la geisha coltiva le arti tradizionali

MEMORIE DI UNA GEISHA (A SPASSO PER ROMA) – “VORREI LASCIARE OVUNQUE DELLE BRICIOLE CHE PORTINO LE PERSONE AI CANCELLI DI QUESTO MONDO INCANTATO” – RARAMENTE QUESTE DONNE ESCONO DAL GIAPPONE. IN QUATTRO SARANNO NELLA CAPITALE DAL 6 AL 16 SETTEMBRE. E’ POSSIBILE PRENOTARE UN INCONTRO E CONOSCERLE DA VICINO: ECCO COME

geisha

Francesca De Sanctis per la Repubblica - Roma

 

Il suo vero nome, ovvero quello che aveva prima di entrare a far parte del Karykai (il mondo dei fiori e dei salici piangenti), non può rivelarlo. Né può dire quanti anni ha: avrà forse 24-25 anni.

 

Eppure Asaka - ovvero luminosa trasparente fragranza - parla molto di lei e del mondo incantato in cui ha scelto di tuffarsi. «Gei è l' arte, sha la persona. La geisha è un' artista, un' opera d' arte in movimento». È nata a Tokyo. «Mia nonna era una sapiente suonatrice di shamisen, mia madre è un' esperta di kimono, ho lavorato nel settore dell' hospitality e ho viaggiato molto. Ho imparato a conoscere l' arte del kimono, ho lavorato in ryokan (alberghi) giapponesi e ho sempre amato e studiato danza.

 

geisha

Diventare una geisha era naturale, è un sogno, nascosto in ogni angolo del nostro mondo c' è il tocco dell' arte». Un' arte che rischia di scomparire, per questo Miriam Bendìa (che alle geisha ha dedicato un blog, occhidaorientale.net, un workshop, e due libri, Diario di una maiko e Iroke Cuore di Geisha) ha voluto organizzare per loro un Festival itinerante, #AGeishaDay, a Roma dal 6 al 16 settembre.

 

L' evento fa parte delle iniziative culturali della Bake Academy e porterà fra i monumenti della Capitale 4 donne che racconteranno cosa significa essere geisha (per prenotare il proprio percorso: 06.88805627 e 347.5406062). Raramente queste donne lasciano il Giappone. «Le nuove generazioni - racconta Asaka - non sono più interessate all' intrattenimento tradizionale.

geisha

 

Non ci sono molti danna, dei patroni delle arti in grado di sostenere una okiya (casa delle geisha). Forse farci conoscere all' estero potrebbe essere una strada per trovare danna occidentali». Asaka si sveglia ogni mattina alle sei, pratica yoga e mangia cibo fresco. Uno dei workshop del Festival si terrà nel Centro Olistico Gur Prasad, un importante centro di Yoga Kundalini (il 15 settembre dalle 11 alle 18,30. Di solito, dopo lo yoga, si concentra sulle lezioni nelle arti tradizionali. «Una geisha deve studiare per tutta la vita, sempre alla ricerca della perfezione.

 

Siamo atlete, musiciste ma anche poetesse e scrittrici. Si studia anche l' inglese, per comunicare al meglio con gli ospiti stranieri». E dopo un pranzo leggero, inizia la preparazione per le esibizioni serali nelle ochaya (le case del tè).

una geisha giapponese

«Ci trucchiamo, con il rito del bianco make up oshiroi, indossiamo il kimono (imparare a farlo nel modo giusto è stata una delle cose più difficili): il tutto richiede da una a due ore. La sera ci esibiamo negli ozashiki (i geisha party). Intratteniamo i clienti con l' arte della conversazione (l' ozamochi), eseguiamo delle performance di danza, musica e canto, facciamo anche dei divertenti giochi di abilità mentale e velocità nei riflessi».

 

Asaka guadagna circa 80mila yen (620 euro) per due ore di lavoro. «Il salario - spiega - è fissato da organi statali. La geisha deve far sapere a quali incontri ha partecipato e per quanto tempo affinché possa ricevere lo stipendio». Durante il Festival sarà possibile assaporare l' atmosfera dell' ozashiki l' 11 settembre presso il ristorante giapponese Rokko (dalle 20,30 alle 23, Passeggiata di Ripetta 15), e il 14 settembre presso Fiorditè (dalle 20,30 alle 23, via Tuscolana 30). «Vorrei lasciare ovunque - conclude - delle piccole briciole che portino le persone ai cancelli di questo mondo incantato».

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