mario castagnacci e paolo palmisani emanuele morganti alatri

LI HANNO ARRESTATI IN UNA CASA A BOCCEA, DOVE SI NASCONDEVANO DALLA FURIA DI CHI ORA VUOLE VENDICARE EMANUELE MORGANTI. SONO MARIO CASTAGNACCI E PAOLO PALMISANI - ACCUSATI DI OMICIDIO VOLONTARIO, I DUE SONO CONOSCIUTI IN PAESE: UNO HA PRECEDENTI PER DROGA, L’ALTRO GIRAVA SEMPRE STRAFATTO. LI CHIAMANO “I FRATELLASTRI”

1 - ALATRI, DUE FERMI PER OMICIDIO: SU EMANUELE VIOLENZA FEROCE

Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”

 

CORTEO IN MEMORIA DI EMANUELE MORGANTICORTEO IN MEMORIA DI EMANUELE MORGANTI

Li hanno scovati a casa di una cugina a Boccea, alla periferia di Roma. Si nascondevano più che dai carabinieri dalla furia di chi ora vuole vendicare Emanuele. Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, 27 e 24 anni, fratellastri, sono i primi due a finire in carcere. L' accusa per loro è di omicidio volontario. Mario, già pregiudicato per droga, la sera prima del delitto era stato fermato di nuovo dalle forze dell' ordine a Roma con tre amici: avevano dosi di droga.

 

Ma il mattino successivo erano stati rilasciati. Ora, quattro giorni dopo la morte di Emanuele, Mario assieme a Paolo, è tornato in carcere. Il pm romano Stefano Rocco Fava ritiene i due fratellastri responsabili «di una violenza feroce». Inoltre, se lasciati liberi, «possono cercare di influire sulla genuinità delle dichiarazioni che verranno rese da chi è a conoscenza dei fatti».

LA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - PAOLO PALMISANI E MARIO CASTAGNACCILA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - PAOLO PALMISANI E MARIO CASTAGNACCI

 

Sì, perché come ha sottolineato ieri il procuratore capo di Frosinone Giuseppe De Falco, racconti contraddittori e omertà sono le caratteristiche di questa vicenda, nella quale adesso irrompe anche la guerra fra clan: minacce e avvertimenti ai parenti degli arrestati e ai cinque indagati per ora solo per rissa - uno, assistito dall' avvocato Giampiero Vellucci, è tuttora latitante -, con auto incendiate, insulti in piazza al padre di Castagnacci (indagato anche lui), spedizioni negli studi legali. La famiglia Palmisani è fuggita.

 

LA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - PAOLO PALMISANI LA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - PAOLO PALMISANI

Su Facebook, sui profili aperti in memoria di Emanuele Morganti, spuntano frasi come «Impiccateli in piazza», «Non c'è solo la giustizia dei tribunali, ce n'è anche un' altra». In questo clima incandescente, ieri sera a Tecchiena Castello, la comitiva del ragazzo ucciso ha organizzato una fiaccolata dal bar dell' amico Gianmarco Ceccani, fino alla chiesa della frazione di Alatri.

 

LA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - MARIO CASTAGNACCILA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - MARIO CASTAGNACCI

Chi indaga ammette che «per scoprire il vero movente del delitto ci vorrà tempo», ma dai verbali dei testimoni, che la Procura di Frosinone ha inviato a quella romana, emerge che Emanuele, portato di peso fuori dalla discoteca da quattro buttafuori (Manuel Capoccetta, Michael Ciotoli, Damiano Bruno e l'albanese Xhemal Pjetri), che potrebbero aver avuto un ruolo nel pestaggio, avrebbe perso i sensi dopo aver sbattuto la testa sul montante posteriore di un' auto parcheggiata fuori dal Mirò, una Skoda blu, dopo essere stato aggredito almeno tre volte, con un manganello con la scritta «Boia chi molla» e una chiave per sbullonare le ruote.

