SALVARE LE API! - SOLO ADESSO CHE LA MORIA DELLE API È DIVENTATA UN’ECATOMBE, USA E FRANCIA SI SONO DECISE A FARE QUALCOSA PER EVITARE IL DISASTRO ECONOMICO - NEGLI STATI UNITI L’IMPOLLINAZIONE DELLE API AGGIUNGE 15 MILIARDI $ DI VALORE ALLE COLTIVAZIONI

Silvia Bencivelli per “la Repubblica”

 

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Da una parte all’altra dell’oceano per salvare le api. Ha cominciato la Casa Bianca, che martedì ha svelato il proprio piano per la difesa degli insetti impollinatori. Il giorno dopo è stata la volta della Francia, con un analogo piano nazionale presentato dal ministro dell’Ecologia Ségolène Royal.

 

Da oggi si volta pagina, si legge nei due progetti. Ma prima che questi impegni venissero messi nero su bianco, la moria delle api ha dovuto diventare un’ecatombe e un disastro economico quasi globale.

 

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Il perché le api decidano un bel po’ dell’economia di un paese lo sanno anche i bambini: le api e altri insetti sono i principali promotori della riproduzione delle piante, insieme a uccelli, pipistrelli, al vento e a qualunque cosa sia in grado di trasportare il polline da un fiore all’altro.

 

Quindi il declino degli impollinatori diventa un problema per l’agricoltura. Ripercussioni che possono essere monetizzate: «L’impollinazione da parte delle soli api aggiunge circa 15 miliardi di dollari al valore delle nostre coltivazioni e aiuta ad assicurare alla nostra dieta un’ampia quantità di frutta e verdura», si legge oggi sul sito della Casa Bianca. Che prosegue: «L’anno scorso gli apicoltori hanno denunciato una perdita del 40 per cento delle colonie di api». Per gli insetti selvatici le cifre sono decisamente peggiori. Come per la farfalla monarca, che migra tra Messico e America del Nord e la cui presenza nelle foreste messicane è diminuita del 90 per cento in vent’anni.

 

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In Francia la situazione delle colonie di api è di poco migliore e le perdite oscillano intorno al 30 per cento con picchi verso il 60. In termini economici si tratta di 1,5 miliardi di euro persi all’anno, a cui si deve aggiungere il calo nella produzione di miele, crollata dalle 32 mila tonnellate del 1995 alle diecimila del 2014.

 

Ma se le cause del problema sono simili al di qua e al di là dall’oceano, sulla scelta delle contromisure qualche differenza c’è. Le cause: in entrambi i casi, l’uso di insetticidi e la perdita degli habitat, la crescita dei predatori e la diffusione di virus. Le contromisure, invece, sono di due tipi. Tutti d’accordo, per esempio, sul ripristino delle zone di crescita degli insetti come i parchi e i giardini pubblici: in Francia, in particolare, si pensa a recuperare anche quei pezzetti di verde lungo le autostrade che saranno falciati di meno e lasciati fiorire più a lungo.

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La differenza sta, invece, nella messa al bando degli insetticidi: gli americani sono molto prudenti, mentre la Royal si rivela più battagliera. Mentre in Francia si annuncia la volontà di battersi per prolungare la moratoria europea sugli insetticidi neonicotenoidi, i più dannosi (moratoria decisa nel 2013 e in scadenza alla fine del 2015), negli Stati Uniti sul tema si continua ad andare molto leggeri. Troppo, dicono i francesi. Solo ad aprile scorso, infatti, l’Agenzia per l’ambiente americana ha annunciato il divieto di messa in commercio di nuovi neonicotenoidi. E oggi la Casa Bianca scrive che del resto «gli insetticidi hanno un ruolo chiave nella produzione agricola e nella salute della nostra società». Quasi come le api, ma con più interessi elettorali a difenderli.

 

 

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