giorgia meloni sergio mattarella

GIORGIA, FACCE RIDE! – DA TORONTO LA MELONI, A QUATTRO GIORNI DALLO SGUAIATO ATTACCO AL QUIRINALE, “COLPEVOLE” DI AVER CRITICATO LE MANGANELLATE DEI POLIZIOTTI A PISA, TENTA LA RETROMARCIA: “NON MI RIFERIVO AL CAPO DELLO STATO. I MIEI RAPPORTI CON LUI SONO OTTIMI, ANCHE SE CI SONO DEI TENTATIVI DI CREARE UNA CREPA CON IL QUIRINALE PER SCHERMARE LA CONTRARIETÀ ALLA RIFORMA DEL PREMIERATO” – E ALLORA, CHI ERA IL BERSAGLIO? “CE L’AVEVO CON LA SINISTRA MAI CAPACE DI DIFENDERE LE FORZE DELL’ORDINE”. EPPURE LA DUCETTA AVEVA PARLATO ESPRESSAMENTE DI “ISTITUZIONI”…

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

giorgia meloni a toronto

Al quarto giorno, Giorgia Meloni fece retromarcia. In televisione aveva fatto esplicito riferimento alle istituzioni colpevoli di aver criticato le manganellate di Pisa e Firenze agli studenti. Pronunciando parole chiarissime, quelle che tutto il mondo ha letto come un affondo contro Sergio Mattarella (Quirinale compreso, tanto da aver lasciato trapelare stupore). Ecco, tutti questi ragionamenti — giura la presidente del Consiglio — erano in realtà rivolti all’opposizione.

 

Così assicura al termine della missione americana che l’ha condotta prima da Joe Biden, poi ieri da Justin Trudeau. «Non mi riferivo al Capo dello Stato — dice la leader, dopo giorni di silenzio e un punto stampa saltato forse anche per evitare la precisazione nel giorno della “vetrina” della Casa Bianca — I miei rapporti con lui sono ottimi, anche se ci sono dei tentativi di creare una crepa con il Quirinale per schermare la contrarietà alla riforma del premierato. Non mi sembra corretto usare la sua figura per questo scopo».

 

SERGIO MATTARELLA E GIORGIA MELONI

E allora, chi era il bersaglio? «Ce l’avevo con la sinistra sempre capace di criticare quando le cose vanno male, ma mai capace di difendere le forze dell’ordine». Per istituzioni, a dire il vero, si intendono di norma il Colle, oppure Palazzo Chigi, o la Consulta. Non secondo Meloni, però. «Parlavo dei parlamentari della sinistra, anche loro sono una istituzione. E comunque, da quello che so io il Quirinale non fa filtrare i propri umori: quando ha qualcosa da dire, la dice. Pensare che mi riferissi a Mattarella significherebbe immaginare che il Presidente abbia tolto il sostegno alle forze dell’ordine. Ma così non è».

 

giorgia meloni a toronto

Per giorni, in realtà, i vertici di Fratelli d’Italia e i principali ministri dell’esecutivo hanno riferito dell’irritazione di Meloni per quell’uscita di Mattarella. E d’altra parte, le parole della premier erano assai distanti da quelle pronunciate dal Capo dello Stato.

 

I cronisti lo fanno notare alla presidente del Consiglio, che risponde ammettendo alcuni errori della polizia nella gestione di quella piazza: «In alcuni casi qualcosa è andato storto. Certo, è meglio non utilizzare i manganelli, bisogna valutare eventuali errori — che probabilmente ci sono stati — ma non spetta a me farlo». […]

 

COLLE OPPIO CONTRO IL COLLE - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

Ma il cuore della retromarcia è concentrato, come detto, nel rapporto con Mattarella. Un dietrofront soltanto formale, perché in realtà Meloni rilancia decisamente sul fronte della riforma costituzionale, che incide significativamente sul perimetro operativo del Capo dello Stato. «Chi è serio sa benissimo che ho fatto una riforma che volutamente non tocca i poteri del Presidente, perché so che il presidente Mattarella è una figura di garanzia, è un’istituzione unificante».

 

Il punto, in realtà, è quantomeno controverso. I giornalisti che le fanno notare che in realtà i poteri del Colle vengono intaccati dalla riforma: «E chi lo dice? ». «Diversi costituzionalisti». «E dove?». Ma soprattutto: «Quali poteri? Ditemeli. Per me restano fermi e immutati!». Di certo, le replicano, cambia quello di scioglimento delle Camere, uno scenario obbligato perché legato alla permanenza del presidente del Consiglio in carica. «La mia totale stima a Mattarella — risponde a quel punto Meloni — perché il gioco mi è chiarissimo: si sta cercando di mettere in piedi uno scontro con il Presidente perché la sinistra non sa come spiegare che non vuole che i cittadini scelgano da chi farsi rappresentare».

 

giorgia meloni a toronto

L’ultimo passaggio è dedicato alle recenti elezioni in Sardegna, la prima vera sconfitta da quando è a Palazzo Chigi. Da Fratelli d’Italia si preannuncia la richiesta di un riconteggio. La leader è cauta, ma non esclude un’opzione che avrebbe effetti deflagranti: «Aspettiamo il riconteggio, poi vediamo cosa fare. Mi pare che si stia assottigliando lo scarto, le cose sono andate meno peggio di come sembrava».

 

mattarella melonisergio mattarella ignazio la russa giorgia meloni

 

giorgia meloni sergio mattarella vertice italia africa

Ultimi Dagoreport

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…