joe biden a varsavia vladimir putin

FACILE FARE LA GUERRA CON IL CULO DELL’EUROPA, ITALIA COMPRESA – LUCIO CARACCIOLO: “SIAMO AL FRONTE PERCHÉ L’AMERICA HA DECISO CHE LA GUERRA CONTRO UNA SUPERPOTENZA ATOMICA SI COMBATTE PER PROCURA. E DISSIMULANDO IL PROPRIO LIMITATO IMPEGNO DIRETTO” – “SI PUÒ E SI DEVE DISCUTERE SULL’OPPORTUNITÀ E SULLA MORALITÀ PER L’IMPERO AMERICANO DI COMBATTERE CONTRO I RUSSI FINO ALL’ULTIMO UCRAINO. MA ALMENO BISOGNA RICONOSCERE A KIEV IL DIRITTO - E IL DOVERE - DI STABILIRE CHE COSA VOGLIA. E POSSA. NON È ILLOGICO IMMAGINARE CHE IN CASO DI CONFLITTO PROLUNGATO LA SOLIDARIETÀ ATLANTICA SI ALLENTEREBBE…”

Lucio Caracciolo per www.lastampa.it

 

LUCIO CARACCIOLO

Siamo in guerra. Ma per quale vittoria? E se non lo sappiamo, come potremo stabilire se avremo vinto o perso, quando mai finirà? Dopo due mesi di massacri, sarebbe utile provare a rispondere a queste domande. Il fatto che si tenda a evitarle rivela le ambiguità che segnano il nostro modo di affrontare questo conflitto. È infatti guerra strana la nostra, tanto è tragica la macelleria in Ucraina.

 

Quando i russi hanno invaso il loro vicino occidentale, illudendosi di sfilare in parata a Kiev nel giro di pochi giorni, sapevano quel che volevano. L’obiettivo era sbagliato, ma chiaro. Come abbastanza leggibile sembra l’attuale piano B, che verte sulla connessione della Crimea alla Federazione Russa via Donbass allargato (quanto?).

 

vladimir putin

Noi abbiamo immediatamente solidarizzato con gli ucraini, inviato armi, denari, aiuti umanitari. Ma ancora non sappiamo che cosa concretamente si prefiggano, legittima propaganda a parte. Non siamo al fronte, perché la Nato – l’America – ha deciso che la guerra contro una superpotenza atomica si combatte per procura. E dissimulando il proprio limitato impegno diretto.

 

volodymyr zelensky

Si può e si deve discutere sull’opportunità e sulla moralità per l’Occidente – l’impero americano – di combattere contro i russi fino all’ultimo ucraino. Ma almeno bisogna riconoscere a Kiev il diritto - e il dovere - di stabilire che cosa voglia. E possa. Non è illogico immaginare che in caso di conflitto prolungato la solidarietà atlantica si allenterebbe, scoprendo le faglie sotterranee oggi coperte dalle sanzioni. Giustamente gli ucraini si sentirebbero traditi.

 

case distrutte a mariupol.

Di qui due considerazioni. Primo, se appoggiamo un altro Paese a prescindere, dobbiamo sapere dove questo voglia andare. Meglio: tornare. Secondo, se ci rifiutiamo di combattere direttamente i russi, sul campo, dobbiamo riconoscere a chi sul terreno si gioca la vita di decidere come e quando dichiarare vittoria.

 

Naturalmente discutendone con loro e fissando nostre linee rosse. Più coerente sarebbe, visto che siamo comunque impegnati per l’Ucraina, discutere con Kiev e con gli alleati quali siano i lineamenti di un compromesso accettabile e spacciabile per vittoria. E quali invece le concessioni che non dovremo mai fare.

 

LUCIO CARACCIOLO

È molto probabile che da questa guerra non usciremo rapidamente. Certo non via trattato di pace che determini l’assetto territoriale dell’Ucraina. Ovvero il grado di amputazione che Kiev di fatto subirà e che non potrà mai formalmente accettare. O la sconfitta che la Russia dovrà assorbire per essere andata oltre i suoi mezzi. Ciò esclude una vera fine della guerra.

 

Per noi italiani molto sembra volgere al peggio. Abbiamo un nemico bellicoso, incattivito e imprevedibile non lontano dalle nostre frontiere orientali (Ucraina) e prossimo alle meridionali (Cirenaica). In sede atlantica non abbiamo quasi voce in capitolo.

mario draghi

 

Anzi proclamiamo che faremo quel che decideranno gli alleati, i quali correttamente si chiedono perché mai dovrebbero integrare i nostri interessi nelle loro equazioni, visto che siamo a disposizione. Non solo, la Nato si concentra sul fronte baltico e sguarnisce il Mediterraneo. Sarebbe l’occasione di assumere le nostre responsabilità nella protezione del vitale spazio marittimo.

