michela murgia

“NASCERE MASCHI IN UN SISTEMA PATRIARCALE E MASCHILISTA È UN PO' COME ESSERE FIGLI MASCHI DI UN BOSS MAFIOSO” - MICHELA MURGIA PUBBLICA UN POST IN CUI RITORNA A COLPEVOLIZZARE IL MASCHIO - “LA VERITÀ” COLPISCE: “NON SARA’ CHE LA MURGIA HA UN DISPERATO BISOGNO DI FAR PARLARE DI SÉ? NON AVRÀ MICA INTUITO CHE CON LA SINISTRA ALLA FRUTTA, SI APRONO NUOVI SPAZI PER ASPIRANTI GURU PROGRESSISTI?”

Dalla bacheca facebook di Michela Murgia

 

MICHELA MURGIA

Succede sempre così: i giorni dopo la giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne parecchi uomini con intenzioni anche solidali si mettono regolarmente a dire: "però basta con questa colpevolizzazione del maschile in sé, non siamo tutti maschilisti, io per esempio non lo sono, non ho mai picchiato una donna, non voglio scusarmi per le colpe di un intero genere. Ciascuno risponda di sé."  E' un po' più complicato di così.

 

MICHELA MURGIA

Nascere maschi in un sistema patriarcale e maschilista è un po' come essere figli maschi di un boss mafioso. Non sai nemmeno cosa sia la mafia, ma da quel momento tutto quello che mangerai, berrai, vestirai verrà dall'attività mafiosa. E' colpa tua se sei nato in casa di un mafioso? Ovviamente no. Non sei tu il capomafia, non hai fondato tu la cosca, non hai murato bambini nei piloni, non hai ucciso giudici con l'esplosivo, non spacci droga e non chiedi il pizzo a nessuno.

 

Però vivi lì e se hai occhi e orecchie da un certo punto in poi non potrai più dire: non sapevo con chi stavo vivendo. Hai indossato gli abiti che nessuno dei tuoi amici poteva permettersi, hai studiato in scuole esclusive, quando sei stato male ti ha accolto la sanità che nessun sistema statale può offrire, non hai mai preso un pugno da un compagno né una nota sul registro quando il pugno lo hai dato tu e la gente per strada ti saluta con un rispetto che nessuna delle tue azioni giustificherebbe. Fino a quando potrai fare finta che tutto questo avvenga per ragioni diverse dal fatto che sei figlio del boss?

 

MICHELA MURGIA

Verrà un momento in cui avrai davanti tre scelte possibili e due sono molto chiare: tradire il boss o diventare il boss. Ce n'è però una terza, più sfumata e furba: restare "figlio del boss" senza assumersi responsabilità operative, godendo lo stile di vita che deriva dall'attività criminale senza però commettere mai direttamente un crimine.

 

Altri uccideranno, altri spacceranno e faranno prostituire, altri si comprometteranno. Tu continuerai a dire: "cosa c'entro io? Perché guardi me? Non ho mai ammazzato nessuno, mai nemmeno tirato di coca, figurati venderla!" Per tutta la vita si può mangiare miele senza dover essere l'ape e arrogarsi il diritto di essere considerati responsabili solo delle PROPRIE azioni.

MICHELA MURGIA

 

E' innocenza? No, perché il sistema mafioso si regge da sempre sulla pacifica passività di migliaia di persone che di mestiere non fanno i mafiosi. La legittimazione della mafia è implicita nella mancanza di reazione ostile di chi accanto al mafioso vive e forse persino prospera. L'unica risposta onesta alla mafia è combattere la mafia, non lasciarla lavorare senza immischiarsi. Come nel maschilismo, si nasce già immischiati. Nessuno è innocente se crede di dover rispondere solo di sè.

