MESSO IN STAND BY UN FRONTE, ISRAELE NE APRE UN ALTRO – L'ESERCITO ISRAELIANO CONTINUA A SPARARE SUI CIVILI CHE TENTANO DI RITORNARE TRA LE MACERIE DELLE LORO CASE NEL SUD DEL LIBANO: SOLO IERI IL BILANCIO È STATO DI 22 LIBANESI UCCISI E 120 FERITI - IN LINEA CON GLI ACCORDI PER IL CESSATE IL FUOCO, LE TRUPPE ISRAELIANE SI SAREBBERO DOVUTE RITIRARE IL 26 GENNAIO, MA HANNO POSTICIPATO LA DATA DEL RITIRO – LA CASA BIANCA ANNUNCIA CHE LA DURATA DEL CESSATE IL FUOCO È ESTESA AL 18 FEBBRAIO, MA LA TREGUA È FRAGILISSIMA…
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MEDIA, ISRAELE SPARA SU CIVILI NEL SUD DEL LIBANO
(ANSA) - L'esercito israeliano ha aperto il fuoco stamani contro civili libanesi nel sud del Libano. Lo riferisce l'agenzia governativa libanese di notizie Nna. Secondo il ministero della salute libanese, solo ieri Israele ha ucciso 22 civili libanesi e ne ha feriti circa 120. Gli abitanti delle località distrutte del sud del Libano cercano da ieri di tornare alle loro case e alle loro terre in linea i termini dell'accordo di cessate il fuoco che prevedeva il ritiro delle truppe israeliane entro il 26 gennaio. Su richiesta israeliana la nuova data del ritiro israeliano è fissata al 18 febbraio prossimo.
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E TRABALLA LA «PACE» ANCHE IN LIBANO: SPARI SULLA GENTE IN MARCIA VERSO CASA
Estratto dell’articolo di D. F. per il “Corriere della Sera”
[…] Ieri le truppe di Tsahal avrebbero dovuto ritirarsi dagli ultimi villaggi arabi in cui i carri stanno piazzati tra le case. Sono quelli più vicini, quelli da cui i paramilitari bersagliavano le comunità israeliane: Kfar Kila, Taybeh, Ayta Al Sham, Khiam stanno uno dopo l’altro su queste montagne, le aree dove i soldati israeliani hanno lanciato i raid più massicci dopo aver ricevuto l’ordine di invadere il primo ottobre dell’anno scorso.
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Gli abitanti libanesi, qualcuno a sventolare le bandiere gialle di Hezbollah, al mattino si sono mossi per tornare alle abitazioni pur distrutte. Si aspettavano che la strada fosse libera, il conflitto davvero finito anche per loro, qualcuno tra i leader dell’organizzazione fondamentalista — dicono da Tel Aviv i portavoce dell’esercito — li avrebbe spinti a forzare il passo e i posti di blocco: i militari — provano a spiegare ancora gli israeliani — si sono sentiti minacciati, hanno sparato i colpi di avvertimento, poi hanno aperto il fuoco sui cortei. Secondo il ministero della Sanità di Beirut, sono state uccise almeno 22 persone, oltre 120 ferite. Tra i morti, una donna, un bambino e un soldato dell’esercito libanese.
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[…] Najib Mikati, il primo ministro libanese, prova a salvare la tregua e il suo governo.
Chiede «alle nazioni che garantiscono l’intesa di intervenire per fermare l’aggressione». Gli israeliani replicano che i suoi comandanti sono stati troppo lenti a dispiegarsi in alcune zone. Sono soprattutto gli americani e i francesi ad aver mediato. La Casa Bianca nella notte annuncia che la durata del cessate il fuoco è estesa al 18 febbraio «per consentire di implementarlo». E Netanyahu ha parlato ieri al telefono con Macron.
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I comunicati diffusi dai due leader danno una lettura diversa: da Gerusalemme evidenziano che il presidente avrebbe ceduto sull’esclusione — imposta per protestate contro l’uccisione dei civili a Gaza — delle industrie israeliane dal Salone internazionale dell’aeronautica il prossimo luglio; l’Eliseo enfatizza invece quanto Macron ritenga «importante la stabilità del Libano»: «Israele deve mantenere l’impegno al ritiro completo». E per l’invito a Parigi si vedrà.
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