“I GRANDI TORNANTI DELL'EVOLUZIONE UMANA SONO TUTTI LEGATI AL CIBO” - MARINO NIOLA: “LA CUCINA CI STRAPPA ALLA NOSTRA NATURALITÀ E CI TRASFORMA RENDENDOCI "COLTIVATI" - GLI UOMINI COMINCIANO A DISTINGUERSI DAGLI ALTRI ANIMALI QUANDO SMETTONO DI NUTRIRSI E SI METTONO AI FORNELLI - IL NOSTRO FUTURO DIPENDE DALL'USO CHE FAREMO DEL CIBO. NON SOLO PER SOPRAVVIVERE, MA SOPRATTUTTO PER VIVERE BENE, A LUNGO E IN SALUTE”
Marino Niola per “D - la Repubblica delle donne”
Il cibo è l'energia rinnovabile della storia. E al tempo stesso il motore della cultura. I grandi tornanti dell'evoluzione umana sono tutti legati al cibo, dall'invenzione del fuoco a quella degli Ogm. A ben pensarci la civiltà stessa è una sorta di cucina. Perché ci strappa alla nostra naturalità nuda e cruda, e ci trasforma rendendoci "coltivati". Non a caso le parole coltura e cultura hanno lo stesso significato. E gli uomini cominciano a distinguersi dagli altri animali quando smettono di nutrirsi e si mettono ai fornelli.
Come dire che homo sapiens e homo edens sono la stessa persona. È per questo che in questo tempo di migrazioni, di contrapposizioni e di integrazioni, conoscere la cultura alimentare propria e degli altri diventa uno strumento educativo potente, che riduce le distanze, le diffidenze e le differenze. Rende meno temibili le diversità e più accoglienti le identità. In questo senso, il nostro futuro dipende dall' uso che faremo del cibo. Non solo per sopravvivere, ma soprattutto per vivere bene, a lungo e in salute.
Oltre che in pace con gli altri e con l'ambiente. E per vincere la scommessa, c' è bisogno di riscrivere la nostra scala dei valori alimentari. Con una nuova cultura e una nuova scala di valori, fondata sulla sostenibilità e sulla convivialità. Non è un caso che in spagnolo mangiare si dica comer, dal latino cum edere, mangiare insieme. E che dalla parola edere derivi il nostro termine educazione. Come dire che mangiare ed educare coincidono fin dalle sorgenti della nostra civiltà.
Ecco perché la promozione della cultura del cibo è una delle grandi sfide della politica, della formazione e dell' informazione. Per dare risposte corrette e lungimiranti a quella volontà di sapere diventata ormai il pensiero dominante del nostro tempo. Che dell' alimentazione ha fatto una passione e un' ossessione. Oscillante tra cibo-mania e cibo-fobia, etica e dietetica.
Ma anche la materia prima di una nuova idea dello sviluppo e della sicurezza, dell' ecologia e dell' economia, dell' equità e della felicità, della salute e del piacere.
I grandi temi del presente, come la qualità della vita, la longevità, la difesa dell' ambiente e del vivente, la salvaguardia delle biodiversità, la bioetica animale, la tutela delle filiere corte, la valorizzazione delle identità e delle comunità passano soprattutto attraverso le scelte e le sensibilità alimentari.
In questo senso la dieta mediterranea - che l'UNESCO ha iscritto nella lista del patrimonio intangibile nel 2010 - è l' immagine stessa del mangiare di domani. Buono, democratico, stagionale, conviviale e solidale. Dietro ogni cibo, dietro ogni sapore c' è una storia sociale e personale che viene da molto lontano.
Dall'abilità degli artigiani, dalla sapienza contadina, dalla creatività delle donne, costrette a fare di necessità virtù, trasformando la scarsità in bontà. Quel che rende straordinari i patrimoni materiali e immateriali dell' alimentazione è proprio l' antico intreccio di cultura e misura di cui essi sono espressione. Dove la misura indica una sorta di equilibrio aureo che regola le relazioni sociali e ambientali.
Un algoritmo "equo". Come indica la parola italiana "cibo", che deriva proprio dal greco kebos, che era lo strumento per calcolare la quantità giusta di alimenti. Quel senso della misura che è stato dimenticato negli anni della bulimia consumistica. Quando l' idea dello sviluppo infinito ha prodotto corpi a sua immagine e somiglianza. Obesi da un lato e sottopeso dall' altro. Entrambi malnutriti, o per eccesso o per difetto. Perché ancora oggi l' umanità resta divisa in due. Tra chi ha più fame che cibo e chi ha più cibo che fame. Tra chi cerca di mangiare e chi cerca di non mangiare.