 

2 - LA NUOVA TALEBANA DEL FEMMINISMO «I MASCHI COME I FIGLI DEI MAFIOSI»

Alessandro Rico per “la Verità”

 

Dopo il «fascistometro», Michela Murgia ci regala un'altra pillola di filosofia da Repubblica. «Nascere maschi in un sistema patriarcale e maschilista», ha catechizzato i suoi lettori sui social, «è un po' come essere figli maschi di un boss mafioso». Magari non te ne rendi conto, però «tutto quello che mangerai, berrai, vestirai, verrà dall' attività mafiosa». Sarai, insomma, un mafioso di riflesso.

 

DARIA BIGNARDI E MICHELA MURGIA

E così, se nasci maschio in Occidente, dove notoriamente le donne sono oppresse e brutalizzate (mica come nei Paesi islamici, da dove vengono i maschi mentalmente aperti che quelli che la pensano come la Murgia accoglierebbero volentieri), sei un maschilista. Anche quando le paghi il conto al ristorante, le apri la portiera dell'auto, le regali un mazzo di fiori. Anzi, soprattutto in questi casi, che tu lo sappia o no, sei un patriarca. All'incirca lo stesso concetto che, più terra terra, aveva espresso su Rai 3 la comica Angela Finocchiaro: gli uomini sono tutti pezzi di merda.

 

IL FASCISTOMETRO DI MICHELA MURGIA

Sarebbe troppo facile lasciarsi scappare battutine ineleganti sul femminismo rabbioso che cela l'inconfessato desiderio di essere prese in considerazione dal maschio bastardo, il quale - sia maledetto - corteggia solo le belle gnocche, lasciando le più bruttine sole con i loro complessi. E sarebbe troppo difficile stendere solo un velo pietoso, soccorrere la Murgia con un silenzio misericordioso. Ovvero, usare quello che chiamerei il metodo Freddy Krueger, il mostro della saga horror Nightmare che spariva se tutti smettevano di parlarne. Scegliamo la via intermedia: commentiamo le incommentabili farneticazioni della Murgia evitando di diventare triviali.

 

Ma non sarà mica che la scrittrice sarda, dapprima impegnata a dimostrarci che il senso comune prova la nostra atavica professione di fede fascista, poi a spiegarci che il solo fatto di nascere con i gingilli anziché con la farfallina ci trasforma in complici compiaciuti di abusi e violenze, ha un disperato bisogno di far parlare di sé? Non avrà mica intuito che con la sinistra alla frutta, anzi, all' Espresso, si aprono nuovi spazi per aspiranti guru progressisti?

MICHELA MURGIA

 

E non sarà mica che pur di farsi notare, la Murgia fa la talebana del femminismo? In fondo, è più probabile che i posteri la ricordino più per i suoi vaniloqui, che per i suoi capolavori letterari. Certo, il tempismo non è il forte di Michela. Perché persino Asia Argento, oltre a Fabrizio Corona, ha mollato il femminismo da rotocalco: «Ho chiuso con il Me too, devo pensare alla mia vita». E persino chi dovrebbe pensarla più o meno come la Murgia su berlusconismo, «fascioleghismo», immigrazione, eguaglianza di genere, eccetera, a questo punto la scarica.

 

MICHELA MURGIA

È il caso del suo collega scrittore Paolo Di Paolo, apprezzato romanziere e collaboratore di Repubblica, che su Facebook ha commentato: «La mafia? Forse stiamo esagerando». Sarà che la Murgia stavolta l'ha proprio fatta fuori dal vaso. Sarà che Di Paolo, in quanto maschio, è mafioso e quindi non può capire, non può aver ragione, a prescindere.

Tuttavia, sarebbe desolante se gli argomenti dei sedicenti intellettuali si fossero ridotti a questo penoso espediente: appiccicare le etichette in base ai dati biologici. In America sta già succedendo: sei bianco, sei maschio, sei eterosessuale, quindi sei un oppressore, o un «pezzo di merda», per citare la Finocchiaro. È lo stesso razzismo di sempre, che ha solo cambiato bersagli. Ci auguriamo che la Murgia abbia qualcosa di meglio da raccontarci.

I PIEDI DI MICHELA MURGIAMICHELA MURGIAMICHELA MURGIA

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