“MA UN BRANCO DI LUPI COME DOVREMMO CHIAMARLO, GREGGE?” - SOTTO-MARINO METTE ALL’INDICE LA CAMPAGNA ABBONAMENTI DELLA ROMA: “IL TERMINE BRANCO ISTIGA ALLA VIOLENZA” - É RIVOLTA SUL WEB E NELLA SUA STESSA MAGGIORANZA - MA OCCUPARSI DEI VERI PROBLEMI DELLA CITTA, NO?
Mauro Favale per “La Repubblica - Roma”
Quando fu lanciata, all’inizio della primavera, non ci fece caso quasi nessuno: uno scorcio dell’Olimpico colorato di giallorosso visto dall’interno delle fauci di un lupo. Al suo fianco, sul terreno di gioco, altri lupi. In alto a sinistra lo slogan, due frasi: «La caccia ricomincia. Unisciti al branco ».
In basso a destra lo scudetto della Roma e il payoff delle ultime due campagne abbonamenti: «Hungry for glory», “affamati di gloria”. Se ne accorsero in pochissimi anche all’inizio di maggio, subito dopo la prima, tragica, sparatoria avvenuta fuori da uno stadio italiano nel pomeriggio della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina quando, a Tor di Quinto, fu colpito Ciro Esposito, tifoso partenopeo, per mano (questa l’accusa della Procura) di Daniele De Santis, ex supporter romanista, vicino ad ambienti dell’estrema destra.
Certo, qualcuno storse il naso per quel banner che campeggiava sul sito della Roma proprio in quei giorni, per quella parola, «branco», e per quella campagna così connotata. Da Napoli, soprattutto, arrivarono proteste, se ne parlò un po’ sui social network ma la vicenda finì lì.
Oggi, a distanza di mesi, quando mancano tre settimane all’inizio del campionato, le polemiche sulla campagna abbonamenti della Roma fanno un salto di qualità e diventano argomento di discussione politica. Merito del passaggio della campagna dal web alle strade che ha permesso a tanti, nelle ultime settimane, di notare quello slogan. «Il riferimento alla parola branco poteva far pensare a episodi di violenza. Molti di noi hanno ritenuto che forse non era il vocabolo più adatto», dice il sindaco Ignazio Marino.
Una risposta, quella del sindaco, diretta a una tifosa romanista che aveva chiesto conto al primo cittadino del perché, prima di lui, il consigliere della maggioranza Luca Giansanti avesse criticato la campagna abbonamenti della squadra giallorossa. Il problema, per Giansanti, è la presenza dei manifesti della Roma con lo slogan «unisciti al branco», sui mezzi dell’Atac:
«È opportuno — scriveva tre giorni fa su Facebook il consigliere capitolino — che l’azienda pubblica di trasporto della città ospiti sui mezzi la pubblicità della campagna abbonamenti della As Roma che nello slogan incita alla caccia e al branco? Siamo sicuri che il messaggio sia educativo e appropriato?». «Non credo ci fosse nulla contro la Roma o la Lupa», ha ribadito il sindaco alla tifosa romanista.
Le parole del primo cittadino, però, non hanno fatto altro che alimentare una polemica che ieri ha avuto il suo sfogo soprattutto sul web e che divide politici della stessa maggioranza. Tre giorni fa, a bollare come «inutile» la presa di posizione di Giansanti erano stati altri due consiglieri del Pd, Giulia Tempesta e Marco Palumbo: «I problemi del nostro calcio e del messaggio educativo che dovrebbe trasmettere non crediamo dipendano da uno slogan goliardico che richiama, tra l’altro, il simbolo di Roma».
Dello stesso avviso anche Enzo Foschi, ex capo della segreteria del sindaco, oggi rientrato alla segreteria del Pd cittadino: «A me la pubblicità della Roma piace un sacco — scrive sulla sua pagina Facebook — da quando hanno inventato i lupi, per indicarne un gruppo numeroso si dice branco. È vero a Roma si potrebbe pure dire “na’ cifra” oppure “na’ fiumana” oppure “na’ marea”... Polemica inutile».
In sintonia, il Movimento 5 Stelle: «Sindaco, non pensare a criticare lo slogan della Roma ma pensa a Roma, è meglio», scrive su Twitter il capogruppo dei grillini, Marcello De Vito.
Sui vari social network, però, non manca chi la pensa diversamente e giudica, invece, «brutti e inopportuni» gli slogan utilizzati dalla dirigenza americana della Roma per la sua campagna abbonamenti.
La simbologia del lupo, però, non è nuova. Resta per la campagna dedicata alla Champions League («Siamo a caccia di nuove prede», lo slogan, con i lupi che osservano dall’alto i più importanti stadi europei) e venne utilizzata anche un anno fa quando lo slogan era «Nessuno ha più fame di noi».
A idearla i creativi dell’agenzia di comunicazione Publicis che, insieme all’ufficio marketing della Roma, non si aspettavano di certo tali polemiche. Mentre in questi giorni, nei corridoi di Trigoria, la domanda più ricorrente è questa: «Ma un branco di lupi come dovremmo chiamarlo, gregge?».