papa francecso bergoglio vigano

VIGANÒ-NO-NO - LE DIMISSIONI DI SU-DARIO VIGANÒ NON SONO DOVUTE SOLO AL “TAGLIA E CUCI” SULLA LETTERA DI RATZINGER A  BERGOGLIO: ERA FINITO NEL MIRINO LA SUA RIFORMA DEI MEDIA VATICANI CHE PREVEDEVA LA FUSIONE DE “L’OSSERVATORE ROMANO” ALL’INTERNO DI UN’ALTRA STRUTTURA EDITORIALE – AL SUO POSTO IL SACERDOTE IRLANDESE PAUL TIGHE - CHI DI FAKE NEWS COLPISCE, DI FAKE NEWS PERISCE...

Lorenzo Bertocchi per “la Verità”

 

MONSIGNOR DARIO VIGANÒ

Dopo le dimissioni di don Dario Edoardo Viganò da prefetto della Segreteria della comunicazione, in Vaticano ci sono due partiti: uno ritiene che queste dimissioni siano fasulle, in quanto il ruolo di assessore che il Papa gli ha cucito addosso nello stesso dicastero appare un modo per lasciarlo in sella; l' altro partito, invece, pensa che bisogna comunque attendere la nomina del successore per capire davvero come stanno le cose.

 

Di certo il Papa non ha voluto scaricare completamente il suo fidatissimo don Viganò, nonostante la palese figuraccia rimediata con la faccenda della lettera di Benedetto XVI.

Rileggendo le due lettere diffuse dalla Sala stampa in occasione delle dimissioni di Viganò, una a firma dell'ex prefetto e l'altra di accettazione da parte del Papa, ciò che manca è un qualche riferimento al pasticcio comunicativo combinato dall' ex prefetto nella diffusione della lettera del Papa emerito.

 

flavio briatore monsignore dario vigano (2)

Viganò parla di «polemiche» che lo hanno coinvolto, mentre Francesco non fa alcuna menzione dei fatti che, invece, assomigliano in tutto e per tutto ad una fake news spacciata per notizia. Il tentativo goffo di utilizzare Benedetto XVI per dare la benedizione a una teologia di Francesco è una ferita aperta e sanguinante del pontificato in corso, che tra l'altro apre un ulteriore fossato mediatico tra i due papi.

 

Se ambienti vicini al Papa emerito hanno chiesto conto del comportamento di Viganò in Segreteria di Stato, sbloccando una situazione oggettivamente insostenibile, bisogna dire che le dimissioni dell'ex prefetto sono maturate perché erano troppi i suoi detrattori, anche tra gli amici vicinissimi a Bergoglio.

 

La figura chiave della maxi riforma dei media vaticani ha toccato molti nervi scoperti da quando nel giugno 2015 è diventato il dominus delle comunicazioni del Papa, l' ultimo è accennato nella lettera del Pontefice diffusa ieri, ossia «l'imminente fusione» dell'Osservatore romano all'interno dell' unico sistema comunicativo. Un sito web semiufficioso del Vaticano come Il Sismografo, diretto da Luis Badilla, ha scritto chiaramente che questa è una riforma «che fino ad oggi somiglia più ad un fallimento che a un successo».

 

BERGOGLIO RATZINGER

Ecco perché quando la pressione intorno a Viganò è cominciata a salire sono stati davvero pochi quelli pronti a difenderlo, molti si sono prontamente smarcati. Ad esempio il portale Web della, Stampa, Vatican Insider, che già in occasione del quinquennio del pontificato ha scritto: «Bisogna riconoscere che l' autoreferenzialità non fa difetto neppure a taluni "interpreti" di Bergoglio» e che «ci si può forse augurare un po' meno attenzione verso il Papa personaggio mediatico».

 

Ma la faglia che ha sconquassato il Vaticano con il «lettera gate» è molto profonda. La terza parte della famosa lettera di papa Ratzinger è una solenne bocciatura di un teologo, Peter Hunermann, da tempo impegnato a contrastare il magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, soprattutto in materia morale. E questo teologo è stato chiamato dalla Libreria editrice vaticana a spiegare in un volumetto la teologia di Francesco, alla faccia della continuità che il Papa emerito avrebbe dovuto benedire e che non a caso viene definita dallo stesso Ratzinger come «continuità interiore».