 

LA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - RICOSTRUZIONELA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - RICOSTRUZIONE

A sferrare il pugno letale alla testa di Emanuele sarebbe stato Castagnacci, ma anche Palmisani aveva dato cazzotti al ragazzo che, prima di cadere, avrebbe cercato di difendersi. Sarà l'autopsia, svolta nella tarda serata di ieri a Roma, ad accertare quali lesioni abbiano provocato la morte. Poi potrebbero scattare altri arresti.

 

2 - "TRE PESTAGGI, IL PRIMO GIÀ AL BAR" I RACCONTI DELLA NOTTE MALEDETTA

Corrado Zunino per “la Repubblica”

 

I contorni della notte ubriaca in Piazza Regina Margherita, probabilmente caricata a droga, poi violenta e poi omicida, quattro giorni dopo sono più nitidi. Restano momenti di buio, ma le nove testimonianze raccolte dai carabinieri nella caserma di Alatri, quelle considerate univoche e certe dal Gip di Frosinone per confermare gli arresti dei due fratellastri, Mario Castagnacci, 27 anni, cuoco, precedenti per spaccio e rapina, e Paolo Palmisani, 24 anni, muratore e apprendista padrone nell’azienda edile del papà, quindi a indagare i cinque amici che hanno provocato, sostenuto e incitato la loro violenza, spiegano molto di questo fine settimana sproporzionatamente tragico.

La morte di Emanuele Morganti - Xhemal PjetriLa morte di Emanuele Morganti - Xhemal Pjetri

 

Gli amici di Emanuele, le loro fidanzate, la barista e il gestore del Music Club Miro cresciuto nel pieno centro di Alatri, lo stesso ventisettenne ubriaco che ha iniziato la rissa con Emanuele, chiariscono. I fatti e la loro gravità. «Il locale era strapieno, non si respirava», dicono tutti. Intorno all' una e un quarto, ormai sabato 25 quindi, Emanuele si sposta con la fidanzata Ketty Lisi al bancone e ordina quattro tequila - lo "shortino" - per sé e gli amici.

 

Memmo Paniccia, 27 anni, scambiato per albanese in quanto amico di albanesi chiassosi, in verità italiano dei Casermoni di Frosinone, inizia a spingere chi ha davanti, pretende un superalcolico con due euro e, quando Emanuele si gira seccato, «gli tira addosso un portatovaglioli». Il titolare del "Miro" ha già chiamato due buttafuori al banco, l' alterco degenera.

 

Il locale di Alatri dove e stato ucciso Emanuele MorgantiIl locale di Alatri dove e stato ucciso Emanuele Morganti

Ketty Lisi, la fidanzata, racconterà ai carabinieri: «Sono intervenuti in tre e, invece di separare chi litigava, hanno iniziato a prendere a calci e pugni Emanuele costringendolo in un angolino vicino a una colonna, a terra. Poi lo hanno portato fuori a forza». Emanuele ha già la maglietta strappata, sangue dalla bocca, ma, superate le scale di quel club ricavato in una grotta, varcato il portoncino marrone, fuori s' apre l'inferno.

 

Emanuele Morganti con la fidanzataEmanuele Morganti con la fidanzata

Un gruppo di ragazzi italiani lo ha seguito - «erano tutti amici tra loro, almeno dieci» - e il massacro ha inizio: subito davanti all'ingresso, poi nella parte alta della piazza dove il ventenne cerca di fuggire, infine di fronte al palazzo del Giudice di pace, dove perde coscienza.

 

Emanuele MorgantiEmanuele Morganti

Marco Morganti, uno degli amici rimasti fuori dal Club, dichiara: «Palmisani ha colpito Emanuele con uno schiaffo, Castagnacci con un altro, Emanuele è scappato lungo il muro». Grazie all' intervento dell'amico Gianmarco. Sofia Santoro rilascia a verbale: «La rissa all' esterno è iniziata con i quattro buttafuori, poi si sono aggiunti gli altri, anche il padre di Castagnacci, Franco».

 

Un uomo «sui cinquanta », con un maglione bianco, chiamato "Bellearmi" per l' abitudine di girare armato. La loro è una famiglia di venditori ambulanti. «Quando Emanuele stava per uscire dalla piazza», ancora l'amica Sofia, «lo hanno raggiunto in venti e un buttafuori lo ha colpito con un manganello».

ALATRI - LA MORTE DI EMANUELE MORGANTIALATRI - LA MORTE DI EMANUELE MORGANTI

 

Lo troveranno nell'auto di Bruno Damiani. Veronica Ritarossi, uscita in piazza a fumare una sigaretta, ex di Palmisani, racconta: «Ho visto Paolo spingere via la sua nuova fidanzata Michela, lei non voleva fargli aprire lo sportello. Paolo urlava: "Voglio prendere la pistola". Era fatto. Quando stava con me assumeva spesso cocaina. Ha aperto la portiera posteriore e ha preso un tubo metallico, gliel' ho già visto fare quel gesto quando litiga con qualcuno. Poi è corso verso la parte alta della piazza».

 

EMANUELE MORGANTI EMANUELE MORGANTI

Non c' è una testimonianza che dica chi abbia usato il tubolare, solo un referto medico che spiega che è stato usato: «Lesioni compatibili con un mezzo di natura contusiva a superficie ristretta e allungata». Emanuele Morganti, ferito, preoccupato perché non vede più la fidanzata, scende di nuovo verso il "Miro": "Voglio trovare Ketty", dice a un' amica, ma a metà piazza la terza aggressione. Scrive il Gip: «Castagnacci e Palmisano raggiungono ancora Morganti e lo colpiscono da dietro con un pugno per uno. L'ultimo, del cuoco, abbatte il ragazzo, che cadendo sbatte la testa sul montante di una Skoda blu parcheggiata».

 

Emanuele è a terra esanime, i due infieriscono, quattro amici di Tecchiena tornano a fare scudo. Simone Evangelisti racconta: «Mi sono reso conto che stava male, aveva la lingua tra i denti, non riusciva a respirare, sembrava russasse, storceva la bocca. Ho cercato di toglierlo da sotto la macchina, dove l' avevano incastrato». Paolo Palmisano, si scopre nel verbale, non sapeva neppure come era fatto Emanuele Morganti, vent' anni. «Chiedeva alla folla: "E' lui?". Ci penso io». C' era chi lo pregava di fermarsi, «ma lui picchiava e basta».

EMANUELE MORGANTI EMANUELE MORGANTI

 

3 - MARIO E PAOLO, I FRATELLASTRI E IN PAESE TUTTI DICONO: SI SAPEVA CHE PICCHIAVANO

Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”

 

A poche ore dall'arresto di Mario Castagnacci, 27 anni e Paolo Palmisani di 24, per l' omicidio di Emanuele Morganti, tra Alatri e Tecchiena nessuno è meravigliato. E il commento più frequente è: «Non è mica la prima volta. Adesso perché c' è scappato il morto, ma se ne dovevano accorgere prima».

 

EMANUELE MORGANTI EMANUELE MORGANTI

Si respira un misto di rabbia unita a disprezzo, perché molti già conoscono le rivelazioni degli amici di Emanuele. E a leggere i verbali, la responsabilità dei due fermati ieri sembra grave. C'è Sofia che agli investigatori racconta: «Ho visto i quattro buttafuori colpire ripetutamente Emanuele. Intanto ho notato Paolo Palmisano, diceva: "Ah sì, mo' ci penso io". Poi si è allontanato, si è diretto verso le scalette che portano in via Circonvallazione e dopo poco è passato davanti a me con un ferro a forma di L e correndo si è diretto nel punto dove Franco e Mario Castagnacci e i quattro buttafuori e altre persone che non conosco stavano aggredendo Emanuele».

 

EMANUELE MORGANTI EMANUELE MORGANTI

Sofia non vede se anche Paolo lo colpisce o no. Simone assiste alla scena: «Ho visto Paolo Palmisani ed Emanuele iniziare a litigare. Emanuele andava verso la fontana. Paolo lo ha inseguito e gli ha dato un pugno. Emanuele ha cercato di scappare verso la parte bassa della piazza, ma Mario Castagnacci lo ha inseguito e lo ha colpito da dietro con un altro pugno, nella parte posteriore della testa. Emanuele è caduto e ha sbattuto la testa contro una macchina parcheggiata». Simone si avvicina. Vede Emanuele a terra e attorno a lui Mario, Paolo e altri che colpivano Gianmarco Ceccani, l'unico intervenuto per cercare di soccorrerlo.

