GIOVENTÙ DIGITALE - A METTERE NEI GUAI LA 14ENNE VIOLENTATA DAL BRANCO, CI HA PENSATO UN’“AMICA” CHE LE HA APERTO UN FALSO PROFILO FACEBOOK, PUBBLICANDO IL NUMERO DI TELEFONO, E SCRIVENDO CHE LA RAGAZZA ERA “DISPONIBILE A TUTTO”

Carmine Festa per "La Stampa"

A mettere nei guai la ragazzina di 14 anni poi violentata più volte da un gruppo di dieci ragazzi è stata una sua «amica». Le ha aperto un falso profilo su Facebook, pubblicando il numero di telefono, e scrivendo che la ragazza era «disponibile a tutto». Perché l'«amica» lo abbia fatto non è chiaro neppure agli inquirenti che l'hanno sentita. Sta di fatto però che quel falso profilo, quel numero di telefono e quella annunciata disponibilità a tutto è costata un calvario alla quattordicenne.

Dieci ragazzi l'hanno violentata più volte l'anno scorso ad aprile nella villa del parco di Ponente a Molfetta. Quattro di quei ragazzi, Domenico Ponte di 21 anni, Andrea Rana, 20, Nicolas Turtur, 25, e Angelo De Cesare, 21, sono agli arresti domiciliari su disposizione del gip Luca Buonvino della Procura di Trani. L'inchiesta, condotta dalla pm Mirella Conticelli, riguarda anche una quinta persona che all'epoca della violenza era ancora minorenne. Per questo la sua posizione è stata stralciata e gli atti inviati alla Procura minorile di Bari.

Ma è il ruolo dell'«amica» a rendere ancora più dolorosa e inquietante la storia di questa violenza sessuale ripetuta. Le due ragazzine si erano conosciute a settembre del 2011 e la loro amicizia - ha raccontato ai carabinieri la vittima - è finita a maggio del 2012, dopo le atrocità subite in quello spazio pubblico a ridosso dell'anfiteatro.

Saputo del falso profilo su Facebook, sia la quattordicenne poi violentata che sua madre avrebbero chiesto all'altra ragazza il perché di quella iniziativa così offensiva e pericolosa. La ragazza - che sul punto è stata sentita anche dagli inquirenti - avrebbe risposto di aver agito perché convinta che la coetanea appena conosciuta fosse una poco di buono.

L'avrebbe vista - ha spiegato in caserma - assumere comportamenti equivoci e per questo si sarebbe decisa a far sapere a tutti tramite Facebook ciò che pensava di lei. Solo che ha aggiunto il numero di telefono e quella presunta disponibilità a «fare tutto» che ha attirato sull'amica le attenzioni di dieci ragazzi che l'hanno contattata, seguita, trascinata nella villa del parco di Ponente e violentata sotto gli occhi di altri amici.

Un orrore senza fine. Ripetuto da almeno uno di loro che dopo un po' di tempo si è rifatto vivo nonostante la vittima delle violenze avesse gettato via il suo vecchio telefono cellulare. Il ragazzo è riuscito a rintracciarla e abusando anche della buona fede della ragazzina che aveva accettato di uscire con lui, l'ha violentata di nuovo.

Sono seguiti altri mesi di silenzio prima che una persona vicina alla quattordicenne raccogliesse la drammatica confidenza e attirasse l'attenzione degli inquirenti.
Durante quei lunghissimi mesi la ragazzina violentata è stata più volte minacciata dal branco: se parli, raccontiamo quello che ti abbiamo fatto. Se parli, te lo rifaremo di nuovo.

Tra una minaccia e l'altra ancora violenze fisiche e abusi sessuali. Scoperte queste atrocità, agli inquirenti non resta che ricostruire tutti gli episodi e valutare la posizione delle persone coinvolte in questa vicenda. Soprattutto quella dell'«amica» coetanea della quattordicenne che le ha aperto il falso profilo su Facebook. Ed è proprio da questo particolare che il procuratore aggiunto di Trani, Francesco Giannella, ha preso spunto per raccomandare a tutti un uso attento dei social network.

 

 

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