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MATTEL MANDA IN PENSIONE KEN - L'AZIENDA PRODUTTRICE DELLE BARBIE HA MESSO IN COMMERCIO UNA COLLEZIONE SENZA GENERE, OVVERO SENZA TRATTI MASCHILI O FEMMINILI - LE SEI NUOVE BAMBOLE "CREATABLE WORLD" NON HANNO LUNGHI CAPELLI BIONDI, SENO SPORGENTE E UNGHIE SMALTATE, O ADDOMINALI PRONUNCIATI, MA CORPI NEUTRI E VENGONO VENDUTE CON UN KIT DI ACCESSORI CHE PERMETTE AI BIMBI DI SCEGLIERE SE…

Da.Mas. per “Libero quotidiano”

 

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Può una bambola scatenare un dibattito acceso e controverso? Certo che sì, visto che Mattel, l' azienda produttrice delle Barbie, ha messo in commercio una collezione senza genere, ovvero senza tratti distintamente maschili o femminili.

 

Le nuove bambole "Creatable World" (sei in tutto) non hanno quindi lunghi capelli biondi, tratti gentili, seno sporgente e unghie smaltate, o i muscoli disegnati sugli addominali, hanno corpi neutri. E vengono vendute con un kit di accessori che permette ai bambini e alle bambine di scegliere se costruirsi una sorta di Ken o l' ultimo modello che somigli a Barbie con i bemuda a righe o con l' abitino rosa fosforescente come detta la moda anche in passerella.

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La statunitense Mattel, una delle più grandi aziende produttrici di giocattoli del mondo, che nel look copia molto le tendenze di stagione delle griffe che contano, scavalca gli stereotipi della bambola e del bambolotto e lascia ai più piccoli la facoltà di scegliere il sesso, e vestirli con le varie mise che sono contenute nella scatola in vendita su internet per 40,60 euro.

 

«Questi elementi estremamente versatili e realistici danno ai bambini la libertà di creare personaggi sempre unici e di personalizzarli come preferiscono», spiegano dalla Mattel.

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«I giocattoli sono il riflesso della cultura e, dal momento che il mondo continua a celebrare l' impatto positivo dell' inclusività, abbiamo sentito che era arrivato il momento di creare una linea di bambole libera da ogni etichetta», dichiara Kim Culmone, Senior Vice President di Mattel Fashion Doll Design.

 

«Attraverso la ricerca, abbiamo appreso che i bambini non vogliono che i loro giocattoli siano definiti da stereotipi di genere. Ecco perché, questa linea che consente ai bambini e alle bambine di esprimere liberamente loro stessi, è stata da loro particolarmente apprezzata», ha specificato Culmone.

 

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Ma siamo proprio sicuri che i bambini si siano espressi così. Che salto generazionale. Lontani i tempi in cui ci si interrogava se i maschietti potevano giocare solo con i trenini e le macchinine e le bambine solo con le cose da femmina.

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E mai viceversa: un protocollo che neppure un genitore emancipato era disposto a trasgredire. Perché un figlio che prediligeva giochi male assortiti rischiava di sviluppare un orientamento sessuale confuso. Le devianze ludiche mettevano sempre in allarme mamma e papà.

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E ora tutto è permesso.

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