LA MADRE DI PANTANI ACCUSA: ‘’L’HANNO UCCISO. ANCHE MORALMENTE: SU DI LUI INDAGAVANO 7 PROCURE, NEANCHE UN DELINQUENTE È TARTASSATO IN QUEL MODO’’

Vanni Zagnoli per ‘Libero Quotidiano'

Dieci anni fa, venerdì 14 febbraio 2004, Marco Pantani perse la vita per un cocktail di droga e farmaci. È uno dei campioni maledetti, resta fra gli sportivi più amati al mondo, come dimostrano i sacchi di lettere recapitati alla madre Tonina. Che ha scritto In nome di Marco, con Francesco Ceniti (Rizzoli, 360 pagine, 18 euro).

Signora, perché ripete che Marco è stato ucciso?
«Intanto moralmente. L'hanno braccato sino alla morte, dalla tappa di Madonna di Campiglio al Giro d'Italia del 1999. Aveva appena un punto di ematocrito in più del consentito, non è mai stato trovato positivo, mentre il suocero del rivale Ivan Gotti venne fermato con un furgone pieno di Epo.

Sei mesi dopo la squalifica, è stata levata la regola dello stop cautelativo quando la concentrazione sale oltre il 50%, perchè l'ematocrito è ballerino, mentre la sua emoglobina era normale. Tantissimi dettagli alimentano i dubbi, l'hanno fregato».

Chi?
«Su di lui indagavano 7 procure, neanche un delinquente è tartassato in quel modo. Nel 1995 venne investito da una macchina alla Milano-Torino, era vittima, si trasformò in indagato. Gliene hanno fatte troppe. Ricordo il primo incidente, il 1 maggio del '95: "Mi vado ad allenare", una vettura gli andò addosso, facendogli saltare quel Giro».

Marco sospettava di doping l'americano Lance Armstrong, con un decennio d'anticipo rispetto alla confessione...
«Allestendo il museo Pantani, qui a Cesenatico, trovai una t-shirt rosa con scritte a biro di mio figlio: "La vera ferita è Armstrong, parlatene perchè i campioni devono essere di esempio per i bambini". Lo chiamava Robocop, gli ha sempre riservato frecciatine».

Da mesi sostiene che farà riaprire l'indagine sulla morte.
«Ci siamo vicini, ne sono certa. Attorno al suo nome c'era solo invidia, quando è morto erano tutti contenti, per come si mostrarono al funerale».

Su quali basi ritiene che sia stato ucciso?
«Gli avevano portato 50 grammi di cocaina, Marco non è mai uscito dalla camera del residence Le Rose, a Rimini. Nello stomaco aveva tanta droga da ammazzare sei persone, insomma gliene hanno portata in eccesso. Inoltre aveva una pallotta di pane, ingoiata senza bere. Non era solo, l'hanno imboccato per togliergli la vita».

Ha sospetti particolari?
«Ne avessi idea, l'avrei già denunciata. Mi affido all'avvocato De Renzis, dell'allenatore juventino Conte, e al professor Avati, della clinica di Ferrara: a 24 anni dal presunto suicidio del calciatore Denis Bergamini, a Cosenza, ha scoperto una coltellata all'inguine prima che fosse gettato sotto un camion».

Morì a 34 anni, avrebbe corso ancora?
«Era in attività. Al Giro del 2003 chiuse con un bel 14° posto, perdendo 7 minuti per la caduta di Garzelli».

Il professor Conconi pedalò con lui: «Era fragilissimo».
«Ero al trentennale del record dell'ora di Francesco Moser, l'ha ricordato come un tipo serio, sempre in disparte. Marco era tutt'altro: un burlone, da baracca, ma in corsa staccava da tutti, per guidare la squadra. Non scherziamo sulla sua memoria».

Esistono affinità con le tragedie di Simoncelli e Romboni, Senna e Bovolenta?
«Ciascuno ha il suo destino, quelli furono incidenti, ma io ripetevo sempre: "A Marco faranno fare la fine di Fausto Coppi". Da prima di Madonna di Campiglio».

Papà Simoncelli gestisce un team di motociclismo per under 15, lei?
«Alimento la passione di mio figlio per il ciclismo tramite quattro squadre: sono a Cesenatico e Forlì, in Croazia e a Lisbona».

Del mondo delle due ruote chi è rimasto amico della famiglia?
«Pochi. Venerdì e sabato lo ricorderemo a Cesenatico, verranno i vecchi rivali Ullrich e Tonkov. L'ex ds Giuseppe Martinelli segue Nibali, anche per questo consegneremo al campione la maglia di Marco. Ho invitato amici e nemici, mi rimetto alla loro coscienza, quella non perdona. Proseguo nella battaglia, nessuno mi fa paura: fendo la folla come faceva mio figlio in salita».

E le donne della sua vita?
«Dopo infinite ricerche, tramite Facebook ho ritrovato la danese Christine Johnson: vive in Svizzera, a Losanna, e per 8 anni era stata sua fidanzata, dall'incidente del 1995».

Lei si rimprovera qualcosa?
«Per i figli si fa sempre fin troppo. È cattiva la gente, attorno al campione»

 

SCRITTE IN RICORDO DI MARCO PANTANI MARCO PANTANI MARCO PANTANI MARCO PANTANI A MADONNA DI CAMPIGLIO CON I CARABINIERI DOPO LA SQUALIFICA AL GIRO DEL pantani marco 001pantani fontanapantani marco 002pantani marco 003

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA