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I VIVI RIENTRANO IN PATRIA, I MORTI? - LA MOGLIE DI UNO DEI DUE TECNICI ITALIANI UCCISI IN LIBIA: “LO STATO HA FALLITO. LA LIBERAZIONE DEI DUE OSTAGGI PAGATA COL SANGUE DI MIO MARITO” - IL LEGALE DELLA FAMIGLIA: “PAGATI 6 MILIONI ALLA PERSONA SBAGLIATA”

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1. LA MOGLIE DI UNA DELLE VITTIME: LA LORO LIBERAZIONE PAGATA COL SANGUE DI MIO MARITO

Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”

 

Il rientro in Italia degli italiani rapiti in Libia - le salme delle due vittime e i due loro compagni ancora vivi - diventa un giallo come le circostanze del loro ritrovamento e liberazione. Fino a tarda sera si rincorrevano le voci su un possibile arrivo in nottata.

 

«Lo Stato italiano ha fallito: la liberazione dei due ostaggi è stata pagata con il sangue di mio marito», accusa intanto la signora Rosalba, moglie di una delle due vittime, Salvatore Failla. E la sua richiesta: «Se lo Stato non è stato capace di riportarmelo vivo, me lo ridia almeno integro senza permettere l' autopsia» riprende uno dei punti che ha caratterizzato la lunga trattativa per il rientro.
 

LIBIALIBIA

«Rientrano nelle prossime ore», annuncia a metà giornata il premier Matteo Renzi e quella formula vaga sembra tradursi, nel pomeriggio, in un arrivo imminente. Ma sotto la pioggia battente i cancelli dell' aeroporto militare di Ciampino rimangono chiusi - ai giornalisti accorsi. Non si fanno previsioni al momento sull' orario di atterraggio. Il capannello in attesa si scioglie quando sono orami le 19 passate con il contro-annuncio di autorità locali di Sabratha.

 

Solo dopo, espletate tutte le pratiche, comprese le autopsie, salme e sopravvissuti, saranno imbarcate. Ma lo scenario non trova mai una conferma ufficiale dalla Farnesina, segno che un accordo con le autorità italiane non c' è.

 

fausto piano salvatore failla libia bonattifausto piano salvatore failla libia bonatti

E infatti, tempo un paio d' ore, riprende forza la notizia di una partenza immediata, con scalo a Tripoli e arrivo quando ormai è notte fonda in Italia. Alle 21,30 circa il presidente del consiglio municipale di Sabratha, Hussein al-Zawadi, annuncia con un sms all' Ansa al Cairo: «Sono partiti». Ma anche questo annuncio resta vago.
 

Intanto sono già a Roma da ieri sera, i familiari di Calcagno, la moglie Maria Concetta, i figli trentenni Gianluca e Cristina, la sorella Patrizia (partiti da Piazza Armerina, Enna). Ci sono anche quelli di Pollicardo (arrivati da Monterosso, La Spezia): «Sta bene è ancora nella mani della polizia libica», ha detto la moglie Emma Orellana prima di imbarcarsi.
 

Una giornata, la loro, cominciata con una nuova, confortante, telefonata degli ex ostaggi. «Stiamo bene, il morale è alto, presto ci potremo riabbracciare», il senso delle loro parole. Accompagnate però, anche queste, dall' incertezza su tempi e modi della partenza. Calcagno, raggiunto al telefono da Sky TG24 , non ha poi nascosto la tensione, spiegando di «non voler parlare con nessuno in questo momento. Ci sono ancora carte da sbrigare».
 

ostaggi ritornoostaggi ritorno

La moglie di Failla ha parole amare anche per loro: «Nessuno - dice - tra questi che stanno esultando per la liberazione ha avuto il coraggio di telefonarmi». E poi ancora: «Mio marito viene trattato come carne da macello. Dopo tanti misteri e riservatezza, che abbiano rispetto, vogliamo sapere la verità». Ore di attesa anche per Paolo Ghirelli, il presidente della Bonatti, l' azienda per cui lavorano i tecnici: «L' obbiettivo è stato raggiunto solo a metà».
 

OSTAGGI ITALIANI BONATTIOSTAGGI ITALIANI BONATTI

2. "PAGATI SEI MILIONI ALL'UOMO SBAGLIATO E LA FARNESINA TACE"

Fausto Biloslavo per “il Giornale”

 

Francesco Caroleo Grimaldi è il legale della famiglia di Salvatore Failla, uno degli ostaggi italiani uccisi in Libia. I vivi rientrano in patria, i morti? «Non sappiamo nulla. Sembra che vogliano fare un'autopsia a Tripoli, ma la famiglia si sente abbandonata.

 

Neppure una telefonata. Un comportamento sconcertante. Il premier, il ministro degli Esteri, nessuno si è fatto sentire. Chi ora esulta per la liberazione degli altri due non ha sentito il bisogno di chiamare la vedova Failla».Ha visto le foto dei fuoristrada colpiti e dei corpi di Failla e Piano, in possesso del Giornale.

I DUE TECNICI DELLA BONATTI RAPITI IN LIBIA - GINO POLLICARDO E FILIPPO CALCAGNOI DUE TECNICI DELLA BONATTI RAPITI IN LIBIA - GINO POLLICARDO E FILIPPO CALCAGNO

 

Cosa pensa sia accaduto?

«L'impressione è terribile, ma dal volto di entrambi si capisce che non sono stati uccisi dal famoso colpo alla nuca in un'esecuzione. Non è chiaro, però, da dove e da che distanza sono partiti i proiettili che li hanno uccisi. E soprattutto quale arma. Per questo è importante l'autopsia in Italia con un nostro perito».

 

Il giorno dopo la morte di Failla e Piano gli altri due vengono liberati...

«Un mese fa sembrava che si fosse arrivati ad una svolta. Secondo fonti non ufficiali una parte del riscatto sarebbe già stato pagata. Ma come mai due ostaggi sono stati liberati a distanza di 24 ore dalla morte degli altri rapiti? L'impressione è che il governo sapesse che sarebbero tornati a casa».

 

Alla famiglia è stata data qualche spiegazione concreta dalla Farnesina?

«Nessuna spiegazione. Si sapeva che le trattative stavano andando avanti. I familiari era in contatto con l'unità di crisi. Dopo il tragico epilogo, li hanno informati in maniera evasiva e non si sono più fatti sentire».

 

Dovevano venire liberati tutti e quattro?

«Probabilmente, ma qualcosa è andato a storto e qualcuno ha delle colpe».

 

Pensa che sia stato pagato un riscatto?

«Da fonti ufficiose ho sentito dire che fossero già stati pagati 6 milioni di euro, ma alla persona sbagliata».

 

Poi gli americani hanno bombardato Sabrata.

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«Il raid del 19 febbraio ha cambiato gli equilibri. Gli italiani sanno che ci sono dei connazionali in ostaggio, mi è sembrato quantomeno incauto. Roma, che dovrebbe coordinare l'intervento in Libia, ha avvisato gli alleati?».

 

L'autista avrebbe tradito i tecnici. Ci sono state leggerezze sulla sicurezza da parte della società Bonatti?

«Viaggiavano senza scorta. Quelli dell'Eni ce l'hanno. Il ministero degli Esteri aveva allertato tutte le aziende italiane in Libia sollecitandole a garantire la protezione dei trasferimenti ed invitando a muoversi con la massima cautela. Tutto è stato fatto con una superficialità totale, come se dovessero percorrere il tragitto Firenze-Milano, non in Libia».

 

Qual è stata la reazione dei familiari al tragico epilogo?

«C'è tanta rabbia ed inquietudine espresse anche dalla famiglia Piano. Il fatto che non sappiamo quando torneranno i corpi alimenta la rabbia».

 

Quali saranno i prossimi passi legali?

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«Vogliamo la verità fino in fondo. Le responsabilità, da quelle della ditta sulla sicurezza fino a livelli più alti nella gestione del rapimento e le fasi finali, devono essere assolutamente individuate ed accertate».

 

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