
LA MOSSA DI NETANYAHU PER RISALIRE NEI SONDAGGI: TAGLIARE L'ELETTRICITÀ A GAZA - IL 60% DEI CITTADINI VUOLE LE DIMISSIONI DEL PREMIER ISRAELIANO E "BIBI", ANCHE PER FARE PRESSIONE SU HAMAS IN VISTA DEL VERTICE DI DOHA, BLOCCA GLI AIUTI UMANITARI E LA FORNITURA ELETTRICA DELLA STRISCIA - IL RISULTATO? POTREBBE FERMARSI L'UNICO IMPIANTO DI DESALINIZZAZIONE DELL’ACQUA - LA MINACCIA DEL MINISTRO DELLE FINANZE ISRAELIANO BEZALEL SMOTRICH, IL FALCO DI ESTREMA DESTRA: "DOPO CHE RIPRENDEREMO I COMBATTIMENTI, GAZA SEMBRERÀ JABALIA (RASA AL SUOLO) E I PALESTINESI NON AVRANNO PIÙ NULLA DA CERCARE LÌ"
Estratto dell’articolo di Marta Serafini per www.corriere.it
BENJAMIN NETANYAHU E ISRAEL KATZ VISITANO LA STRISCIA DI GAZA
Bibi stringe la morsa sulla Striscia e cerca di mettere Hamas definitivamente all’angolo. Ultima mossa, il taglio dell’elettricità che — confermano fonti umanitarie al Corriere — avrà più che altro effetti sulla distribuzione d’acqua.
Se la fornitura energetica dell’enclave passa tutta dai generatori, ad andare in stop dovrebbe essere l’unico impianto di desalinizzazione dell’acqua. Difficile dunque ancora capire quali saranno gli effetti reali dello stop.
la cerimonia di rilascio di omer shem tov a gaza
Ma la decisione arriva dopo il nuovo blocco degli aiuti umanitari ed è stata annunciata da Eli Cohen, ministro dell’Energia israeliano che, in un video, ha spiegato come Israele userà «tutti i mezzi disponibili per garantire il ritorno di tutti gli ostaggi israeliani».
Obiettivo, fare pressioni sulle trattative, in vista della ripresa dei colloqui prevista per oggi a Doha cui prenderà parte anche l’inviato del presidente Usa Donald Trump, Steve Witkoff. Presente una delegazione israeliana di alto livello di cui fanno parte il responsabile del governo per la liberazione degli ostaggi, Gal Hirsch, alto funzionario dello Shin Bet, noto come «M», e il consigliere politico del premier Benyamin Netanyahu Ophir Falk.
Ma soprattutto si vuole costringere Hamas ad accettare un’estensione fino a metà aprile della prima fase del cessate il fuoco, entrata in vigore a metà gennaio ma finita formalmente lo scorso weekend. Il tutto dopo che Trump ha aperto un canale negoziale diretto con Hamas, mossa che ha infastidito Netanyahu.
Il blocco degli aiuti annunciato domenica scorsa coincide con il tentativo di monopolizzare la gestione delle merci in ingresso nella Striscia. In due riunioni con le agenzie umanitarie, mercoledì e giovedì, il Cogat, l’unità del ministero della Difesa israeliano che coordina gli affari civili nei territori occupati, ha annunciato la decisione di permettere l’ingresso degli aiuti solo dal varco di Kerem Shalom. [...]
Un progetto che prevede quella che i critici chiamano «operazione di pulizia etnica». Non a caso, ieri il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, il falco di estrema destra, ha annunciato un’«amministrazione per la migrazione» che sovrintenderà all’esodo dei palestinesi dalla Striscia di Gaza.
Con una minaccia: «I gazawi non avranno nulla da cercare a Gaza nei prossimi 10-15 anni. Dopo che riprenderemo i combattimenti e tutta Gaza sembrerà Jabalia, non avranno più nulla da cercare lì».
benjamin netanyahu bezalel smotrich
bezalel smotrich con i parenti degli ostaggi del tikva forum
avera mengistu liberato dopo dieci anni a gaza 2
aiuti umanitari a gaza 2
avera mengistu liberato dopo dieci anni a gaza
pacchi aiuti umanitari a gaza 4
benjamin netanyahu con la mappa della striscia di gaza