 

BERGOGLIO RATZINGER - PASTICCIO LETTERE

A questo proposito lo storico Alberto Melloni su Repubblica ha avuto il coraggio di spiegare che in fondo Viganò con le sue scelte «ha protetto Benedetto XVI dalle conseguenze di un gesto che poteva appannare il modo impeccabile di fare il Papa emerito dello stesso Ratzinger», che evidentemente per non disturbare dovrebbe starsene buono e zitto.

 

Uno dei nomi che circolano per il nuovo prefetto della super Segreteria della comunicazione è quello del sacerdote irlandese Paul Tighe, attualmente segretario del Pontificio consiglio della cultura, ma chiamato in Vaticano da papa Benedetto XVI nel 2007 per ricoprire il ruolo di segretario dell' allora Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali.

 

bergoglio ratzinger

Lui è stato uno dei responsabili dell' apertura ai social network della Santa sede e ha anche preso parte nella preparazione della riforma dei media vaticani. È stato ordinato vescovo nel 2016 in un contesto in cui il primo celebrante era il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, così Tighe potrebbe occupare un ruolo di contrappeso alla presenza di Viganò che comunque resta nei paraggi. Ma i giochi sono ancora aperti.

 

2 - IL FEROCE FUSTIGATORE DI FAKE NEWS

Carlo Tarallo per “la Verità”

 

monsignore dario vigano

Alla fine papa Francesco lo ha salvato nominandolo assessore, come capita ai politicanti dei piccoli Comuni che finiscono nei pasticci ma che non possono sopravvivere senza una poltrona. Monsignor Dario Edoardo Viganò, l'uomo che da prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede ha taroccato una lettera del papa emerito Benedetto XVI, è innanzitutto un monumentale ipocrita.

 

Viganò ha fabbricato e diffuso a tutti i media del mondo una delle più gravi fake news della storia del Vaticano; proprio lui, che appena due mesi fa, lo scorso 24 gennaio, intervistato da Vatican News sul messaggio di papa Francesco in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, tuonava: «Si fa fatica a riconoscere le fake news perché hanno una fisionomia mimetica, è la dinamica del male che si presenta sempre come un bene facilmente raggiungibile».

 

BERGOGLIO RATZINGER

IL RICORSO A PHOTOSHOP

«L' efficacia drammatica di questo genere di contenuti», aggiungeva, preoccupato e severo, Viganò, «sta proprio nel mascherare la propria falsità, nel sembrare plausibili per alcuni, agendo su competenze, attese, pregiudizi radicati all' interno di gruppi sociali più o meno ampi».

 

Parole che farebbero ridere, se non ci fosse da piangere, poiché pronunciate da chi, ricoprendo un ruolo di altissima responsabilità, non ha esitato a lavorare di photoshop per offuscare la lettera che Benedetto XVI aveva scritto commentando la collana sulla teologia di papa Francesco, cancellandone i passaggi a lui meno graditi e stravolgendone completamente il senso con la leggerezza di spirito di chi fa sparire un cuscinetto di cellulite dalla foto di una showgirl.

 

«SERVE SPIRITO CRITICO»

Lo stesso Viganò che lo scorso 24 settembre, intervistato da Avvenire, invocava un «codice etico contro le fake news», e già mostrava di essere un esperto del settore: «Le fake news», profetizzava Viganò, forse già pregustando il supertarocco che avrebbe confezionato pochi mesi dopo, «diventeranno sempre più sofisticate e ambigue e riguarderanno sempre più fortemente foto e video. Serve maggiore spirito critico evitando di cliccare e di condividere contenuti letti velocemente sul telefonino».

 

mons dario vigano

«CONTA IL VEROSIMILE»

«Occorre verificare», suggeriva Viganò, «le date e le testimonianze; prestare attenzione ai titoli a effetto; alle foto insolite; all' impaginazione; ai refusi: spesso sono proprio questi i segnali delle notizie fasulle».

