MALORE DELL'AUTISTA O GUASTO TECNICO? CI SONO ANCORA TROPPE DOMANDE SENZA RISPOSTA SULLA STRAGE DI MESTRE – ALCUNI COLLEGHI DI ALBERTO RIZZOTTO, IL 40ENNE CHE ERA ALLA GUIDA DEL PULLMAN VOLATO GIÙ DAL VIADOTTO, DICONO CHE QUEI BUS ELETTRICI AVREBBERO QUALCHE PROBLEMA “CON LO STERZO” – CERTEZZE SI AVRANNO DALL'ANALISI DELLA SCATOLA NERA DEL MEZZO – NON SOLO IL GUARDRAIL, MA ANCHE LA BANCHINA TRA LA FASCIA METALLICA E LA RINGHIERA NON HA RETTO, E COSI’ IL PULLMAN SI È CAPOVOLTO…
Estratto dell’articolo di Monica Serra per www.lastampa.it
pullman caduto dal cavalcavia a mestre
Lo pensano anche i colleghi dell’autista Alberto Rizzotto, di 40 anni. «Stava bene, sembrava in salute. Per me può essere stato un guasto meccanico del mezzo», dice uno di loro al Tg1. C’è chi, chiedendo di restare anonimo, aggiunge che ogni tanto, anche se nuovissimi, quei bus elettrici avrebbero dato qualche problema «con lo sterzo».
[…] La verità si attende dalla scatola nera, già estratta dal bus sotto sequestro da martedì sera. Nessun aspetto può essere tralasciato nell’inchiesta della procura di Venezia che, però, sempre di più si concentra su tutte le carenze dell’infrastruttura: il cavalcavia superiore di Marghera che in oltre sessant’anni non ha visto un intervento di manutenzione straordinaria.
LA DINAMICA DELL INCIDENTE DI MESTRE
Perché, partendo dal dato certo della graduale riduzione della velocità del pullman ormai fuori controllo, che dai 36 chilometri orari al primo punto di contatto col guard rail scende fino a 6 nel punto del precipizio, sempre più dirimente appare l’assenza di quel tratto di fascia metallica: il «buco» di un metro e mezzo, in cui il bus si è conficcato.
Ma c’è di più. E sta emergendo da quei cinquanta metri di barriere vecchie, arrugginite, a tratti rattoppate in «manutenzione ordinaria», che sono finite sotto sequestro la sera della strage. […]
Non c’era solo il varco di un metro e mezzo nel guard rail. Anche la banchina tra la fascia metallica e la ringhiera non ha retto. E il suo cedimento permetterebbe di chiarire meglio la dinamica della caduta del bus, che si è capovolto ed è precipitato sull’asfalto con il tetto, uccidendo ventuno persone. Sotto il peso della ruota destra del mezzo, la banchina si sarebbe affossata.
Quel bordo, infatti, non è stato pensato, all’epoca, quando è stato costruito, per reggere un bus turistico di 13 tonnellate vuoto, che raggiunge le 19, 5 tonnellate quando è pieno, lungo 12 metri e alto 3, 40. Per questo, al passaggio del mezzo, la banchina che ha tenuto nei primi metri ha poi iniziato a cedere sbilanciando il pullman che a quel punto si è sollevato nella parte posteriore, iniziando a girarsi su se stesso. Ha perso l’equilibrio. È caduto nel vuoto schiantandosi al suolo.
Nell’intervento di manutenzione straordinaria del viadotto, che era stato avviato solo la notte del 5 settembre scorso, anche la banchina sarebbe stata rinforzata, con i piloni, i giunti, le barriere. Proprio come invece già da anni è stato fatto nei tratti urbani del cavalcavia, da molto tempo di competenza del Comune di Venezia.
IL BUS DI MESTRE ACCARTOCCIATO DOPO LA CADUTA
Basta percorrere qualche decina di metri dal punto della strage per vedere la differenza. Anche grazie a tutte le battaglie delle associazioni ambientaliste, svoltando a sinistra, verso Mestre, si notano subito i guard rail più solidi e ci sono anche le barriere fonoassorbenti. Le diverse gestioni dell’infrastruttura sono lampanti.
La prima affidata al Comune, la seconda passata dall’Anas alla Provincia nel 2001, e dalla Provincia al Comune nel 2014, un anno prima dell’insediamento del sindaco Luigi Brugnaro. «In questi otto anni nulla è stato fatto», continuano ad accusare le opposizioni comunali che in questi giorni non riescono neppure ad accedere a tutta la documentazione sulla storia del viadotto.
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Per capire che cosa sia successo nel bus della Linea, carico di turisti stranieri, alle 19, 38 di martedì, si attendono dal medico legale anche gli esiti dell’autopsia sul corpo dell’autista, mentre sono stati esclusi esami più approfonditi sulle salme delle altre vittime che presto saranno rilasciate ai parenti venuti a Venezia da sette Paesi diversi. […]
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