 

nuova fossa comune scoperta a mariupol

Per la quale non abbiamo i mezzi, finché non decideremo di dotarcene. Se i colli di bottiglia da cui si governa il mare di casa venissero chiusi da potenze nemiche noi saremmo fritti. Si può immaginare un Paese senza quasi materie prime e con una forte vocazione all’esportazione accettare il blocco delle linee di comunicazione con gli oceani? E se per caso un sottomarino russo inciampasse negli strategici cavi Internet che corrono sotto lo Stretto di Sicilia, a noi non importerebbe?

LUCIO CARACCIOLO

 

Non dubitiamo che nel governo e negli apparati si lavori alacremente a questi scenari. E che vi si abbiano chiari gli obiettivi per cui siamo impegnati in questa guerra relativamente indiretta. Sono temi così scabrosi da non poterne discutere apertamente, in Parlamento? Parrebbe di sì. Speriamo di no. Dopo due mesi, attendiamo ancora una parola solenne e autorevole che spieghi a un Paese in guerra che è in guerra – a suo modo. E che cosa significherà vincerla. O perderla.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…

trump musk xi

DAGOREPORT – DONALD TRUMP HA IN CANNA DUE ORDINI ESECUTIVI BOMBASTICI, CHE FIRMERÀ IL GIORNO DOPO L’INAUGURAZIONE: IL PRIMO INAUGURERÀ LA DEPORTAZIONE DI 9,5 MILIONI DI IMMIGRATI. MA IL SECONDO È ANCORA PIÙ BOMBASTICO: L’IMPOSIZIONE DEI DAZI SUI PRODOTTI CINESI - UN CLASSICO TRUMPIANO: DARE UNA RANDELLATA E POI COSTRINGERE L’INTERLOCUTORE A TRATTARE DA UNA POSIZIONE DI DEBOLEZZA. MA COME REAGIRÀ XI JINPING? CHISSÀ CHE AL DRAGONE NON VENGA IN MENTE DI CHIUDERE, PER LA GIOIA DI ELON MUSK, LE MEGAFABBRICHE DI TESLA A SHANGHAI…

salvini romeo

DAGOREPORT - CHI L'AVREBBE MAI DETTO: MASSIMILIANO ROMEO È IL PROTAGONISTA INDISCUSSO DELLA LEGA DI FINE 2024 - EX FEDELISSIMO DEL “CAPITONE”, È STATO L’UNICO A ESPORSI CONTRO IL SEGRETARIO, E OTTENERE LA LEADERSHIP IN LOMBARDIA – DOPO LA SUA SFIDA VINTA, ANCHE FEDRIGA È USCITO ALLO SCOPERTO CANNONEGGIANDO CONTRO L’EVENTUALE RITORNO DI SALVINI AL VIMINALE - CHE SUCCEDERÀ AL CONGRESSO? NIENTE: SALVINI HA IN MANO LA MAGGIORANZA DEI DELEGATI, E L’ASSEMBLEA AVRÀ CARATTERE PROGRAMMATICO. MA LA DISSIDENZA CRESCE…

trump musk bitcoin

DAGOREPORT - A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO - SUCCEDE CHE QUELLO SVALVOLATO ALLA KETAMINA DI ELON MUSK, DA QUANDO HA FINANZIATO LA CORSA PRESIDENZIALE DI DONALD TRUMP, SI È MESSO IN TESTA DI TRASFORMARE LA CASA BIANCA IN CASA MUSK. E COME “PRESIDENTE VIRTUALE” DEGLI STATI UNITI, L'UOMO PIU' RICCO DEL MONDO HA IN MENTE DI SOSTITUIRE LA MONETA REALE CON UNA VIRTUALE, CON UNA LEGGE CHE PREVEDA GLI ACQUISTI DI BITCOIN PER LE RISERVE VALUTARIE DEGLI STATI UNITI - MA FATTI DUE CONTI, ALL’AMERICA FIRST DI TRUMP CONVIENE DI TENERSI STRETTO IL SACRO DOLLARO CHE, AD OGGI, RAPPRESENTA LA MONETA DI SCAMBIO DEL 60% DEL MERCATO INTERNAZIONALE -NEL 2025 TRUMP DOVRÀ VEDERSELA NON SOLO COL MUSK-ALZONE CRIPTO-DIPENDENTE: IN CAMPO È SCESO PREPOTENTE IL PIU' ANTICO NEMICO DEL “VERDONE” AMERICANO: L’ORO…