
SCATTONE DI CARRIERA - LA MADRE DI MARTA RUSSO CONTRO IL POSTO DA INSEGNANTE DATO A GIOVANNI SCATTONE: “È UN’INGIUSTIZIA SOCIALE, HA UCCISO PER GIOCO, IL GIOCO DEL CECCHINO. UNA PERSONA COLPEVOLE DI UN OMICIDIO NON PUÒ FARE L’EDUCATORE”
1 - IL RISCATTONE
Massimo Gramellini per “la Stampa”
Un professore viene condannato per un omicidio che continua a negare di avere commesso. Scontata la pena, vince un concorso scolastico e dopo anni di precariato ottiene la cattedra in un istituto tecnico di Roma. Sembra una bella storia di riscatto umano e magari lo è. O magari no. Perché quel professore è Giovanni Scattone, che nella percezione di tanti italiani rimane un simbolo di fanatismo intellettuale. Il filosofo del Diritto che, affacciandosi armato di pistola da una finestra della Sapienza insieme con un collega, abbatte a sangue freddo la studentessa Marta Russo per il puro gusto di sperimentare il delitto perfetto.
E’ umano che i familiari della vittima reagiscano inorriditi alla notizia del suo scattone di carriera. E che qualche brivido di disgusto e persino di paura scorra lungo le schiene dei genitori dei futuri studenti. Ai quali, per un’apparente bizzarria del destino, Scattone insegnerà psicologia e scienza dell’educazione.
SALVATORE FERRARO E GIOVANNI SCATTONE
Chi non è coinvolto emotivamente nella vicenda ha però l’obbligo di ricordarsi che il professore ha pagato il conto con la giustizia e che la Cassazione riconobbe la colpevolezza ma non la volontarietà del suo gesto, cancellando la pena accessoria dell’interdizione all’insegnamento e così ponendo le premesse a quanto succede in queste ore. E’ giusto concedere a Scattone l’opportunità di tornare a fare il suo mestiere, oppure l’alone di un passato maledetto lo obbliga a cambiare lavoro o ad andare a esercitarlo altrove? La natura di un corsivetto come questo condanna l’autore a esprimere ogni giorno opinioni nette. Stavolta consentitegli di non averne.
2 - “SCATTONE IN CATTEDRA OFFENDE LA MEMORIA DI NOSTRA FIGLIA MARTA”
Federica Angeli per “la Repubblica”
«Come mi sento a sapere che l’assassino di mia figlia fa l’educatore e sta a contatto con ragazzi e ragazze? Come mi sento a sapere che Scattone è stato riabilitato e dunque può insegnare? Male. La trovo una grande ingiustizia a me e alla società». È la signora Aureliana, la mamma di Marta Russo, la studentessa uccisa nel cortile della Sapienza nel 1997 da un colpo di pistola, a parlare.
Signora Aureliana prova rabbia?
«Sì, provo rabbia. Tanta. In questi anni già altre volte questa “brava persona” ha avuto cattedre, come supplente, in istituti romani. Anche al Cavour, la scuola dove andava Marta: ma almeno in quell’occasione ha avuto il buon senso di lasciare l’incarico».
Una sentenza della Cassazione ha annullato l’interdizione e lo ha di fatto riabilitato.
Perché non dovrebbe insegnare?
«Una persona colpevole di un omicidio non può fare l’educatore. Io non dico che non debba avere un lavoro, ma almeno non quello di trasmettere nozioni e valori a ragazzi. Questo uomo in diciotto anni non mi ha mai chiamato, nemmeno una volta, per chiedere scusa, perdono a me e alla mia famiglia. Le sembra sia una persona riabilitata o che abbia capito il suo sbaglio? A me no. Perché oggi Marta avrebbe 40 anni. E l’ultima volta che l’ho potuta abbracciare ne aveva 22».
Il legale di Scattone, avvocato Petrelli, sostiene che i ragazzi che lo hanno avuto come insegnante sono stati entusiasti di lui.
«I ragazzi non conoscono il suo passato, essendo giovani non sanno. Ed è per loro che sono preoccupata. Per fortuna hanno genitori alle spalle che invece non dimenticano».
Se Scattone l’avesse chiamata o la chiamasse, la sua rabbia scomparirebbe?
«Con i se non posso ragionare. Mi attengo ai fatti: non l’ha fatto fino a oggi e dubito che dopo 18 anni possa farlo».
Nessuna delusione nei confronti della magistratura che lo ha riabilitato o del ministero dell’Istruzione che lo lascia insegnare?
I GENITORI DI MARTA RUSSO AL PROCESSO
«Le sentenze si rispettano, e il ministero, se lui ha diritto partecipare ai concorsi e li vince, non può far nulla. È lui che dovrebbe fare un passo indietro, rinunciare alla sua professione e chiudersi in un ufficio. Un buon insegnante moralmente deve essere un bravo uomo. E Scattone, malgrado le sentenze che lo riabilitano, resta l’assassino di mia figlia. L’ha uccisa per un gioco, il gioco del cecchino, del tiro al bersaglio, non per un motivo. Al posto di Marta poteva esserci qualunque ragazza. Ma lì c’era mia figlia».
Come sopravvive una madre a questo dolore?
«Si sopravvive grazie alla solidarietà, agli altri affetti della mia famiglia. Ma un pezzo della tua vita è perduto per sempre. E anche se gli anni passano non si attenua mai il dolore. Noi, con l’associazione che abbiamo fondato dopo la morte di Marta (un’associazione per la donazione degli organi, ndr ) andiamo nelle scuole. E se dovessi trovarmi in un istituto dove facciamo incontri, Scattone?» .
Già, se dovesse accadere cosa gli direbbe?
«Gli chiederei con quale diritto ha tolto la vita a una ragazza di 22 anni. Gli chiederei cosa gli è passato per la testa in quel momento, come si è sentito. Gli chiederei perché tutto questo non l’ha mai spiegato a nessuno».