè al bar, sono italiani la cameriera del ristorante giapponese sotto casa, il cameriere del ristorante di hamburger all’angolo, il commesso del negozio dove compro jeans e magliette, il gelataio dove compro il gelato 

 

(anche quello di produzione italiana) e la maggioranza degli amici e amiche con cui mi ritrovo una volta al mese in una pizzeria di Camden, naturalmente italiana, dove lavorano soltanto camerieri e cuochi italiani. Vivo a Londra da un decennio, ma per certi versi è come se fossi in Italia: dovunque vado, sono circondato di connazionali.

Riccardo Zacconi Riccardo Zacconi

 

Non è soltanto un’impressione personale. Secondo i dati del Consolato d’Italia, nella capitale britannica siamo in 250mila ad avere il passaporto del Bel Paese, ma questi sono solo gli iscritti all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, cioè coloro che hanno ufficialmente spostato la propria residenza nel Regno Unito. Il Consolato calcola che il numero reale, includendo gli italiani che la residenza la tengono in Italia, sia almeno il doppio.

 

Mezzo milione, una Little Italy londinese grande come Bologna o Firenze, la cui crescita continua, anzi si espande a dismisura: 2 mila in più al mese, soltanto per quanto riguarda gli iscritti all’Aire, con un aumento complessivo nell’ultimo anno del 71 per cento della nostra immigrazione in Inghilterra rispetto al 2013. Oggi la Gran Bretagna è il paese del mondo che accoglie più immigrati italiani. Ormai è un esodo. O una grande fuga.

 

Per questo dall’inizio del 2014 il Consolato ha creato un apposito “sportello” per i nostri nuovi immigrati: si chiama “Primo approdo”, è una serata in cui avvocati, fiscalisti, medici, esperti di servizi sociali, siedono a un tavolo offrendo gratuitamente consulenze agli italiani appena sbarcati sotto il Big Ben.

 

FULVIO CONTI E L AMBASCIATORE PASQUALE TERRACCIANO FULVIO CONTI E L AMBASCIATORE PASQUALE TERRACCIANO

Gli argomenti sono lavoro, casa, salute e mondo accademico. «Lo facciamo per essere vicini ai nostri cittadini, per rispondere a un’esigenza che abbiamo sentito diventare più ampia ed urgente», dice Pasquale Terracciano, l’ambasciatore d’Italia a Londra, che ha promosso l’iniziativa, coordinata dal Console Generale Massimiliano Mazzanti e dal console Sarah Castellani.

 

«Finora abbiamo organizzato dieci serate, di cui tre dedicate a come preparare il curriculum giusto per cercare lavoro in questo paese», spiega l’ambasciatore. «In tutto hanno partecipato 650 persone, per lo più giovani. Il 57 per cento sono laureati, ma alcuni finiscono per accettare, almeno come primo impiego, anche lavori in cui la laurea non è necessaria ». Luca Vullo, giovane cineasta italiano (a sua volta immigrato a Londra), sta girando un documentario sul progetto.

 

I “seminari per immigrati” si svolgono in un luogo simbolicamente appropriato: il nostro Consolato è a Farringdon road, a due passi da Clerkenwell, la strada della prima immigrazione italiana in Inghilterra, dove sorge St. Peter’s Church, più antica parrocchia italiana di Londra, in cui tutte le domeniche dice messa (in italiano) padre Carmelo di Giovanni. In questa che fu la prima “Little Italy” londinese vissero Giuseppe Mazzini in esilio e Giuseppe Garibaldi come suo ospite, quindi ci sono arrivati generazioni di immigrati.

Barbara 
Serra 
gli italiani non sono pigriBarbara Serra gli italiani non sono pigri

 

Ma adesso la “Piccola Italia” di Londra non è più tanto piccola: è un fiume in piena. Gli italiani d’oggi vengono per fare di tutto: il banchiere, l’avvocato, il manager, l’architetto, il medico, l’ingegnere, il barista, il cameriere, il cuoco, il commesso, la nanny, il traduttore, l’assistente fotografo, il gallerista d’arte, l’insegnante, l’artigiano. In pratica tutti i mestieri. Il motivo è semplice: qui, magari dopo qualche settimana o mese di ricerche, il lavoro si trova. Attirano indubbiamente anche altri fattori, il desiderio di imparare l’inglese, fare un’esperienza all’estero, vivere in una megalopoli globalizzata e trendy, ma la chiave è che l’occupazione a Londra non è una chimera.

