LONDRA COME CARACAS: OGNI ANNO CI SONO 60 ADOLESCENTI ACCOLTELLATI NELLA GUERRA FRA GANG GIOVANILI

Enrico Franceschini per "La Repubblica"

Uno studente italoamericano di 22 anni, Francesco Hounye, aggredito e pestato da una "ronda islamica" perché beveva birra per strada: è l'ultima notizia della cronaca nera del
Times.

Non ha fatto la fine di Joele Leotta, il ventenne italiano ucciso domenica sera a pugni e calci nel Kent da un branco di balordi lituani (quattro sono stati formalmente incriminati ieri, lunedì verranno interrogati per la prima volta dal giudice), ma l'attacco ha lasciato come ricordo a Hounye una cicatrice in faccia con ventitré punti di sutura. Succede a Whitechapel, quartiere della Londra orientale: «Adesso ho paura a uscire di casa», dice il giovane, «non so più se continuare qui i miei studi».

Due fatti di violenza in pochi giorni gettano una nuova luce sulla metropoli lungo il Tamigi? Non sembrano intimoriti turisti, visitatori e residenti italiani che affollano il mercatino di Camden, in una mattina insolitamente tiepida: «Mi dispiace tanto per quel nostro connazionale, ma a me non è mai successo niente di male», racconta una morettina che lavora in un caffè del quartiere.

Altri però testimoniano di brutti incontri la sera tardi all'uscita dai pub, di giovinastri ubriachi che li minacciano, di coltelli sventolati nel buio per avere un portafoglio o un telefonino. E dall'Italia intanto piovono telefonate di genitori in allarme: «Sono in pensiero per mio figlio, è diventato pericoloso vivere a Londra?» La risposta è un sì e un no. Londra non è Caracas.

Le leggi funzionano, la polizia è presente e l'atmosfera multietnica di una capitale di 12 milioni di abitanti (contando i sobborghi) è generalmente improntata a tolleranza e distensione. Ma qui ci sono una media di 60 adolescenti accoltellati ogni anno nella guerra fra gang giovanili nelle periferie, c'è un sottoproletariato urbano in preda a miseria, ignoranza e xenofobia, ci sono tabloid popolari che soffiano sulla crisi economica dando addosso a immigrati e stranieri. Non tutto è tranquillo come nella Piccadilly che vedono i turisti, insomma.

«Ma non esiste una caccia all'italiano, anzi, noi qui continuiamo a essere benvoluti da tutti», dice il console generale d'Italia a Londra, Massimiliano Mazzanti. Qualche precauzione, ammette lui stesso, è consigliabile: «Londra è sterminata, gli italiani non sempre si adattano subito alle sue dimensioni, qualche minima accortezza è necessaria, evitare di fidarsi di persone che non si conoscono, stare attenti a chi beve troppo nei pub, non prendere in affitto alla cieca una stanza dall'Italia magari per poi scoprire che è in una strada di spacciatori».

Con un'iniziativa presa dall'ambasciatore Pasquale Terracciano prima del tragico omicidio del Kent, il consolato si appresta ad aprire un «desk orientamento giovani, per offrire consigli gratuiti in materia legale, fiscale, sanitaria, ai ragazzi italiani appena arrivati», dice il console; e il nuovo centro sarà intitolato proprio alla memoria di Joele Leotta. Ci sono 200 mila italiani residenti a Londra e dintorni, altrettanti che vivono qui per un po' senza avere trasferito all'estero la residenza: una "Little Italy" non tanto piccola, l'equivalente di una Firenze disseminata all'ombra del Big Ben.

Tanti professionisti, commercianti, ristoratori, ma anche tantissimi studenti, tantissimi giovani: «A loro dico per prima cosa di iscriversi al sito Viaggiare Sicuri della Farnesina», conclude il console Mazzanti. «E se hanno bisogno di qualcosa, prima di chiamare i genitori, chiamino il consolato».

 

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