big bambina mensa

NON LASCIATELA SOLA (QUANDO MANGIA) - UNA BAMBINA A MILANO PORTA A SCUOLA L’INSALATA PREPARATA DALLA MAMMA, MA VISTO CHE NON USUFRUISCE DEL SERVIZIO MENSA LA COSTRINGONO A PRANZARE TUTTA SOLA IN UNA STANZA. POLEMICHE A RAFFICA, REGIONE VS COMUNE

Simona Bertuzzi per “Libero Quotidiano

 

SCUOLA ELEMENTARE PIRELLI MILANOSCUOLA ELEMENTARE PIRELLI MILANO

Dispiace per quella bimba. Che è arrivata a scuola con l' insalata di miglio preparata dalle mani amorevoli della mamma. Che si è seduta accanto ai compagni e si è messa a mangiare tranquilla e inconsapevole, la forchettina lucida in una mano e il tovagliolo bianco sulle gambe ché se no mi sporco.

 

Pensava di passare inosservata e quasi scomparire nello stanzone grigio illuminato a giorno ma la responsabile del servizio mensa, «o forse la preside» dicono in comune (e lo sapete che paura fanno i presidi a quell' età) ha fatto il suo nome in mezzo a tanti, ha tirato in ballo norme e cavilli, ha spiegato che erano due giorni che chiudeva un occhio e la lasciava mangiare le cose di mamma.

 

ANNA SCAVUZZOANNA SCAVUZZO

Poi l' ha fatta alzare e l' ha accompagnata nella stanzetta accanto perché consumasse il suo pranzo in solitudine. Lei seduta a un banco traballante a chiedersi che avesse fatto di male. I compagni nel refettorio in fondo al corridoio. E dispiace anche per loro, gli amichetti, quei 26 o 27 non sappiamo bene, che avranno assistito alla scena con l' imbarazzo e il rossore dei bimbi, che avranno sentito le proteste delle mamme fuori da scuola e raccolto le parole incomprensibili della tv, «diffida», «discriminazione»… E adesso che quella bimba è stata la nostra bimba e la sua stanzetta vuota la nostra stanzetta fatevi la domanda: era davvero necessario?

 

IL CASO TORINO

VALENTINA APREAVALENTINA APREA

I fatti sono questi. Un gruppo di mamme della scuola elementare Pirelli di Milano, zona Niguarda, decide di seguire l' esempio delle famiglie di Torino cui un giudice ha consentito di portare la schiscetta da casa perché le tariffe erano particolarmente alte (7, 10 euro al giorno) e i pranzi non particolarmente buoni. Non hanno sentenze da esibire, sotto la Madonnina, e neppure rette astronomiche da contestare («2,6 euro di media a fronte dei 4,4 nazionali»). Ma la ferma e forse ragionevole convinzione che il cibo di casa sia più sano e che basti un segnale per far partire la rivoluzione.

 

BAMBINA MENSABAMBINA MENSA

D' altronde, ricorderete, la Milano Ristorazione prevede 19 menù sanitari e 5 per ragioni etiche o religiose, fra questi c' è pure il vegano, dannoso per i bimbi secondo la metà dei pediatri, eppure consentito. Ma come, devono aver pensato le famiglie, il vegano sì e la schiscetta no? Dunque questa mamma - che risponde al nome di Marilù Santoiemma e che qualcuno chiama già la pasionaria della ristorazione - prepara la sua insalata speciale e la mette nella cartella della figlia. Il primo giorno la scuola non batte ciglio. Il secondo accompagnano la bimba nella stanza accanto e si siedono con lei. Il terzo la lasciano sola al tavolo che sono tutti impegnati «ma un addetto c' era».

 

SPETTACOLO DI NATALE IN UNA SCUOLASPETTACOLO DI NATALE IN UNA SCUOLA

La madre va su tutte le furie, si rivolge a un avvocato (lo stesso che difende le famiglie di Torino) e presenta diffida contro la scuola. Replica la Milano Ristorazione che è questione di rispettare le regole e che - ci districhiamo nel burocratese della tavola - «se si introduce un alimento dall' esterno di cui non è possibile verificare la tracciabilità si perde il controllo sugli alimenti distribuiti nei locali di cui si ha la responsabilità» e di fatto si vìola la legge. Il caso però approda in comune. E si perde nei meandri della politica, neanche un panino fatto in casa avesse la valenza di un piano regolatore.

 

GIUSEPPE SALAGIUSEPPE SALA

La vicesindaco Scavuzzo, responsabile dell' Istruzione, donna tutta d' un pezzo del Pd ci vede e ci mette lo zampino dell' ideologia ché anche le mamme, pensa certa sinistra, sono di parte e cercano voti: «È un dibattito ideologico», spiega «che riguarda poche decine di persone» mentre la maggioranza «riconosce la mensa come educativa». L' assessore regionale Valentina Aprea, dal canto suo, non perdona. Parla di fatto grave e discriminante nei confronti della bimba, chiede le scuse del comune che non applica l' ordinanza di Torino e convoca un vertice urgente per «aprire la strada a pranzi alternativi».

 

CORTOCIRCUITO

Si accomodino. Si accapiglino. Non sarà un vertice in più a far scordare l' accaduto o mettere una pecetta al ricordo infelice di quel giorno. Il punto è che qui la politica c' entra nulla. E neppure la salute. Qui c' è un cortocircuito di regole e burocrazia. Detto da una mamma che il giro lo conosce: non c' è tema al mondo che faccia incazzare i genitori più delle mensa scolastica dei figli. Ci sono mamme che all' ingresso della materna fotografano ogni mattina il foglio col menù del giorno affisso in bacheca e mandano il whatsapp ai mariti specificando colore del riso e livello di cottura delle patate.

 

GIUSEPPE SALAGIUSEPPE SALA

Altre che varcano la soglia della prima elementare tenendo con una mano il figlio con l' altra l' elenco dei cibi che gradisce e non gradisce. Altre ancora che sulla marca dell' acqua - non crediate che vada bene a tutte quella del rubinetto - romperanno amicizie e affosseranno istituti. Dunque, vedete, il genere lo conosciamo. E pure le motivazioni: «La mensa è educativa a ogni età e insegna a stare al mondo» ma «la bistecchina di lonza del refettorio è stracotta e sciapa». «E poi scusa», obbiettano i paladini delle regole, «cedi un giorno con uno e quello dopo avrai alla porta 200 studenti col panino in bocca e l' insalata nella tasca». Vero tutto, il dibattito è aperto.

 

Ma qui c' è solo una bimba di pochi anni che la mamma (forse) ha fatto strumento involontario di una battaglia che poteva condurre per altre vie e con altri mezzi. E una scuola ( è certo) che si è incollata ai cavilli e ha fatto carta straccia dei sentimenti. Non è con la stanzetta della schiscetta che si insegna a stare al mondo. Basterebbe il buonsenso, se solo ce ne fosse.

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