 

I consigli generosamente elargiti ai giornalisti da Viganò sono stati preziosi, per sua somma sfortuna, e lui si è ritrovato ad essere sbugiardato urbi et orbi. «Le fake news», sottolineava Viganò, «sono uno degli elementi che avvelenano le relazioni. Sono notizie dal sapore veritiero, ma di fatto infondate, parziali, quando non addirittura false. Nelle fake news il problema non è la non veridicità, che è molto evidente, ma la verosimiglianza». Viganò fa rima con Totò, e non è un caso: è prontissimo per partecipare al remake di La banda degli onesti, ovviamente nel ruolo di falsario. Titolo del film: Viganò, Peppino e la lettera del Papa.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E TUTTO SAREBBE FINITO LÌ. INVECE LA MAL-DESTRA HA PRESO IL SOPRAVVENTO BUTTANDOLA IN CACIARA E METTENDO NEL MIRINO IL PROCURATORE LO VOI, MOLTO LONTANO DALLA SINISTRA DELLE “TOGHE ROSSE” - QUELLO CHE COLPISCE DEL PASTICCIACCIO LIBICO È CHE SIA STATO CUCINATO CON I PIEDI, MALGRADO LA PRESENZA A FIANCO DI GIORGIA MELONI DI UN TRUST DI CERVELLONI COMPOSTO DA UN EX MAGISTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (CARLO NORDIO), UN PREFETTO A CAPO DEGLI INTERNI (MATTEO PIANTEDOSI) E DI UN ALTRO EX GIUDICE ALFREDO MANTOVANO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO - NELL’INCONTRO AL COLLE, LA DUCETTA HA ILLUSTRATO A MATTARELLA (CHE RICOPRE ANCHE LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CSM), COSA AVREBBE TUONATO VIA SOCIAL CONTRO LE “TOGHE ROSSE”? OVVIAMENTE NO… - I VOLI DI STATO PER IL TRASPORTO DI AUTORITÀ, LE MISSIONI E GLI INTERVENTI A FAVORE DI PERSONE COINVOLTE IN “SITUAZIONI DI RISCHIO” (DA CECILIA STRADA AD ALMASRI), VENGONO EFFETTUATOI DAI FALCOM 900 DELLA CAI, LA COMPAGNIA AERONAUTICA DI PROPRIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI, CHE FA BASE A CIAMPINO

romano prodi dario franceschini giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE REGIONALI 2025 E DELLE POLITICHE DEL 2027? A PARTE FRANCESCHINI, L’HANNO CAPITO TUTTI CHE MARCIANDO DIVISI, PER I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE LA SCONFITTA È SICURA - CHIUSA NEL BUNKER DEL NAZARENO CON UNA MANCIATA DI FEDELISSIMI, ELLY SCHLEIN HA GIÀ UN ACCORDO SOTTOBANCO COL M5S DI CONTE PER MARCIARE UNITI ALLE PROSSIME REGIONALI IN TOSCANA, CAMPANIA E PUGLIA E VENETO. UNA VOLTA UNITE LE FORZE, LE PRIME TRE, ACCORDO IN FIERI COL REGNO DI NAPOLI DI DE LUCA, IL SUCCESSO PER L’OPPOSIZIONE È SICURO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027 VINCERÀ L’IDEA DI UN ‘’PARTITO-PLURALE’’ CON ELLY CHE SI ACCORDERÀ CON IL PADRE NOBILE E SAGGIO DELL’ULIVO, ROMANO PRODI, SULLE PRIORITÀ DEL PROGRAMMA (NON SOLO DIRITTI CIVILI E BANDIERE ARCOBALENO), E FARÀ SPAZIO ALL'ANIMA CATTO-DEM DI BONACCINI, GENTILONI, GUERINI, RUFFINI...

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps

DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA NELLE MANI DI DUE IMPRENDITORI PRIVATI: MILLERI E CALTAGIRONE. ALTRO CHE BANCA LEGHISTA COME CIANCIA SALVINI - ALTRA CERTEZZA: L’OPS SU MEDIOBANCA SARÀ COMPLETATA DOPO L’ASSALTO A GENERALI - SE L’IMMOBILIARISTA CALTARICCONE SOGNA LA CONQUISTA DELLA SECONDA COMPAGNIA EUROPEA CHE GESTISCE 32 MILIARDI DI EURO DI BENI IMMOBILI, ALCUNI EREDI DEL VECCHIO ACCUSANO MILLERI DI ESSERE SUBALTERNO AL DECISIONISMO DI CALTA - SULLA PIAZZA DI MILANO SI VOCIFERA ANCHE DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO CHE LANCI UN’OPA SU MEDIOBANCA PIÙ RICCA DELL’OPS DI CALTA-MILLERI-LOVAGLIO...

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…