SEGREGAZIONE RAZZIALE A MILANO - COLF E BADANTI IN UN PALAZZO DI PORTA ROMANA DEVONO ENTRARE DALL’INGRESSO POSTERIORE. LA DENUNCIA DI UN'INQUILINA – E PENSARE CHE NEL QUARTIERE HANNO VOTATO IN MASSA PER IL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA
Enrico Paoli per Libero Quotidiano
Più che il maxi citofono, trattandosi del cosiddetto grattacielo di Porta Romana a Milano qui tutto è extralarge, ad accoglierti è un bel cartello a rilievo: «Fornitori e fattorini, usare la porta posteriore». Il suo predecessore, più piccolo e meno leggibile, prevede l' accesso secondario anche per i «manutentori». Che poi ci sta pure, se vuoi evitare accessi «indesiderati». Ma se lo stesso principio vale anche per le colf, badanti e tate varie, che nel palazzone pare siano un esercito, allora la cosa cambia un po'. E non poco.
Perché non tutti sembrano gradire questa norma prevista dal regolamento condominiale del palazzone milanese, nel centro del centro della Milano rossa. Qui, nella raffinata zona di Porta Romana, alle ultime elezioni regionali il candidato del centrosinistra, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, ha preso quasi il 45% dei voti. Un consenso forte, costruito attorno a quell' idea di una sinistra «illuminata» e progressista che ha trovato in Pisapia prima e in Sala ora il proprio faro. Che, però, si spegne quando ci sono di mezzo filippine a mezzo servizio o tate srilankesi a tempo pieno.
DAL RETRO
Mi scusi, ma è vero che tutti i collaboratori di coloro che abitano qui devono entrare dal retro? «Certo», pausa di circostanza, .... «lo prevede il regolamento condominiale», afferma Pietro, il portiere dello Stabile di via Sabotino, che non si scompone davanti alla domanda del cronista. Ma esiste una copia? «Ce l' ha l' amministratore del condominio, ma è sempre stato così. Dal '62. E non c' è niente di discriminante sa, chieda in giro e vedrà che la stessa cosa viene applicata in tanti condomini». Della zona, verifichiamo noi.
Insomma, il vizio della colf dal retro non appartiene solo a questo palazzone, pardon al grattacielo di Porta Romana. Ma la consuetudine, e un regolamento condominiale, non sono la Bibbia. Anzi, sono un incentivo a sollevare la questione. «Perché la Milano del 2018», dice a Libero una residente della zona, «non è la Louisiana del 1800». No, non lo è affatto. Anzi, Milano è più che mai «vicino all' Europa, Milano che banche che cambi, Milano gambe aperte, Milano che ride e si diverte», come cantava Lucio Dalla.
Ed è proprio riecheggiando quelle note che, forse, una signora che si è trasferita da poco nel grattacielo di Porta Romana ha affidato a Facebook la propria amarezza per l' amara contestazione. «Ma vi rendete conto che nel 2018 sono stata fermata dalla portinaia (la moglie di Pietro, ndr)», scrive sul social network la condomina dello stabile, «del palazzo in cui dovrò stare un paio di mesi per la ristrutturazione della casa, la quale mi ha detto che la mia tata Sachini, dello Sri Lanka, deve usare la porta di servizio e non quella principale per entrare in casa in quanto domestica? Se c' è qualcuno in ascolto....». Ed eccoci qua.
«Sono basita», dice a Libero la signora autrice del post, che si è trasferita temporaneamente nell' immobile, «tanto che ho detto a Sachini di non far caso a quanto le è stato detto. Vive con noi, in pratica fa parte della famiglia, e non vedo perché deve passare dal retro. Ma stiamo scherzando? Francamente del regolamento condominiale me ne faccio una ragione, io applico la Costituzione. Che, credo, valga un po' di più». La signora ha chiesto aiuto anche ad un legale, visto che la padrona di casa non ha gradito affatto la contestazione della regola dell' ingresso dal retro.
Nonostante ciò non ha nessuna intenzione di mollare il colpo. «Siamo titolari di un regolare contratto di affitto che intendo onorare sino in fondo», spiega a Libero l' inquilina del palazzo con gli ingressi separati, «voglio proprio vedere come va a finire. Sentirmi dire che con il mio atteggiamento la metto in difficoltà è molto fastidioso. Ci sono leggi da rispettare, che valgono più di un regolamento condominiale».
DOUBLE FACE
Che poi, a essere onesti, la cosa è alquanto strana. Il portone principale è su via Sabotino e guarda le mura dei bastioni e il giardinetto relizzato sopra il garage interrato. Quello di servizio, sul retro, è frontale rispetto a questo. Insomma, uno e due si guardano e la postazione del custode è esattamente nel mezzo. Agli angoli, ovviamente, ci sono le telecamere di controllo. Perché questa distinzione per censo e funzione? «Ma quale discriminazione», ribadisce Pietro, il portiere dello stabile, «non c' è niente di discriminante in tutto questo». Forse no.
Forse perché non c' è scritto «colf e badanti» sul cartello che accoglie chi arriva qui. Ma nei fatti sì. E non può non colpire il fatto che tutto ciò avviene in una zona della medio-alta borghesia milanese, che guarda solo a sinistra quando vota. Che si sente progressista quanto c' è da pensare al futuro della città. Che si abbevera alla fonte del sindaco Beppe Sala quando deve confrontarsi con il tema dell' integrazione. Ma che applica la doppia morale quando c' è da occuparsi del «decoro» del proprio immobile. Io davanti, tu dietro.
In fondo, quello del doppiopesismo, è un difetto congenito dei radical chic. E pazienza se nel tempo che siamo stati davanti all' ingresso incriminato abbiamo visto passare di tutto. Dal capellone al professionista, alla sciura con il cane al guinzaglio. L' importante e non vedere fattorini e collaboratrici famigliari uscire e entrare da lì. Altrimenti sai l' effetto che fa...