 

Merito dell’economia che vola, con il pil che cresce del 3 per cento, l’espansione più forte d’Europa, e la disoccupazione al 6 per cento, la più bassa dal 2008. Merito di una normativa più semplice e anche più neo-liberale: si viene licenziati su due piedi, se le cose vanno male, così come si è assunti facilmente se vanno bene.

 

Ma basta consultare Londranews.com, uno dei tanti siti per gli italiani di Londra, per trovare offerte di lavoro in ogni categoria. Certo non tutto è così luccicante come sembra da lontano: gli affitti sono esorbitanti, i trasporti costano due o tre volte più che in Italia, le distanze sono immense, il ritmo è frenetico. «Bisogna imparare a fare la coda, arrivare in orario, essere sempre cortesi e rispettosi», scrive Cristina Carducci, sociologa e immigrata anche lei da quattro anni, sul suo blog “Londra chiama Italia”. Ma se vengono in tanti significa che ne vale la pena.

 

Barbara SerraBarbara Serra

Racconta il mio barbiere, che poi è una parrucchiera, Marcella, 26 anni, di Alessandria: «In Italia mi facevano fare la stagista a 400 euro al mese per tre mesi e poi dovevo cercarmi un altro posto. Qui mi assumono e guadagno abbastanza per vivere». Paga 400 sterline al mese per un letto in una stanza con un’amica in una casa con dieci coinquilini (tutti italiani), ma è più contenta e realizzata di prima.

 

Antonia, 24 anni, di Pescara, cameriera al mio ristorante giapponese preferito, è ancora più entusiasta: «Con le mance prendo 500 sterline alla settimana, 2 mila sterline al mese. Guadagno più io di mio padre». Molti lavorano mentre fanno l’università: un compagno di studi italiano di mio figlio è stato assunto come centralinista in un albergo.

 

Ci sono quelli che devono accontentarsi di 7 sterline l’ora per preparare caffè e cappuccini da Starbucks o Caffè Nero, due delle grandi catene di caffetterie (all’italiana) della città. Bisogna adattarsi, comunicare con famiglia e amici via Skype, tornarli a trovare ogni tanto con i voli a basso costo di Easyjet e Ryan Air.

 

Ma ci sono pure quelli che hanno fatto centro ad alto livello: come Ferdinando Giugliano, laurea e Phd in economia a Oxford, ora redattore del Financial Times, o Giandomenico Iannetti, anche lui uscito da Oxford, adesso docente di neurologia alla Ucl (University College London), dove ha ricevuto 2 milioni di sterline di finanziamenti per le sue ricerche.

 

premio biagio agnes   luigi gubitosi premia ferdinando giuglianopremio biagio agnes luigi gubitosi premia ferdinando giugliano

E poi ci sono gli italiani che il lavoro se lo sono creati qui da soli, in ogni campo: uno per tutti Riccardo Zacconi, l’inventore di Candy Crush, il giochino per telefonini con utenti in tutto il mondo, titolare di una fortuna di 700 milioni di sterline partita come start-up e approdata in Borsa. I business italiani o rivolti agli italiani di Londra sono così tanti, in effetti, che sono nate anche le pagine gialle tricolori, sul web, The Italian Community London, con più di 2 mila inserzionisti (peraltro gratuiti) – e anche questa è una start-up italiana.

 

Insomma, “gli italiani non sono pigri” , come afferma fin dal titolo il libro di Barbara Serra, conduttrice dagli studi di Londra di Al Jazeera, la tivù di news araba, anche lei un’immigrata italiana che si è affermata lungo le rive del Tamigi. Non è questione di pigrizia, bensì di opportunità e merito, verrebbe da concludere. Beninteso, non tutti pensano di trasferirsi a Londra per sempre: un conto è vivere in due in una stanza, un altro metter su famiglia. Ma intanto la “Piccola Italia” cresce, lavora e produce. London calling, Italy risponde.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…