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MAESTRE SENZA LAUREA - IN VENETO LICENZIATE 500 DOCENTI E ALTRE 1300 RISCHIANO DI RESTARE A CASA NEI PROSSIMI MESI – LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO ARRIVA MENTRE È IN CORSO LA MARATONA PER L’ASSEGNAZIONE DELLE CATTEDRE: CIRCA 7800 POSTI RIMARRANNO VACANTI E ANDRANNO A SUPPLENTI…

Matteo Riberto per corrieredelveneto.corriere.it

 

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Sono già state licenziate 500 maestre e altre 1300 rischiano di restare a casa nei prossimi mesi. Sono le «maestre senza laurea», in possesso di diploma magistrale, anche se in realtà in molti casi la laurea ce l’hanno, ma non quella in Scienze della formazione primaria, che prima del 2001 non serviva per essere assunte in pianta stabile. I licenziamenti sono scattati mentre è in corso la maratona per l’assegnazione delle cattedre: circa 7800 posti rimarranno vacanti e andranno a supplenti.

 

 

Tutti i numeri

Nel Veneto in totale sono settemila le maestre senza laurea, che da anni insegnano nelle scuole primarie e dell’infanzia, chiamate di volta in volta per svolgere supplenze e coprire buchi di organico. Ma dopo anni di insegnamento alcune di loro avevano fatto ricorso, chiedendo l’assunzione a tempo indeterminato. E 1800 l’avevano ottenuta. Con riserva, però, cioè in attesa che il Consiglio di Stato si esprimesse in merito alla loro situazione.

 

E ora le sentenze stanno arrivando. A luglio è sopraggiunta per 500 maestre e l’esito è negativo, così sono partite le lettere di licenziamento. «Insegno da 34 anni — dice Anna Paola Baron — dopo un’odissea di supplenze e in seguito al ricorso, tre anni fa sono stata assunta all’Istituto comprensivo Daniele Manin di Cavallino Treporti. Ma è luglio mi è arrivata la lettera di licenziamento, una e-mail ricevuta mentre ero in spiaggia».

 

La testimonianza

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La docente, come le sue colleghe, è quindi condannata alle supplenze e al precariato a vita. «Al momento non mi è stata nemmeno riconosciuta l’indennità di disoccupazione e non sono stata inserita nelle graduatorie d’istituto per l’assegnazione delle supplenze — prosegue Baron —. Non so ancora se quest’anno mi sarà assegnata una cattedra e potrò essere in classe».

 

Niente indennità di disoccupazione e nemmeno la prospettiva di una supplenza. La speranza, per le maestre, è che la situazione si risolva a breve con il loro reinserimento nelle graduatorie di seconda fascia, da cui attingono le scuole per assegnare le supplenze una volta terminate le Gae (Graduatorie a esaurimento per ottenere il posto in ruolo).

 

Altre 1300 «in bilico»

Se in 500 sono state licenziate, le altre 1300 sono in bilico. «Anche per loro, entro l’anno, arriverà il licenziamento — spiega Sandra Biolo, segretario regionale di Cisl Scuola —. Tra disposizioni poco chiare del Miur e sentenze che stravolgono la norma, non si è risolta una situazione in ballo da tempo. Queste maestre torneranno precarie, con grossi disagi per loro e per gli alunni».

 

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Ma oltre alle 1800 assunte con riserva e che ora torneranno precarie, ci sono migliaia di maestre diplomate che avevano fatto ricorso per essere assunte. Le loro istanze, stando alla prima sentenza del Consiglio di Stato, saranno respinte, sancendo un futuro di precarietà.

 

A primavera il Miur aveva indetto un concorso straordinario loro dedicato e finalizzato all’assunzione, ma ne sono state prese solo un’ottantina. «A causa della crisi di governo, non è ancora stato firmato il decreto salva-precari, che avrebbe sbloccato i concorsi per l’immissione in ruolo — spiega Daniela Amanzi, segretario regionale Snals —. Il dubbio è che non si voglia stabilizzare queste maestre perché una precaria costa migliaia di euro in meno rispetto a una di ruolo».

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