 

EMANUELE MORGANTIEMANUELE MORGANTI

Paolo abita a Tecchiena, la stessa frazione di Emanuele. Mario sul suo profilo Facebook è amico della sorella e di due cugini del ragazzo che ha ucciso. Paolo e Mario, tutti in paese li chiamano fratellastri. Storia famigliare complicata, Stesso giro di amicizie borderline , non estranee alla violenza gratuita, ai precedenti penali e all' uso di sostanze dello «sballo».

 

Su Paolo, muratore saltuario presso l' azienda del padre, circolano molti aneddoti. Un compagno di classe di Emanuele racconta: «È sempre stato un violento. Un po' di tempo fa ha dato un pugno in faccia a un minorenne dentro un bar. Ma poi non gli hanno fatto niente. Da quando me lo ricordo io, però è sempre stato una "testa calda". Certo nessuno di noi pensava che si potesse arrivare a tanto. Però il problema sono un po' le "consumazioni"».

EMANUELE MORGANTIEMANUELE MORGANTI

 

Di Mario, invece, raccontano un' evoluzione in negativo. «Sette-otto anni fa non era cosi», dicono in paese. Poi è finito in un brutto giro e lo trovarono con della droga in auto. Rimase per oltre un anno in carcere e quando uscì cominciò a lavorare come cuoco in un ristorante del litorale pontino. Ma nei racconti di paese la sua biografia parte sempre dal padre Franco e dal soprannome della sua famiglia: «Bell' armi». Nel profilo Facebook, Franco, si mostra con una grande pistola in mano. Forse giocattolo. E il commento di un' amica sotto è: «Sì proprio nu Bell' armi».

EMANUELE MORGANTIEMANUELE MORGANTI

 

4 - «VOLEVO SALVARLO NON CE L' HO FATTA ORA MI RESTA SOLO IL RIMORSO»

Dal “Corriere della sera”

 

Nonno Silvio lo dice chiaramente: «Mio nipote è sotto choc, non riesce a parlare. È rimasto bloccato dopo quello che ha visto. Dovrà andare dallo psicologo». Il nipote è Gianmarco Ceccani, l' unico che ha tentato di salvare Emanuele da una sorte ormai segnata. Proprio al nonno il ragazzo ha raccontato, prima di chiudersi in silenzio, che «quando sono arrivato quelli stavano già massacrando Emanuele. Stava lì, per terra, quasi non si muoveva. Dovevo fare qualcosa e così mi sono buttato su di lui per proteggerlo. L' ho fatto d' istinto, dovevo farlo. Speravo bastasse, non è stato così e adesso non me lo perdono».

EMANUELE MORGANTI EMANUELE MORGANTI

 

Ma ai carabinieri il ventenne ha riferito anche di aver visto «qualcuno che colpiva Emanuele da dietro con un pugno al capo: lui è caduto e ha sbattuto la testa su una macchina, poi è caduto a terra esanime». «E pensare che ero andato solo in piazza con la mia ragazza e una coppia di amici. In quella discoteca però non ci siamo voluti entrare. Quei balordi hanno picchiato anche me - ha raccontato Gianmarco al nonno -, ma non mi hanno fatto niente. Solo qualche graffio, neanche sono andato in ospedale.

 

Qualcuno di loro mi ha anche preso per le braccia e sollevato di peso, poi gli altri hanno continuato a dare colpi al mio amico. È stato orribile, povero Emanuele, ci conoscevamo da bambini, andavamo a scuola insieme. E venerdì mattina era venuto a prendere il caffè da me, nel nostro bar. Lo faceva sempre. Noi due sempre insieme, anche quella maledetta notte. Volevo salvarlo, non ci sono riuscito.

Mi resta il rimorso».

LA DISCOTECA DOVE E STATO UCCISO EMANUELE MORGANTILA DISCOTECA DOVE E STATO UCCISO EMANUELE MORGANTIEMANUELE MORGANTI EMANUELE MORGANTI

 

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…