MA QUALE ARMANI E FERRARI, ER MEJO BRAND ITALIANO È LA MAFIA! - LA CRIMINALITÀ FA AFFARI NELL’AGROALIMENTARE VENDENDO PRODOTTI CON NOMI CHE RICHIAMANO COSA NOSTRA: CAFFÈ “MAFIOZZO”, PASTA “MAFIA”, AMARO “IL PADRINO” E LE SPEZIE “PALERMO MAFIA SHOOTING”

Flavia Amabile per ‘La Stampa'

La mafia controlla anche gran parte di quello che mangiamo. In molti modi. Da un lato ci sono i prodotti che all'estero usano la mafia come richiamo perché - per quanto possa apparire strano a noi italiani - per gli stranieri la criminalità organizzata ha quel richiamo che arriva dalle tante pellicole girate sul tema.

E, quindi, a girare per il mondo in Bulgaria si beve il caffè «Mafiozzo», i sigari statunitensi «Al Capone» vengono venduti in Olanda, la pasta «Mafia» a Taiwan, gli snack «Chilli Mafia» nel Regno Unito, la salsa piccante «Wicked Cosa Nostra» in California, le spezie «Palermo Mafia shooting» in Germania, mentre a Bruxelles le patatine vengono intinte nella «SauceMaffia e la pasta condita con la «SauceMaffioso». Come se non bastasse in tutto il mondo spopolano i ristoranti e le pizzerie «Cosa Nostra» e «Mafia» e su internet è possibile acquistare il libro di ricette «The mafia cookbook. Persino i corleonesi hanno deciso di sfruttare il "brand": in città si vendono l'amaro «Il Padrino» o il limoncello «Don Corleone».

È un elenco lungo e triste quello denunciato ieri da Coldiretti che per la prima volta ha censito e mostrato questo tipo di speculazione commerciale presentando l'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare una Fondazione creata per smascherare tutti i comportamenti illegali. Perché le illegalità abbondano tra cibo e dintorni, il più appetitoso (in tutti i sensi) business italiano.

Tanto è vero che il comitato scientifico dell'osservatorio è presieduto da Giancarlo Caselli, magistrato ormai in pensione ma da sempre in prima linea nella lotta alla mafia. «Le mafie hanno costruito un'economia parallela, la mafia glitter che si insinua in tutti i settori merceologici approfittando anche delle difficoltà economiche», spiega.

Le organizzazioni criminali sono state tutte coinvolte nelle operazioni più rilevanti dei primi due mesi del 2014, ricorda la Coldiretti. E, quindi, è in aumento il volume d'affari complessivo della criminalità organizzata che, secondo il rapporto Agrimafie di Coldiretti/Eurispes aveva già raggiunto circa 14 miliardi di euro nel 2013 con un aumento record del 12% rispetto a due anni fa, in controtendenza rispetto alla crisi, fa notare il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.

Secondo alcune stime almeno 5mila locali che si occupano di ristorazione in Italia sono nelle mani della criminalità organizzata ma molti fanno finta di nulla. Sei disoccupati su dieci sarebbero disposti ad accettare un posto di lavoro in un'attività dove la criminalità organizzata ha investito per riciclare il denaro e quasi un italiano su 5 non avrebbe problemi a recarsi in una pizzeria, in un bar o in un qualsiasi locale gestito o legato alla criminalità organizzata purché i prezzi siano convenienti, i prodotti siano buoni o di ottima qualità o addirittura basta che il posto sia comodo e vicino a casa.

 

 

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